C'è ancora un po' di luce nelle piccole strade milanesi che si affacciano su Via Padova, un cancelletto si apre, e al nostro ingresso sembra essere tutto già pronto. C'è la sedia da barbiere, ci sono le birrette in frigo, ma soprattutto c'è Wism. Gabriele Terlizzi, molfettese classe 1997, da qualche anno membro della band che accompagna in tour Franco126, ha preparato tutto per lo showcase del suo primo disco, Pazienza. Tocca a me aprire le danze in questo crossover che vede la musica urban fondersi con l'arte del tagliare i capelli. Wism è titubante vedendo i miei capelli lunghi, ma dopo essersi rassegnato al fatto che non mi dovrà rasare impugna le forbici e inizia a tagliare, con la calma che lo contraddistingue.
E con l'andamento di un diesel Gabriele inizia a raccontarmi il suo disco. Pazienza è nato così come il titolo stesso vuole farci credere. La tecnica del campionamento è stata la base di tutto il lungo processo compositivo. Quello che si è andato a recuperare è un bagaglio musicale molto preciso, la library music di metà anni '70. Il sample più riconoscibile è di Francis Lai, ma stando con attenzione all'ascolto si può intrattenere una vera caccia al tesoro. Con un processo inverso rispetto a quello che ci si potrebbe aspettare Wism è partito dal campionamento e dagli strati sonori, per andare poi a sviluppare il lato più hip-hop del suo cantautorato.
"La pazienza è una mia prerogativa quando mi metto in un processo creativo. Per i nove pezzi del disco ho fatto circa un'ottantina di basi, su cui ho lavorato a lungo per raggiungere il risultato finale". Risultato che si presenta come un amalgama di suoni, una "pasta" come ama dire lo stesso Wism, che emerge da una lunga, a tratti estenuante, ricerca e cernita. Al contrario del resto del panorama pop nostrano, dedito a continue citazioni e riproposizioni degli stilemi di un tempo, Gabriele ha preferito riproporli sotto forma di sample, come per avere una traccia fisica, un fossile dei propri punti di riferimento musicali.
Delicato e meticoloso è stato anche il processo di scrittura dei testi. In questo è stato prezioso il supporto di Franco126. "Era la prima volta che scrivevo in italiano. Franco è una grande penna, e mi ha aiutato proprio nell'impostazione della stesura dei brani, così come nel farmi capire l'importanza della scelta di determinate parole". Il risultato di questo lavoro minuzioso è un racconto lirico in cui Wism ha saputo con inaspettata saggezza raccontare se stesso trasfigurando il tutto in immagini quasi universali. C'è un sentore di malessere latente, e generazionale, in brani come Ragni o Non va bene, ma il pretesto che ha fatto scaturire la stesura è rigorosamente personale. "I miei testi sono un'analisi dei miei rapporti interpersonali, del mio modo di comportarmi e di vivere in generale".
Persino nel pezzo che chiude il disco, Pacemaker, che parla di una condizione di salute molto precisa, non si ha la sensazione che trionfi l'aneddotica né tantomeno il patetismo. "Mi scordo sempre che ho un cuore che funziona come al cazzo" è un verso tanto comico quanto commovente, e può essere un perfetto esempio del lavoro che WISM sta intraprendendo, certamente sobrio, come a lui piace dire, dove la ricerca e i pezzi assemblati trovano la loro collocazione con grande naturalezza, senza una pretesa d'esser colti. Con la stessa naturalezza si inseriscono i featuring di Perenne, Franco126 e Ugo Borghetti, che regala la sua strofa per Sabbie Mobili, brano nato durante un fruttuoso cazzeggio pasquale del 2019.
Il taglio è finito, Gabriele dice ridendo di aver provato a far meno danni possibili, e si prepara ad incursioni molto più semplici su altre teste. Dopo qualche rasatura e un mullet è il momento di godersi la performance, un piccolo assaggio di come suoneranno dal vivo il disco. I brani di Pazienza scorrono uno dietro l'altro, senza pausa, con le strumentali fuse tra loro e Wism che con la testa bassa, a un passo da noi dà voce al collage. Anche in questa parentesi live, aiutata da una serie di proiezioni particolarmente immersive per la piccola dimensione del luogo, permane la sensazione dell'ascolto dei brani in studio. La sensazione che questa pasta sonora tanto agognata da Gabriele abbia raggiunto una forma ibrida, una poesia urban che si riesce a collocare alla perfezione in una fetta del mercato musicale, ma senza darlo troppo a vedere, con fare distratto e trasognato.
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L'articolo Wism ci ha fatto lo scalpo di Gabriele Vollaro è apparso su Rockit.it il 2022-10-08 10:30:00
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