Volevate il gran finale? Il grande show? La rinascita? C'è stato tutto. La prima finale di X Factor al mondo fuori dalle porte di una arena, all'aperto, al centro di una grande città. La quattordicesima finale per Sky, la diciottesima del format di Simon Cowell qui in Italia. Dopo i normali periodi di alti e bassi di un format così consolidato, X Factor sembra aver trovato nuova vita. Una conduttrice dalla bravura inaspettata, una giuria che chiacchiera e battibecca ma non si prende volgarmente a pesci in faccia, con concorrenti che seppur profondamente contemporanei non sono esattamente ciò che riempie playlist e classifiche.
E per la prima volta, fuori dal teatro milanese, non al Forum, ma al centro di Napoli – anche lei rinata negli ultimi anni – con le colonne di Piazza Del Plebiscito ad incorniciare un palco bellissimo e tecnicamente complesso, a forma di X che firma l'intera piazza, con 16.000 persone provenienti da tutta Italia che hanno polverizzato i biglietti gratuiti in meno di un minuto nei due click day. Un affetto tale che ha praticamente costretto Sky a rinnovare per altri due anni la licenza del format per l'Italia, quasi a sorpresa, quando già si parlava di gran finale live dell'era con la X rossa. E invece.
Innanzitutto: in contemporanea alla finale di X Factor c'è la partita del Napoli. Se vi sembra poco non siete mai stati a Napoli durante una partita del Napoli. X Factor è riuscito a distrarre la città dal pallone, e a creare un'atmosfera febbrile di una città che evidentemente ancora non è abituata ai grandi eventi come qualcosa di normale. Ci sono i soliti maledetti che si spacciano per la produzione e rifilano gli starlight ai ragazzi in fila per 2€ e ci sono anche le fascette tarocche con il logo vecchio del programma e le facce dei finalisti: possiamo proprio dire che sia stato un successo, e tutti quei biglietti – di cui mille destinati dal comune alle associazioni dei quartieri più complicati della città – sono stati prenotati ben prima dell'annuncio dei grandi ospiti: il re del pop europeo Robbie Williams e il re di Napoli Gigi D'Alessio.
E poi c'è la gara che si chiude, senza alcuna eliminazione fino alla fine, lasciandoci la vincitrice di questa stagione: Mimì che ha sempre rappresentato la grande voce di questa stagione, e che ora dovrà cercare di spiccare il volo anche fuori dal programma. È la prima vittoria di Manuel Agnelli al tavolo dei giudici in sei partecipazioni – anche se lo scudetto dei Måneskin, va detto, ce l'ha lui – che batte l'intera squadra di Achille Lauro interamente arrivata in finale. «Sono orgoglioso di aver potuto lavorare con lei e dovrà spiccare il volo senza di me, così anche stavolta qualcun altro si prenderà il merito», dice caustico Agnelli in conferenza.
Direttamente da una freddissima Piazza Del Plebiscito – potevate farlo in un palazzetto, no? Ah no, a Napoli non ce ne sono, scusate – le pagelle di questa finale.
Robbie Williams : 9
È un fuoriclasse assoluto, forse il migliore entertainer vivente. Apre lo show con la dolcezza del nuovo singolo Forbidden Road e poi regala un medley di Let Me Entertain You, Rock DJ e Angels. Scherza sul fatto che il pubblico non conosca esattamente tutto il testo e fa i complimenti alla squadra del Napoli per il primo posto in classifica. Nella storia di X Factor Italia è l'ospite che più si è messo in gioco con messe in scena particolari, duettando con i cantanti, ma anche con il conduttore. Nel piccolo talk con Giorgia è esilarante. Cinque minuti di Robbie Fucking Williams sono una lezione di intrattenimento, anche per questo nel film Better Man è ritratto come una scimmia ammaestrata, metafora dello showman perfetto.
Giorgia: 10
È stata curiosamente la prima ospite della storia di X Factor Italia e arriva alla fine di questa esperienza da eroina. Ha imparato da zero un mestiere completamente nuovo e quasi ci siamo dimenticati che non lo sia. Ha sia condotto che aperto i live cantando, stendendo un velo di serenità e sicurezza su questa edizione di X Factor. Ora c'è un Sanremo a cui pensare, e mi sa anche al prossimo X Factor «perchè ormai du' cose l'ho imparate, me le posso giocà se mi chiamate l'anno prossimo»: daje.
Jake La Furia: 8
L'anima comica e divertente della stagione, non si è risparmiato nemmeno in finale, con un revival del tormentone Voglia di Signora. Ha comunque portato sul palco dei live uno dei talenti più cristallini del programma come Francamente, la cui assenza dalla finale è un errore di sistema.
Paola Iezzi (e Paola&Chiara) : 7
Nelle parti in commedia Paola sembra aver ereditato il posto di Morgan al tavolo, ma con maggiore – come dire – educazione e meno spocchia da rockstar: era lei a dispensare aneddoti sulla storia della musica, a volte ricadendo anche nel nerd spinto. In finale si è limitata ad essere fan di tutti, presentare il nuovo singolo da solista Club astronave e poi un medley con Chiara di Festival, Vamos a bailar, Furore e Festa totale. Che hai voglia a essere l'inviato di Rockit detentore del sacro fuoco dell'indie, come cazzo fai a non cantare. Tralaltro: per uno strano caso del destino e di incroci di edizioni di Festivalbar, questa era la prima volta delle Iezzi Sisters in Plebiscito.
Lorenzo Salvetti : 7
Supera ampiamente la sufficienza questa volta per aver sorretto un palco così grande e complicato con una semplicità da popstar. All'asta e con i ballerini così come al piano. Per la manche My Songsi è autoassegnato Cosa mi manchi a fare di Calcutta – scelta paracula come quelle del suo giudice – ma ha fatto bene e gli sta bene addosso. Nel best le esibizioni sono mille volte più centrate che nei live in teatro e il pubblico lo adora. Quasi ho pensato stesse per vincere, anche per l'inedito che seppur emulativo del proprio giudice, rimane incollato al cervello. Un quarto posto di grande incorraggiamento.
I Patagarri : 8
Il coraggio di portare una formazione così complessa non solo a un talent ma di saperla sporcare con il pop – come nel singolo Caravan, uno dei migliori dell'annata – ma anche con le logiche televisive. Qualche passo falso? Ok. Una formula ripetuta? Si. Ma almeno un palco pieno di gente che suona così bene diciamo che è già di suo un miracolo. Scelgono Cam-caminì per la My Song e sono l'act che più trascina e conquista la piazza, tanto da attivare una – piccola – contestazione all'annuncio del loro terzo posto.
Les Votives: 7
Il rischio di sembrare il generico dei Måneskin c'era. E invece sono stati bravi a scongiurarlo nonostante alcune assegnazioni kamikaze di Lauro. Scelgono una intoccabileSomeone Like You e la riescono a portare nel loro mondo. Ed era difficilissimo.
Achille Lauro: 6
Un percorso mortalmente paraculo. Al servizio del suo senato che l'ha seguito fedelmente portandolo ad essere l'unico giudice della storia – sicuramente italiana – di X Factor ad arrivare in finale con la squadra intatta. Se dovesse essere riconfermato speriamo in scelte un filo più coraggiose. E ricordate quando ho scritto che le sue intro erano lunghissime? Ecco, su una introduzione de Les Votives è andato così lungo che a metà discorso PUM! è partito il jingle dell'esibizione. «Chi perderà sarà il vero vincitore» dice a un certo punto – o qualcosa del genere, dopo un minutino era difficile seguirlo – comunque prevedendo la tranvata che avrebbe preso, non vincendo contro ogni probabilità.
Marco Mengoni: 4 alla delusione, 8 alla comunicazione
Questa mi tocca spiegarvela. Nei giorni precedenti alla finale la stazione della metropolitana Museo è stata interamente brandizzata per promuovere il nuovo singolo ManDarE TuTto All'aRIA – non mi si è rotta la tastiera: è proprio scritto così –. Storie sibilline sia sue che dei membri della sua band hanno convinto il suo fandom – L'Esercito – che sarebbe stato a sorpresa ospite della finale, anche per celebrare i 15 anni dalla vittoria del talent, al tempo ancora su Rai2. Teoria folle? Si, probabilmente. Ma le decine di fan di Mengoni in piazza che cercavano di entrare nel pubblico hanno ridefinito decisamente il concetto di hype. Anche quando il cantante letteralmente non fa nulla. Alla fine, Giovanni Pallotti, bassista di Mengoni – e direttore musicale di Margherita Vicario, Angelina Mango e mille altri – era sul palco nella band di Robbie, così come Bob Angelini.
Gigi D'Alessio: MAI NON MOLLARE MAI
Un medley che sorprendentemente addirittura riprende quella Una Magica Storia D'Amore diventata virale grazie a Elodie e Mon Amour con l'arrangiamento della Mon Amourdi Annalisa, con Un Nuovo Bacio in duetto con la "propria" piazza. C'era una popstar internazionale a Napoli. E se la piazza ha risposto forte e chiaro a Robbie, vi assicuro che ha gridato ancor più forte e ancor più chiaro per Gigi, re di Napoli. D'Alessio ben conscio di tutti i pregiudizi sulla sua persona a causa dei non riuscitissimi dischi in italiano, si è messo in gioco in tutta la sua carriera recente, dimostrando le proprie competenze di musicista puro, flirtando con l'urban portando nel mainstream tantissimi talenti – prima del botto, Geolier era nell'album Buongiorno – e ha valorizzato al massimo il repertorio il lingua napoletana, quello della transizione da neomelodico a pop, riuscendo a diventare addirittura cool, finendo per piacere o quantomeno stare simpatico anche a chi ha la peggio puzza sotto al naso. E anche chi lo nascondeva come una guilty pleasure, ora non lo fa più. Monumento umano, può piacere e non piacere, certo, ma non si riesce a non volergli bene. Da lui e Giorgia viene un momento commovente di saluto e ricordo dell'altro grande protagonista del Plebiscito, Pino Daniele, con Napule È piano e voce, in omaggio alla città.
Manuel Agnelli: 8
Ha capito ESATTAMENTE come si fa il mestiere del giudice di X Factor. Alla sesta volta? Si, non che le altre volte sia andata male, eh. Ma il percorso di Sherol insegna che era un attimo scivolare. La prima vittoria di Manuel, icona del rock alternativo, arriva da una ragazzina che fa pop ricercato e raffinato, con una voce pazzesca. Durante il live finale è affettuoso con tutti i cantanti di Lauro e si lamenta del freddo. Dopo la vittoria di Mimì tira fuori una perla: «Comunque la pizza la fate veramente molto buona anche qui a Oslo».
Mimì: 7 e mezzo
Per assurdo la finale è stata il live in cui Mimì è stata vocalmente meno perfetta del solito. Ma poco male, hanno parlato per lei il percorso e le assegnazioni chirurgiche del suo giudice. Per la manche My Song sceglie Because The Night, portando acqua al mulino dell'opinione di Manuel sul rapporto tra la sua voce e i classici. L'inedito è decisamente il meno potente dei quattro nonostante la firma di prestigio perchè questa rilettura di Baby ha la mano di Madame troppo evidente. Mimì, tuttavia, vince meritatamente perchè rappresenta a pieno la voce di questa edizione, capace di rovistare nei cestoni con Jessie Reyez, ma anche di scomodare Mina o far commuovere con La Sera Dei Miracoli, lasciandosi vistosamente emozionare dalla piazza ma senza perdere il controllo sullo staging. Con il suo fare da folletto, ancora vede la musica come un gioco divertente, e speriamo continui ad essere tale anche mentre prova a spiccare il volo.
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L'articolo X Factor 2024, le pagelle della finale: la sera dei miracoli (di San Gennaro) di Marco Mm Mennillo è apparso su Rockit.it il 2024-12-06 01:51:00
COMMENTI (1)
"Ha comunque portato sul palco dei live uno dei talenti più cristallini del programma come Francamente, la cui assenza dalla finale è un errore di sistema".
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