La prima volta che Enrico Molteni, owner de La Tempesta, mi ha parlato dei Voglio Tutto la mia mente si è catapultata così indietro da schiantarsi nel 1991. Mi ha riportato a un disco fondamentale per la storia della musica ma che non è mai stato di successo, fatto da una band che in realtà non è una band, fatto da un gruppo di musicisti che lo compongono e lo incidono come però guidati da una forza altra rispetto a quella di fare un disco per ottenere un feedback e diventare delle rockstar.
L'importanza di Yerself Is Steam, questo il titolo dell'album, nella storia della musica è di sicuro eccezionale così come è eccezionale il modo in cui è stato generato e realizzato. Quando i Mercury Rev, questo il nome della band, si approcciano questo lavoro che non erano neanche una band vera e propria e soprattutto nessuno aveva una visione futuribile del progetto. Mi spiego. Non c'erano scadenze, non c'erano parametri, nessuno intenzionato a rilasciare delle interviste (in Italia la prima fu un anno dopo, nel 1992), ciascuno dei componenti porta in dote un background musicale che non collima affatto o quasi con quello degli altri. Uno addirittura suona il flauto.
Banalmente, è un gruppo di ragazzi che prova a scrivere canzoni per conto loro e un altro, David Allen Friedman, produttore e soprattutto proprietario di uno studio che decide di mettere su nastro la loro volontà e di donarla alle masse. E magari se non proprio alle masse, almeno ai curiosi tra Buffalo e le Catskill Mountains, nello stato di Nuova York, sarebbe comunque andato bene. Il fatto che Yerself Is Steam sia diventato uno dei dischi più importanti della psichedelia e uno dei capolavori degli anni '90 non è stato affatto programmato. E' successo.
Ecco, in tal senso i Voglio Tutto, usciti in questi giorni con Stupido EP (La Tempesta, 2022), nascono più come “concept”, come idea che come vera e propria band. Si formano a Milano nell'estate 2021, con una formazione a quattro. C'è Luca Galizia, con un passato come Leute e poi soprattutto come Generic Animal; c'è Tadzio Pederzolli, con una storia di quasi vent'anni fatta di Komplott, Sempre Peggio, Death Before Work, Skruigners e mille altri e di recente come Golpe; ci sono Alvin Mojetta e Manuele Povolo dei Notimefor. Quindi (per semplicità lo chiameremo) un artista indie, una colonna della scena HC e XXX meneghina e due superstiti del pop-punk per come era il pop-punk ai tempi dei Lost.
In comune all'apparenza hanno poco e niente e, anzi, un paio di loro, per tutta una serie di dinamiche di branco e di regole non scritte tramandate da mezzo secolo, si dovrebbero stare proprio sul culo. Invece no, due o tre cose in comune a vedere bene ce le hanno. La prima è che si conoscono da sempre, pare dall’adolescenza, e l’idea di suonare insieme è venuta abbastanza naturale. La seconda è che tutti vengono da Milano e se la vivono nella sua unica nota positiva (non è il panettone), ossia quella d'essere la città più europea d'Italia, quindi quella più predisposta da sempre ai melting pot, che permette la commistione di individui di origini e culture diverse con il risultato di costruire identità differenti, condivise e multiculturali.
Una città che negli ultimi dieci anni ha visto nascere decine di sottogeneri che fino a pochi anni fa si riteneva impensabili e ha visto quelli vecchi speziarsi di influenze diverse dagli standard senza avvicinare la possibilità di successo allo zero. Il mood generale di Milano, quello che infonde la città, è una sorta di dinamicità pervasa di malinconia.
La terza è Enrico Molteni appunto che, come David Friedman, intravede il famoso nonsoché nel progetto, gli da fiducia, lo concretizza e lo certifica La Tempesta, facendogli acquistare hype. Il risultato sono “4 canzoni pop buttate in lavatrice con candeggina, testi scuri dal sapore onirico”, da unica dichiarazione disponibile dei quattro. Già, perché i Voglio Tutto non concedono interviste, anzi, al di là di un video, mentre sto scrivendo non si sa bene neanche se vogliano promuoverlo questo disco o no e questa potrebbe essere la prima e unica recensione che vi leggerete.
Leggenda vuole - dato che non esiste neanche una vera e propria bio e quella che gira è così breve da essere scritta in arial black corpo 34 e non coprire neanche una pagina - i Voglio Tutto si chiudono a suonare e diventano, per dirla con le stesse parole di Jonathan Donahue dei Mercury Rev, quattro chef e un solo pentolone, quattro maghi e un solo cucchiaio.
Stupido EP è un dischetto estremamente semplice e basilare, le cui influenze si confondono ma rimangono ben visibili a tutti, immaginatevi degli Smashing Pumpkins un po' più pestoni e con meno riferimenti espliciti al art-rock anni '70, ritmica quadrata, chitarra in rigorosa distorsione e uno, due, tre e via! Mi direte, c'è ancora spazio per un gruppo così? Perché spendere soldi per quello che potrebbe pure sembrare un doppione?
Sta a voi decidere: se siete degli appassionati senza paraocchi del genere andate a colpo sicuro perché i Voglio Tutto hanno la stoffa e la capacità sufficienti per elevarli al di sopra della media e i brani sono tutti potenziali mine. Se, viceversa, siete più trendisti non farete alcuna fatica a concedervi una pausa nell'affannosa, e devo ammettere necessaria, ricerca di novità, perché, seppur mimetizzati nei solchi, i rimandi a contemporaneità varie (Nothing? High Vis? Turnstile? One Step Closer? Scopritelo voi stessi...) sederanno il vostro fabbisogno giornaliero.
L'EP è già uscito da un po', magari non passerà alla storia come il primo Mercury Rev ma sicuramente potrebbe colmare un po' del buco interiore lasciato da nuovo Verdena: è in stilosissimo 12” bianco con una busta interna contenente i testi e le foto in bianco e nero in piena foggia anni '90. Infine, se non lo trovate in giro, provate direttamente sul sito de La Tempesta dov'è ancora disponibile in tiratura limitata.
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L'articolo Voglio tutto, nomen omen di giorgiomoltisanti è apparso su Rockit.it il 2022-11-25 13:30:00
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