(Le Luci della Centrale Elettrica)
Federico Fiumani e Le Luci Della Centrale Elettrica insieme. Non solo: Fiumani che chiama sul palco Marcello Michelotti dei Neon, Andrea Chimenti dei Moda e il primo cantante dei Diaframma Miro Sassolini. I maggiori esponenti della new wave - quelli che negli anni 80 avevano fatto di Firenze la capitale italiana della musica alternativa - ora aprono il concerto al cantautore che riempie i palazzetti di nuovi giovani. Il confronto tra ieri e oggi diventa immediato, applichiamo allora una doppia prospettiva: il commento di getto, appena finiti i bis, e quello più ragionato. Scrivono Antonio Belmonte e Francesco Saliola, le foto sono di Giuseppe Mondì.
A CALDO
di Antonio Belmonte
(Federico Fiumani e Miro Sassolini)
Il più pigro dei cronisti musicali liquiderebbe il doppio live dei Diaframma + Le Luci della Centrale Elettrica presso il Viper di Firenze come un banalissimo passaggio di testimone dalla vecchia generazione rock-cantautorale alla nuova leva capitanata, appunto, dal giovane cantautore ferrarese. Non per me! Almeno per un paio d'ore vecchio e nuovo hanno convissuto in perfetta sintonia sul palco del live-club fiorentino resettando completamente il gap generazionale tra la futura classe dirigente, giovanilisticamente devota al buon Vasco Brondi, e la nostalgica pletora di operai, impiegati e liberi professionisti vicini ai 40, fieri accoliti della preistorica corrente new-wave made in Florence (il buon Saliola ed io tra questi)… E siccome sul primo è già stato detto tutto, è sui i 3/4 del glorioso quadrumvirato fiorentino (Diaframma/Neon/Moda/Litfiba) che voglio spendere due parole di elogio, dal momento che, per una serie di circostanze astrali, e seppur per una manciata di minuti, il buon Federico Fiumani ha pensato bene di condividere eccezionalmente il palco, prima, con Marcello Michelotti dei Neon (primo vero iniziatore della new-wave italiana) insieme al quale ha eseguito la splendida "Delorenzo" e "Information of death", obelisco marmoreo dell'elettrowave nostrana e, successivamente, con Andrea Chimenti (ex Moda) per accompagnarlo in "Labbra blu" e "Ziggy Stardust". Il tempo di un bagliore e poi via, tra gli applausi il repentino ritorno dei due "passeggeri" nei meandri di un oblio immeritato. Fiumani ringrazia gli ospiti e torna al suo consueto romanticismo cinico e raggelante dispensando, tra le altre, "Verde", "Diamante grezzo", "Vaiano" e "L'odore delle rose". Ma è l'apparizione sul palco del Viper di Miro Sassolini, storico cantante del periodo dorato dei Diaframma, a teletrasportare miracolosamente band e pubblico in una Firenze cupa e pulsante – di fatto inespugnabile capitale dell'underground italiano anni '80 – regalando due interpretazioni memorabili di "Amsterdam" e "Siberia". Un flashback epico e travolgente: brividi alla schiena per una voce ancora oscura e teatrale che indurrà lo stesso Fiumani a disattendere le richieste del pubblico, orientate verso altri brani del repertorio new-wave della band, archiviando il concerto senza neanche un bis in uno slancio di timore reverenziale ("Non chiedetemi brani degli anni '80 perché ci sono altri più bravi di me a cantarli! Vabbè, grazie, buonanotte"). Ma va bene lo stesso...
Sulle note di "Anidride carbonica" de Le Luci Della Centrale Elettrica l'impressione generale è quella di una grande serata di rock trasversale che ripaga pienamente le aspettative della rassegna "Lezioni d'italiano", evento in grado di dimostrare ai quei pochi che ancora non lo sapessero quanto sia stato e sia tuttora grande l'alternative-rock italiano – quello cantato in italiano – grazie ai cinquantenni di ieri e ai ventenni di adesso, tutti provvidenzialmente sedotti dalla carica deflagrante di accordi e parole. Ed in questo Federico Fiumani e Vasco Brondi sono inopinabilmente uguali.
A FREDDO
di Francesco Saliola
(Federico Fiumani)
Succede che in teoria dovresti solo andare a sentire della gente che suona, e in pratica invece finisci per farti molte domande (e darti qualche risposta). Succede che ti chiedi innanzitutto se l'idea delle "Lezioni di italiano" sia buona o no: prendere due artisti di generazioni diverse e metterli su uno stesso palco, mescolando realtà musicali che hanno incentrato la propria proposta artistica comunque sull'uso consapevole della lingua italiana. E ti rispondi che sì, l'idea è buona, ma allora ti chiedi anche se negli abbinamenti previsti, e in particolare in quello di questa serata, ci sia qualcosa di veramente comune oltre al valore dato ai testi in italiano. Ti chiedi se una band wave-rock trasformatasi in un "cantautore" (i Diaframma) abbia poi tanto in comune con un "cantautore" che usa sonorità noise-rock (le LLDCE): e ti rispondi che in fondo qualche incrocio fra Federico Fiumani e Vasco Brondi ci sta tutto, e non solo perché LLDCE ha fatto una "cover" di "Un giorno balordo" (in realtà un curioso cut-up di testi di Fiumani).
Succede di pensare che a una certa età forse gli artisti rock dovrebbero smettere di suonare: quali sono le motivazioni profonde che spingono quattro cinquantenni, per quanto autori di cose importanti, a fare una sorta di reunion incentrata sul "tempo che fu"? Non rischia di essere catalogabile sotto la usurabile categoria della "nostalgia" il momento perfetto dell'uno-due "Amsterdam"-"Siberia" che scuote emozionalmente tutto il pubblico presente? Forse no.
Succede, infine, di chiederti se LLDCE alla lunga non siano un po' troppo monocordi e di domandarti fino a quando l'urlo convinto di Brondi farà risuonare il suo "noi narrato" come una verità autentica e sincera, prima di finire stemperato dalla stanchezza, dall'abitudine o, peggio ancora, dalla pigra riproposizione degli stilemi. Poi ti guardi intorno e riconosci nei volti di molte donne presenti i lineamenti di quelle ragazze bellissime, dark e inavvicinabili, di cui Fiumani parlava a proposito degli esordi dei Diaframma, venute ad ascoltare lui e i suoi colleghi in questa occasione speciale, e a respirare, anche solo per pochi minuti, l'atmosfera che ha permeato più di un weekend postmoderno, almeno in questa città. E allora succede che ti chiedi se le diafane ventenni che ascoltano "Cara catastrofe", mormorandone con circospezione le parole, come recitassero una condivisa litania dell'incertezza, saranno anche loro lì tra vent'anni, a dimostrare che arte e storia, per quanto minori o minime, si intrecciano e lasciano segni duraturi.
Viene da dire che "Non si esce vivi dagli anni Ottanta". Ma anche "questi cazzo di anni Zero" non si passano indenni.
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L'articolo Viper - Firenze di Redazione è apparso su Rockit.it il 2011-05-02 00:00:00
COMMENTI (7)
Una nota di merito personale...al bravissimo Andrea Chimenti...cantautore spesso sottovalutato...anche da queste parti!
Per il resto...w Fiumani, W Brondi, e W la musica fatta con onestà!
Beh, a me non pare né "new" né "wave", onestamente. Se si tratta di mettere a confronto due cantautori ok (in fondo Fiumani fa il cantautore almeno da vent'anni), però cortesemente la new wave lasciamola a chi la sa(peva) fare (tipo per l'appunto i Neon o i Moda o i primi Diaframma).
"E allora succede che ti chiedi se le diafane ventenni che ascoltano "Cara catastrofe", mormorandone con circospezione le parole, come recitassero una condivisa litania dell'incertezza, saranno anche loro lì tra vent'anni, a dimostrare che arte e storia, per quanto minori o minime, si intrecciano e lasciano segni duraturi."
Grande Francesco!
Beh, ovviamente la dicitura "new wave" non è da interpretarsi come un'appartenenza musicale di Vasco Brondi al genere, come tu hai inteso (superfluo dire che non è da accomunarsi a gente come Neon, Gaz Nevada, Litfiba, Garbo, Great Complotto o agli stessi Diaframma) quanto una rubricazione formale di "novità" nel panorama musicale italiano, come all'epoca fu, appunto, la new wave...Come a voler dire che Vasco Brondi rappresenta la "new wave" di oggi, con tutte le distinzioni stilistiche del caso.
Mi sembra che l'articolo sia di una limpidezza cristallina sotto questo profilo.
Beh, c'è un articolo intero che spiega il perchè di quel titolo.
Cos'ha a che fare Brondi con la new wave? Attenzione ai titoli che si sparano in home, per favore. Tra poco Brondi verrà additato anche come responsabile del miracolo del sangue di San Gennaro.
Non ho capito se è stato "bello" o "brutto".
Io ieri ho visto i Cut. Grandiosi!