All'inizio la domanda non è chiara, complice il volume irreale del live fino a quel momento. Alberto Ferrari ha preso in mano la chitarra acustica da un paio di brani – Certi magazine e Trovami un modo semplice per uscirne – e sembra essersene già stufato, mentre il sudore che cambia il colore alla sua maglietta fa da indicatore del punto del live in cui ci si trova. "Razzi o neve?!" è l'urlo criptico che spiazza momentaneamente il pubblico dell'Estragon di Bologna, sold out per la prima data del nuovo Volevo Magia tour, sei anni dopo l'ultima volta che i Verdena avevano portato dal vivo la loro musica. Ci aiuta Roberta a decifrarla: "Guardate che è una domanda, dovete rispondere". La folla dà il suo responso: Razzi arpia inferno e fiamme sia.
Il brano diventa un momento apicale, un po' perché lo scambio tra i tre Verdena sul palco – a cui si aggiunge Carlo Maria Toller dei Jennifer Gentle come turnista di questo tour – e il pubblico che si improvvisa coro è proprio quella magia citata nel titolo del disco, un po' perché fino a quel momento i presenti erano stati presi e schiantati con forza contro il muro sonoro della band bergamasca. L'attacco con Pascolare, Crystal Ball violentissima, Dialobik, Chaise Longue, Cielo super acceso e Paul e Linda provoca uno stordimento generale per la potenza con cui rimbomba, complici gli intrecci soffocanti di basso e chitarra con cui i Cacao, band di apertura, avevano ipnotizzato il pubblico prima dei Verdena.
E poi partire con 6 tracce su 13 del nuovo album – ne faranno in totale 10 – significa smaltirle subito per poter poi andare a guardarsi un po' indietro, visto che chi è presente qua non aspetta altro. D'altronde è la prima data del tour dopo i warm up di Livorno e Perugia, solo a Bologna ne sono state aggiunte altre 3 dopo questa era andata sold out, chi aveva il biglietto per oggi è della schiera dei fan più irriducibili. Gente che "La mattina pane, burro e Verdena", come mi sento dire da un fan particolarmente esagitato durante il delirio di Don Calisto. Età media tra i 35 e i 40 anni, dimostrato dal foto che i telefoni che svettano sopra le teste per riprendere il concerto sono relativamente pochi e posizionati in orizzontale e non in verticale, quindi per rivederseli effettivamente dopo il concerto e non per postarne uno spezzone sulle storie di Instagram.
Ma parlavamo di guardarsi indietro: Viba e Starless sono schegge impazzite che infuriano di un rock pieno, vitale; come anche la già citata Don Calisto, in cui la folla impazzisce di urla e gesti inconsulti. Ci sono momenti in cui sembra di trovarsi a un concerto metal o punk hardcore, soprattutto grazie a Luca e i suoi colpi animali alle pelli della batteria, in una violenza così impietosa che fa tremare le ossa dentro al corpo. Alberto se la sghignazza tra un pezzo e l'altro, scherza, spesso bisogna cercare nella fantasia un senso alle sue parole, mentre Roberta è quella che come sempre rappresenta il volto più empatico della band, semplicemente ringraziando e sorridendo al pubblico. Alle loro spalle 7 ledwall, come le lettere in Verdena, come i dischi pubblicati in studio, come gli anni passati da Endkadenz, su cui passano immagini psichedeliche di camaleonti, impronte digitali, visual assurdi e indecifrabili.
Tutta questa furia si placa momentaneamente nella parentesi "acustica" citato all'inizio di Alberto, che circa un quarto d'ora dopo si siederà al piano per Identikit e per proporre un altro dilemma esistenziale ai suoi fan: "Scegli o Miglio?". La spunterà Scegli me, nonostante sembrasse che il partito di Miglioramento si fosse presentato più compatto alle urne dell'applausometro. Poco male, visto che è un'esibizione eterea, che fa comunque scoppiare il cuore e la gola a chi avrebbe preferito l'altra. Ed è così che ci si trova già alla fine del concerto, in attesa dei bis.
Quando tornano sul palco si sa già cosa sta per arrivare, ancora prima che Alberto giocando con la chitarra dica sornione: "Sapete che effetto è questo? È un delay!". Muori Delay parte a tuono, l'Estragon è ormai una bolgia pronta a esplodere di urla e sudore, quasi che viene da chiedersi se reggerà l'urto di altri tre live così uno dietro l'altro. Non può mancare Valvonauta, a cui segue il più recente classico della loro discografia, Un po' esageri. È trionfo. La chiusura è di nuovo lasciata in mano ai brani dell'ultimo disco: Sui ghiacciai prepara il terreno, la title-track Volevo magia è il raptus omicida che chiude alla grande un'ora e quaranta di folle e rabbiosa gioia.
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L'articolo Volevo Magia tour: il concerto dei Verdena è un muro di ghisa di Vittorio Comand è apparso su Rockit.it il 2022-10-31 09:44:00
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