Che cosa c’è, al di là del ristretto circoletto dell’editoria italiana, di meno appassionante della “lotta” per il Premio Strega? Il maggiore premio letterario italiano, dopo i primi periodi di fasto e notorietà, vive ormai da tempo immemore in una sorta di letargo che lo fa assomigliare a una versione in tono decisamente minore del Festival di Sanremo degli anni Ottanta. Tanto per dire. Tuttavia se si è, come me, curiosi anche e soprattutto di rovistare “nei cestoni dei supermercati” alla ricerca del “tailleur rosa Chanel”, per citare una celebre puntata dei Simpson, alle volte potrebbero accadere delle soprese. Ed è, esattamente, quanto mi è capitato quando ho terminato la lettura di Ferrovie del Messico di Gian Marco Griffi, uno dei romanzi più pazzi e sregolati degli ultimi anni: non solo il romanzo mi ha decisamente appassionato ma ha fatto risuonare in me delle consonanze, ritmiche e “filosofiche”, molto vicine a Yen Ko, il nuovo album dei Rumba de Bodas.
Ma che c’azzecca un libro come Ferrovie del Messico, proposto al Premio Strega da sua maestà Alessandro Barbero con una motivazione deliziosa (“In un panorama letterario come quello italiano, che sembra oggi dividersi tra il racconto quasi giornalistico di «storie vere», possibilmente tragiche, e il rimuginamento sull’eterna crisi della famiglia borghese, Ferrovie del Messico si staglia con un’originalità che merita di essere segnalata”) con il disco dei Rumba de Bodas? Abbiate pazienza, adesso vi spiego tutto.
Todo Mundo
E oggi è una bellissima giornata di primavera, anche se numerosi temporali si rincorrono per tutto il pomeriggio: Cesco sta raggiungendo Tilde. Mentre percorre l’intrico di vicoli tra ginepri e carrubi pensa al modo migliore per dichiararsi, e scopre che non ha in mente neppure un modo per farlo. Una bambina saltella sul selciato di fianco al cannone rugginoso di piazza Elkomenos Christòs e gli fa ciao con la manina. Cesco contraccambia il saluto.
Mi piace iniziare così questo mio paragone a cavallo tra musica e letteratura per segnalarvi, fin da subito, le specificità del libro di Laurana Editore, ovvero uno stile unico nel suo genere, capace di cambiare registro a ogni paragrafo, in un continuo match con il lettore. Di base, infatti, il romanzo sarebbe il resoconto di quanto è accaduto “nel febbraio del ’44 un milite della Guardia nazionale repubblicana ferroviaria delle Repubblica di Salò, sede di Asti, viene incaricato di compilare una mappa delle ferrovie del Messico” ma, come potrete immaginare, tutto cambia. Esattamente come il romanzo ora si allarga ora si restringe, andando ad abbracciare ora la storia piccola ora la Storia grande, toccando la filosofia, la commedia (vivaddio) e il paradossale, così il primo pezzo di Yenk Ko dei Rumba de Bodas è difficilmente incasellabile in un genere, ma si presenta e si sviluppa come, essenzialmente, fluido: non per una questione di gender ma proprio di liquidi che si muovono nello spazio.
I’m a Mess/ Fetes Des Mouvements
Ci attendeva alla Stazione di San Cristóbal con un sigaro in bocca e il solito vestito di lino color panna buono per un banchetto nuziale. Era un bravo cristo, Gustavo, e anche esplicito, uno di quelli che ti guardano in faccia per comunicarti che pregare un dio è un’imperdonabile perdita di tempo.
Il senso di movimento, di ritmo unito alla percezione di uno spazio che è in continuo movimento stanno proprio alla base dell’etno-jazz sia dei Rumba de Bodas sia del romanzo di Griffi. Tanto è vero che intorno al gruppo si può leggere: “Unendo mondi e suoni diversi, i Rumba de Bodas e i Newen Afrobeat (dal Cile) si tuffano tra le variopinte sfumature afro-latine per parlare di quanto sia necessario non sottomettersi alle condizioni di nessuno se non alle proprie, liberandosi, soprattutto, al mistico potere del ritmo”. Percorsi, seppur in forme d’arte distinti, molto simili non trovate?
Isole
In altre parole, vogliono vedere i grandi maestri tirare di scherma in allenamento, ma non vogliono saperne dei combattimenti veri e propri, quando i grandi maestri lottano contro quello che ci spaventa tutti, quello che atterrisce e sgomenta, e ci sono sangue e ferite mortali e fetore.
Uno dei pezzi che preferisco dell’intero disco deve, necessariamente, andare di pari passo con uno dei passaggi del romanzo che ho trovato più gusti. Questo binomio, infatti, è utile per me ma anche per voi per comprendere meglio il valore intrinseco delle sue opere, opere che non hanno timore di esplorare uno spettro dei sentimenti molto ampio. Se stavate pensando all’album dei Rumba de Bodas come un infinto carnevale pieno di etnicità da ballare avete ragione solo in parte: ci sono momenti, come questo, maggiormente rilassati, introspettivi, che dimostrano come il gruppo bolognese ormai abbia imparato benissimo a dosare la velocità del proprio viaggio in musica.
Chala/High Life
Cara Tilde, oggi l'amore squarcia le radici degli alberi, scoperchia le tombe e fa traballare i morti, gli scheletri tremolano sospesi a mezz'aria prima di sbriciolarsi come il grano tra i cilindri d'un mulino, scaraventa i coppi (...) ma non scompone neanche un capello a te, che dovresti essere l'unica travolta...
Che cosa rende un’opera da interessante a veramente bella? Non ho una risposta in merito, se ce l’avessi probabilmente avrei in mano una delle grandi verità della vita tuttavia, a naso, posso dire che una forma d’arte, qualsiasi essa sia, quando riesce a toccare plurime corde dei sentimenti compie, a pieno titolo, ottimamente il proprio lavoro. Bene, queste due canzoni e passaggi come quello ricordato poco sopra di Ferrovie del Messico lo fanno e non ci rimane altro che applaudire.
Krabu/Kalahri
Fumare rappresentava l'unico metodo per scandire il tempo e svolgere un'attività diversa dal rimestare tra i frammenti tetanici di una vecchia locomotiva o abbandonarsi alla voragine dei suoi pensieri: il dittico finale.
Il dittico finale dell’album dei Rumba de Bodas si “accoppia” bene con questa frase tratta dal romanzo perché illustra, a mio modo in maniera lampante, cosa siano queste due opere: due opere anche di intrattenimento, nel senso più puro e genuino della parola. Non voglio spingermi a definirle pop, non sono così incosciente, ci mancherebbe, ma comunque mi pare chiaro come esse abbiano un certo qual afflato popolare. Un afflato che ci spinge ad apprezzare un romanzo tanto “sghembo” per le orbite editoriali odierne e per metterci a ballare ascoltando una musica così poco “radiofonica” come quella dei Rumba de Bodas.
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L'articolo Un disco che viaggia a ritmo di Rumba di Mattia Nesto è apparso su Rockit.it il 2023-03-03 17:05:00
COMMENTI (2)
Grazie.
Ed ecco che mi tocca comperare un libro e un disco.