Dunque a un certo punto mi arriva una mail dal titolo "Il divano di Robert Pattinson". In caso non lo conosciate è un'ex teen star (che oggi ha quasi quarant'anni, come d'altra parte io, senza nemmeno essere stato una teen star), che tra il 2008 e il 2012 è stato il protagonista di 5 episodi della saga vampiresca di Twilight, per influenza culturale una specie di versione vagamente pruriginosa di Harry Potter.
Pur abbastanza fuori target, apro la mail e scopro da un articolo linkato che "Robert Pattinson, per sua stessa ammissione, è piuttosto romantico” quando si parla di arredamento. Così, quando ha iniziato a pensare al divano dei suoi sogni, si è ritrovato a fantasticare su un pezzo d’arredamento senza troppe linee nette o angoli. Qualcosa che le persone potessero abbracciare, e che le abbracciasse a loro volta". Per la realizzazione Robert Pattinson ha collaborato con la designer Nicole Gordon, che aveva arredato due delle sue case e anche la casa dei genitori dell’attore a Londra: “Rob voleva un pezzo in cui ci si potesse rannicchiare per leggere”, spiega Gordon.
La parte che mi colpisce è un colpo di scroll più in basso. Quella dove sono citati i aprofessionisti che hanno lavorato all'opera, tra cui spicca il nome dell’architetto e designer Andrea Cadioli, che si è adoperato per "costruire una struttura in legno ricoperta di mussola e hanno iniziato a modificare e modellare la forma". Ecco, quel nome mi dice qualcosa. Il motivo della criptica mail è spiegato. Quel divano l'ha fatto Cadio.
Ebbene chi è costui? A suo modo, un collega di Robert Pattinson. Magari non può competere per popolarità e internazionalità, ma teen idol lo è stato anche lui. Perché dal 2005 al 2013 è stato il tastierista dei dARI, band aostana che, assieme a Finley e Lost, ha rappresentato la punta di diamante dell'emo pop italiano, una piccola onda musicale che all'inizio del nuovo millennio ha avuto un certo impatto e che oggi è tornato in auge, come dimostra il recente live dei già citati Finley al Forum d'Assago e i risultati di artisti che si richiamano apertamente a quell'estetica e quelle sonorità.
Quella dei dARI, "benedetti" da un ecosistema mediatico in cui andavano fortissimo realtà come MTV e All Music, è la storia di una grande fiammata, quella che tra il 2008 e il 2010 li portò nelle chart e nelle copertine delle riviste per via di successi come Wale (tanto wale), Cercasi AAAmore e Più di te, ma è anche una storia di "resilienza" (si può ricominciare a usare questa parola?!) e determinazione, considerando che, pur con pause in mezzo, la band è sempre stata sulle scene. E ci sta tuttora.
Di questa storia Cadio è una parte fondamentale, come dimostra la scelta di tornare a suonare con la band per una "mini reunion" di tre date nel 2022. E questa storia è una parte fondamentale della sua vita, che però nel frattempo si svolge altrove. A Los Angeles, dove è uno stimato designer. Tutto troppo bello per non cercare un suo contatto, e scrivergli un'altra mail con lo stesso oggetto: "Il divano di Robert Pattinson".
E così hai fatto un divano per il vampiro di Twilight...
È stata una storia incredibile, come sempre sono le storie che involvono un divano, un’idea, ed un’infinità di tempo a disposizione per svilupparla! Robert (Pattinson, ndr) è da sempre appassionato di design, ed era qualche tempo che disegnava a penna e costruiva modellini in plastilina del suo “dream sofa”. Deve esser sproporzionato, da abbracciare, curvilineo, accogliente. Un giorno ricevo una foto del suo orecchio come riferimento per la forma e l’intimità. L’idea del divano era nata, e dopo un anno e mezzo di lavoro, anche l’oggetto fisico. Sembra molto tempo per disegnare un arredo, ma se si considera che un elefante africano ha una gestazione di 22 mesi, il divano ha impiegato ancora meno tempo… ed è la stessa dimensione di un baby elefante lol
Come ci sei finito in mezzo?
Similmente alla musica, anche il design è un lavoro di gruppo. Dietro ogni oggetto ci sono decine di artigiani con diverse esperienze, ruoli, strumenti in grado di portare a termine un progetto complesso. Il progetto è una collaborazione con Nicole Gordon e Claudia Bracamontes, con cui abbiamo precedentemente creato interni per altre due case di Robert. Un team fantastico di cui sono incredibilmente grato.
Come descriveresti il divano?
Enormemente sproporzionato ed allo stesso tempo intrinsicamente intimo. È un divano da abbracciare, pieno di curve e nicchie dove rannicchiarsi. È comodissimo, e perfetto per accogliere piu’ persone allo stesso tempo. Un giorno mi addormenterò sul divano guardando un film, ma al momento è in una galleria d’arte - guardare e non toccare.
Sei una sorta di esperto di divani?
In effetti ho fatto molti altri divani lol. Il divano è il centro di una casa, a meta’ tra lo spazio pubblico e quello privato, tra l’apparenza e l’intimità. Attorno ad un divano hai conversazioni importanti o superficiali, pasti frugali o un drink dopo cena. Sul divano ti addormenti dopo una giornata di lavoro, festeggi la vittoria della tua squadra preferita, resti deluso dalle notizie del mondo. Il divano è il fondale di moltissimi attimi della nostra esperienza umana. Pensa al divano del Central Perk in Friends, se sei un fan della serie tv riesci a ricordarlo ad occhi chiusi.
Cosa hai studiato?
Dopo essermi laureato al Politecnico di Torino in Architettura nel 2013, ho completato una doppia laurea magistrale tra il Politecnico e la Tsinghua University a Pechino. Nel 2016 ho poi vinto una seconda borsa di studio per completare una terza laurea magistrale al Southern California Institute of Architecture a Los Angeles. Dicono che alla quarta laurea ricevi un set di pentole antiaderenti.
Di cosa ti occupi esattamente oggi?
Al momento lavoro come architetto per Belzberg Architects in Santa Monica, e professore di arti visive e architectural practice al Southern California Institute of Architecture di Los Angeles.
Come ci sei arrivato in California?
Dopo aver lasciato l’Italia, ho studiato e lavorato tra Pechino (qua un articolo de La Stampa di Aosta lo racconta con tenerezza), Tokyo ed Hong Kong. Nel 2016 sono arrivato a Los Angeles per studiare, e qui il mio nomadismo ha rallentato… per ora.
Come ti trovi?
È difficile parlare dell’esperienza americana in termini assoluti: gli Stati Uniti sono piu’ o meno grandi quanto l’intera Europa. Los Angeles stessa è una città complessa, dove contraddizioni, energie, e forze in opposizione si stratificano in un tessuto urbano e culturale complesso da navigare. Ho impiegato anni prima di apprezzare la città fino in fondo, e trovare persone e luoghi che sono diventati alleati nelle ambizioni lavorative e semplicità quotidiane. Amo il pensiero americano per l’ambizione a definire il futuro, amo l’Italia per la capacità a valorizzare il proprio passato, entrambe propensioni di grande valore.
Quindi LA e Aosta si somigliano...
Per quanto mi riguarda ti rispondo che in una città sono cresciuto e continuano ad esser le mie radici, nell’altra sto evolvendo e creando un futuro.
Suoni ancora?
Seppur la scena musicale a Los Angeles sia incredibilmente attiva, ho smesso di suonare dopo l’esperienza Dari. Inizialmente ero convinto fosse dovuto a limitazioni fisiche (l'impossibilità di viaggiare con una tastiera, o l'assenza di sale prova), ma con il senno di poi riconosco che era una necessità. La transizione dal mondo musicale all’architettura non e’ stata facile, ne priva di frizioni e dolorese separazioni. Questo hiatus era una necessaria protezione. Ho un profondo amore e riconoscimento per il passato, e continuo a portarmi con me le tracce digitali di quella persona ogni volta che un cliente mi googola.
Chi ascolti invece?
Continuo a dividermi tra pop ed electronic. Nella mia playlist trovi allo stesso tempo Rufus du Sol, Lady Gaga, Depeche Mode, Anyma, Ariana Grande, Kacey Musgraves, Chvurches, Passion Pit. Album dell’anno fino ad ora sicuramente Charlie XCX - l’influenza di SOPHIE è più forte che mai - RIP.
Nel 2022 eri tornato con i dARI per delle date in Italia. Come vanno le cose con la band?
Sono ovviamente ancora molto legato a Dario, Fabio e Daniel. Dopo anni di speculazioni e tentativi, siamo riusciti ad organizzare questa “mini-reunion” di 3 date. Semplicemente incredibile tornare sul palco dopo 15 anni, ritrovare lo strumento abbandonato da anni, ritrovare quell’energia ormai adulta creatasi in 10 anni di musica assieme. Ed a contorno, fan che sono diventati adulti, compagni, genitori, ancora pieni di ricordi e di riconoscenza per le esperienze che abbiamo condiviso. Tornerei a farlo ogni giorno.
Che rapporto hai con gli anni della musica?
Sento che sono passati in un batter d’occhio. Non so dove siano andati quegli anni, tra un meet and greet, un’intervista, una studio session, un photoshoot. Erano anni di corsa, senza un break. Ci hanno insegnato a navigare nel chaos senza orientamento. Ed è bello poter riguardare a quel periodo e riconoscere che l’unico navigatore a disposizione in quella guida alla cieca erano le canzoni, vero cimelio e reliquia di quel passato di vita.
Negli Stati Uniti parli di questo aspetto della tua vita?
Certo, lo sport preferito dagli americani è googolare una persona appena conosciuta, quindi l’argomento è sempre in primo primo piano. Sono il prodotto del contesto in cui ho vissuto ed il mio passato è in in vetrina, nella seconda pagina di google. Raccontare del mio passato è il modo migliore per spiegare chi sono, da dove arrivo, e perchè il lavoro che faccio è diverso dal resto dei designer.
Cosa pensi del revival emo/pop punk o come lo si vuole chiamare che oggi pare imperante?
Non ho mai creduto nel concetto di “revival”. Ogni forma d’arte e’ contemporanea alla sua epoca e riflette un fugace zeitgeist. Sono felice di vedere le influenze che hanno influenzato i dARI tornare rilevanti, ed ora vedere gli stessi dARI diventare influenza.
I Finley al Forum te li saresti mai aspettati?
Vederli sul palco è stata una gioia infinita! Abbiamo condiviso molti momenti, di alte e basse maree, e sentirli cantare “diventerai una star” 20 anni dopo l’uscita in radio mi ha fatto emozionare. Essere una star oggigiorno ha diverse definizioni, rilevanze, piattaforme, ma in quel preciso momento, al Forum, i Finley sono, e saranno sempre, una star.
Quel tuo mondo negli anni è stato oggetto di un piccolo culto, e anche un po di prese in giro. Tu come l'hai vissuta?
Gratitudine. Sia il culto da parte dei fan che lo sbeffeggio da parte degli haters ha lanciato la carriera dei dARI a livelli nazionali in tempo zero. E con un tempismo perfetto considerando che se fossimo arrivati solo pochi anni dopo avremmo trovato un’industria in tumulto, tra canali televisivi e magazini musicali chiusi, major labels in fallimento, e radio shows in declino. Inoltre, parlavamo ad una generazione che stava trovando spazio in un mondo nuovo, quello dell’internet. 20 anni dopo la nostra esistenza è piu online che IRL, ognuno di noi ha piu app sul cellulare che anni di vita, persino un’enorme divano fatto a Los Angeles arriva ad occhi dall’altra parte del mondo grazie al media. Sono felice di aver rappresentato un piccolo cambiamento. A volte penso che quando cantavamo “il cellulare ce l’ho già spento perchè per me sei troppo sbattimento” (in Wale - tanto wale, ndr) oggi verremmo tacciati di fare “ghosting”.
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L'articolo Vita di Cadio: dai Dari a "Twilight", da Aosta a Los Angeles di Dario Falcini è apparso su Rockit.it il 2024-11-11 10:03:00
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