X Factor 2022: più Rai e meno Spotify

Dopo anni di corteggiamenti con le piattaforme, lo show di Sky pare tornato sulla strada di un tempo: il ritorno agli esordienti che fanno cover (bene, vedi i CCCP, o male con Whitney Houston), come ai tempi di Morgan, Maionchi e Simona Ventura

Cortesie tra i giudici di X Factor 2021: Rkomi, Fedez, Ambra e Dargen
Cortesie tra i giudici di X Factor 2021: Rkomi, Fedez, Ambra e Dargen

Secondo round di audizioni per il talent di Sky e man mano che andiamo avanti non possiamo non notare quanti bravi cantanti questo nostro Paese canterino abbia dalla sua: rock, melodici, elettronici, strani, canonici, già sentiti, mai sentiti. Tutti cercano di emergere, lo spazio è poco, il settore è in crisi come e farcela davvero è una scommessa, anche per le grandi case discografiche che una volta trovato il nuovo Blanco pigliatutto, fanno a gara a mettere sotto contratto ragazzine/i che potrebbero somigliargli, e alla fine quasi nessuno dura più di un disco o una canzone. 

X Factor 2022 deve aver pensato il contrario: non ce ne facciamo niente della moda, Ariete c'è già, Sangiovanni lo stesso, la trap è in discesa fotonica e già sembra un hangover collettivo, l'itpop alla Calcutta Thegiornalisti sembra sparito dai radar dopo che tutte le band del Paese ci si erano riconvertite. Quello che resta e che si vede sempre meno nei palchi dei club, un po' perché troppi sono chiusi, un po' perché anche le band alla prima esperienza costano già mille euro, sono quelli che ci provano a X Factor

Abbiamo già detto la settimana scorsa che la formula con Francesca Michielin alla conduzione funziona molto bene e che i giudici Fedez, Rkomi, Ambra e Dargen, nonostante abbia o tutti perso il cognome, sono stati scelti con cognizione di causa, ognuno per una capacità propria. Pur dubbiosi, alla fine dobbiamo ammettere che formano una bella squadra e anche in questa puntata ce lo dimostrano, ma per ora è facile: le audizioni sono state registrate negli stessi giorni e spezzettate in tre puntate, ma della stessa sessione si parla. Per loro il difficile arriverà ai live, come al solito.

Lo spettacolo quest'anno punta sui siparietti in cui viene cantata T'appartengo di Ambra, in cui Fedez telefona alla moglie Chiara Ferragni, in cui il pubblico chiede a Dargen di togliersi gli occhiali o a Rkomi di togliersi la camicia. C'è anche un momento piuttosto mariadefilippiano in cui un ragazzo dal pubblico chiede alla fidanzata di diventare sua moglie, il tutto mentre Fedez e Francy cantano Magnifico, il primo sbagliando due parole su tre.

Arriviamo a ciò che c'interessa davvero, il motivo per cui continuiamo a guardare il programma nonostante tutto: la proposta musicale. Inizia Francesca Rigoni con una versione di Hung Up di Madonna molto meno dance, più sofisticata. Il suo cantato però è un po' troppo costruito, ci riporta alle edizioni Rai dello show. 4 sì per i giudici. Valeria Romeo porta un rap urban di sua produzione ma è ancora acerba.

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Poi arriva Colin Macdonald, l'americano bolognese, che prende i Nirvana di Heart Shaped Box e li fa diventare bel canto. Non eravamo più abituati a questo tipo di X Factor, quello con le cover arrangiate e ricreate come fossero nuove canzoni, senza backstory lacrimose, senza lagne, piagnistei, senza autotune o pischelli che prendono un classico e ci mettono sopra le proprie barre. X Factor che piace al pubblico è il programma di cover, non di band emergenti che portano l'inedito già dalla prima puntata, se leggete i commenti sui social ve ne accorgete. Più Rai e meno Spotify, sembra la formula. Che poi fuori la maggior parte dei cantanti di cover non abbia grande futuro, quella è una cosa secondaria. X Factor in primis è uno show televisivo.

Quando Omar Ahmed sale sul palco per cantare la canzone sul padre assente, sentiamo odore di tema già affrontato mille volte per fare audience. La sua voce è particolare, la canzone non è eccelsa e nonostante piangano la madre e la nonna, che poi redarguisce Fedez in un siparietto fuori programma, la pensiamo come il boss di Instagram: canzone puerile e poco convincente. Il ragazzo passa, potrà cantare cose più belle in futuro. Anche Filippo dal Canada porta un inedito ma la forza è completamente diversa, la sua canzone è matura e funziona, grazie anche alla sua voce delicata e potente insieme. Da risentire. Bravo anche Calibri con l'inedito Paracadute.

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Con Matteo Spanu  che fa Whitney Houston i giudici se la prendono un po' troppo. Lui esagera coi vocalizzi perché I Will Always Love You è davvero da prima edizione con Simona Ventura, però la voce c'è e non riesce a passare, mentre altri un po' meno centrati ce l'hanno fatta, ma vabé , scelte editoriali. Gaia Eleonora Cipollaro (Dadà) ci stupisce davvero, perché si presenta vestita in stile segretaria di un'azienda qualsiasi ma quando va al microfono inizia a fare elettronica in napoletano, e la fa bene. Niente Liberato o La Niña, il suo è uno stile più ibrido e quasi meno commerciale, la sua canzone Cavea una vera sorpresa.

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Applausi anche per la giovanissima Giorgia Turcato che sceglie Nothing Breaks Like a Heart di Miley Cyrus per una versione folk country davvero intrigante, applausi a scena aperta per Cecilia Quaranta (Talea) che con voce e chitarra canta Amandoti dei CCCP. Sinceramente quando abbiamo sentito cosa avrebbe fatto, abbiamo pensato a un'ennesima versione alla Gianna Nannini del pezzo più famoso di GL Ferretti, invece la ragazza ha riempito di grazia il pezzo fino a farne una cosa propria, che ha commosso Ambra (e non solo) e che ha stupito pure Massimo Zamboni, che stamattina ha postato la cover sui social. Mica cotiche.

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Ma le band? Un po' poca roba a questa tornata, tranne la sorpresa dei Tropea con il loro pezzo Technicolor. Sorpresa non certo per noi che li conosciamo benissimo, hanno suonato al MI AMI e spesso ci abbiamo parlato, piuttosto per la giuria che sembra si sia divertita un sacco. Buon per loro, se continuano così di sicuro troveranno un posto ai live. Bravo anche il sosia di Pietro Castellitto Marco Zanini che canta Bruises di Lewis Capaldi, poi la puntata finisce e la riflessione è d'obbligo.

Meglio l'X Factor Business Edition delle ultime edizioni in cui sentivi cento volte lo stesso inedito fino alla nausea, a cui partecipavano band e progetti già ben strutturati, che avevano già fatto album e tour e che cercavano una vetrina mentre il covid non permetteva di suonare fuori o meglio l'X Factor 2022 Rai edition, col ritorno delle cover, dei totali esordienti, dei concorrenti che puntano sull'intonazione e sul rifacimento personale di brani altrui? Di sicuro, vedendo i commenti sui social e la mancanza di shitstorm riservate alle edizioni precedenti, sembra che il ritorno al passato stia funzionando a livello televisivo. Vedremo che succederà più avanti, quando le cose si faranno davvero serie (si fa per dire). 

 

 

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L'articolo X Factor 2022: più Rai e meno Spotify di Simone Stefanini è apparso su Rockit.it il 2022-09-23 09:41:00

Tag: x factor

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