Quando viene a mancare una figura di riferimento così importante per la musica indipendente italiana come Matteo Romagnoli, fondatore di Garrincha Dischi, è difficile che la testa non voli alle canzoni, ai concerti, ai festival che l'hanno visto coinvolto in prima persona, mentre stava facendo la storia della musica del nostro paese senza neanche fare chiasso, dando fiducia e scommettendo in progetti che hanno contribuito a ridefinire la grammatica del pop e del circuito che parte dall'underground per arrivare - più o meno - a tutti.
Se pensiamo alla rivoluzione di quello che è stato chiamato indie italiano, ci vengono in mente 42, Bomba, Picicca e Garrincha, etichette - management che hanno tirato fuori i pezzi da novanta del nuovo pop degli anni Dieci, da Calcutta a Lo Stato Sociale passando per Cosmo, Brunori Sas o Colapesce e Dimartino, tutti artisti partiti dal basso e diventati famosi grazie al passaparola, alla condivisione dei palchi, a un utilizzo dei social diverso dal normale e all'organizzazione delle etichette simile a factory, in cui tutti danno una mano a tutti, collaborando e tirando in mezzo.
Garrincha nasce nel 2008 per volere di Matteo Romagnoli e prende il nome dal genio brasiliano del dribbling, la più imprevedibile e fantasiosa ala del calcio mondiale degli anni Sessanta che aveva una gamba più corta di un'altra a causa di un'operazione dopo essersi ammalato di poliomelite in tenera età. Nonostante le difficoltà, Garrincha diventa la star della Seleção insieme a Pelè, e questo già la dice lunga sugli obiettivi e sugli ideali della label.
Questa è la prima e la più calzante descrizione dell'etichetta: "Etichetta, management ed editore di musica italiana in italiano. Canzoni e autori. Gente bella con cui andare a bersi una birretta, con cui ogni tanto stare pure in silenzio. Garrincha Dischi, il nuovo canzoniere per i falò in spiaggia, ritornelli da cantare sotto la doccia, canzoni a cui volere bene". E di canzoni a cui voler bene ne pubblicherà un bel po'. Vale la pena ricordare che l'indie italiano degli anni Duemila è soprattutto quello in inglese, in cui le band guardano ai modelli che arrivano dall'estero per emulare o riarrangiare formule già sentite altrove.
Con gli anni Dieci cambia tutto e probabilmente il primo disco di Garrincha ad entrare nel cuore del nuovo pubblico è l'ep La provincia de L'orso (2010), il progetto di Mattia Barro registrato da Romagnoli: canzoni semplici, twee folk da cameretta a cui segue l'altro ep La domenica, del 2011. L'anno dopo però, un fenomeno fuori controllo parte da Bologna (città resident dell'etichetta) per prendersi tutta Italia: Lo stato sociale pubblica il primo album Turisti della democrazia e inizia a girare come una trottola in tour per tutta Italia, facendo proseliti e diventando presto un paradigma amato e odiato con la stessa forza, con la stessa passione.
Tra i vari Magellano, Jocelyn Pulsar e ManzOni, un altro disco diventa di culto per la nascente indie italiana: Senontipiacefalostesso de L'officina della camomilla (2012), la band di Francesco De Leo che col suo folk sdrucito e visionario abbassa notevolmente l'età dei frequentatori di concerti di musica italiana. Un album che ancora oggi gode di un successo insperato tra le nuove generazioni, come dimostra la folla durante il concerto del ritorno della band al MI AMI 2023.
Per Garrincha escono i Chewingum , la prima band di Colombre, escono compile partecipate da tutti i membri della label, una su tutte Com'è profondo il levare, rivisitazione in chiave dub/afro/reggae di Com'è profondo il mare di Lucio Dalla, escono i dischi successivi de L'orso, Lo stato sociale, l'officina della camomilla che ormai settano un po' i colori e il mood dell'etichetta, ma anche Marassi degli Ex-Otago e l'esordio corrosivo e struggente de La rappresentante di lista dal titolo (Per la) Via di casa del 2014 seguito da Bu bu sad e Invisibilmente, che hanno dato alla band di Veronica Lucchesi e Dario Mangiaracina la forza di proseguire verso l'art pop prima e i posti in alto della classifica dopo le partecipazioni al Festival di Sanremo.
È proprio Sanremo la chiave per il picco di notorietà di Garrincha e de Lo stato sociale, sempre più una cosa sola con Matteo Romagnoli sempre più sesto membro della band decidono di partecipare al Festival di Sanremo del 2018 condotto da Claudio Baglioni, come unica quota indie, riuscendo ad arrivare secondi con la canzone Una vita in vacanza e segnando una svolta epocale per il Festival che, di lì a poco, diventerà sempre più attento ai fenomeni che vengono dal basso.
Ma Garrincha non è solo indie pop: pubblica gli album de I Camillas e Extraliscio, le asprezze de I botanici e quelle ancora più ruvide dei Bachi da pietra, i ritorni dei Punkreas e dei Bluebeaters, pubblica prima Capra solista e poi l'ultimo album dei Gazebo Penguins (Quanto, 2022), la riedizione di Gli eroi escono il sabato di Nicolò Carnesi, il bell'esordio di Verano e Ansia capitale dei Management, fino ad attivare al debutto di Pierpaolo Capovilla e i Cattivi Maestri. Sempre proiettata in avanti, al prossimo progetto.
Un'etichetta - factory - famiglia listata a lutto per la scomparsa del proprio fondatore, che ci auguriamo possa continuare a produrre dischi che parlino del presente e che riescano in qualche modo a plasmarlo, a renderlo migliore. Per Matteo, con Matteo nel cuore.
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L'articolo Viva Garrincha e i turisti della discografia di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2023-06-20 10:34:00
COMMENTI (2)
Grande dispiacere per Matteo. Per la precisione, il nome Garrincha non ha a che fare con il calciatore ma è una specie di uccello, come si vede anche dal logo dell'etichetta.
Bell'articolo! La scoperta nel 2016 di Calcutta, poi Lo Stato Sociale, poi I Camillas, Pop x, ed i Management mi ha un po' cambiato la vita. È la prima musica italiana che mi appassiona, e sono un over-50. La chiave è ben espressa da Stefanini: questo movimento si è profondamente emancipato dall'emulazione di modelli stranieri, tipicamente anglofoni, ed è così riuscito a creare tanta roba fresca. Per la prima volta, forse, dopo l'epoca aurea dei cantautori degli anni 70 ed 80. Tanto merito per questo va a Matteo Costa Romagnoli, al cui compianto mi associo con tristezza e gratitudine.