“Mmh ha ha ha”. Questa, più o meno, è la prima cosa che ti viene in mente quando pensi a Young Signorino. Con ogni probabilità non ricordi neanche che proprio quello è il titolo della canzone, ma solo quel ritornello che è entrato nella testa a tutti quanti esattamente un anno fa.
Paolo Caputo, questo il suo vero nome, classe 1999, ha pubblicato qualche giorno fa il suo secondo EP, dal titolo “L’epd’amore”, scritto proprio così. Nel 2018 era stata la novità più interessante e allo stesso tempo dibattuta tra le nuove proposte musicali. Merito di un'infilata di singoli come "Padre Satana", "Dolce Droga", "La Danza dell’Ambulanza", "Coma Lover", che hanno raggiunto milioni di visualizzazioni su YouTube.
Lo stesso anno usciva “Total Black”, il suo primo progetto musicale compiuto, che lo aveva visto collaborare con cinque produttori diversi uno per ogni track: RealLife Livin, Holly, William Gega, UZ e Unknown instrumentalz. Quell'EP, che ci crediate o meno, aveva qualcosa da dire, o meglio aveva qualcosa da dimostrare: anche Young Signorino può fare un disco, lo dimostrano tracce come “Polo Skrt” o “Nebulosa”. Sopratutto lo faceva da solo, nessun featuring o collaborazione che lo aiutassero a spargere la sua wave disturbante: solo la sua voce che diventava beat, parola e voce narrante.
Young Signorino è entrato nel mondo della musica come un pacchetto bello compresso di politically incorrect e fastidio: si professava genitore adolescente, satanista con un passato di droghe e cliniche psichiatriche (dichiarazioni poi smentite nella sua prima video intervista qualche mese dopo).
Ad aumentare straniamento, e di conseguenza interesse e morbosità nei suoi confronti, era quel suo loop onomatopeico e ridondante, che nella dimensione italiana arrivava a mettere in crisi il significato di trap e le sue modalità di espressione.
Tra chi lo ha considerato una vera e propria macchina generatrice di odio e chi lo ha definito il nuovo dadaista della musica, è riuscito a far parlare di sé, portando qualche volte l’attenzione, oltre che sui suoi tatuaggi facciali, sul senso ultimo dei suoi brani, che rispecchiavano una cura nei dettagli impressionante. Il vortice di immagini e suoni cui dava vita, a meno di non aver preconcetti molto forti, almeno per un attimo ha stregato chiunque lo guardasse. O forse aveva ragione chi pensava fosse un meme vivente, un progetto unicamente paraculo come già se ne sono visti altri (ve la ricordate “Pasta con tonno” di Bello Figo, vero?!).
Scorrendo le tracce di “L’epd’amore”, forse, possiamo farci un'idea più chiara. Nulla di ciò che ascolti è cio che non ti aspetteresti da uno come Young Signorino: l'esatta formula usata per rompere le logiche del mercato appena un anno fa viene riproposta in maniera schematica, con frasi assolutamente slegate tra loro, parole non cantate ma sillabate, la frase “Sono io, i-io, i-io, io” come apripista per ogni brano a rimarcare che sì, è proprio lui.
I beat sono probabilmente l'unica cosa che funziona davvero, o che comunque hanno qualcosa di nuovo da comunicare; la produzione è stata curata da Dbackinyahead, giovane produttore di Pescara (già al lavoro con la FSK) che sta dietro ogni brano di questo secondo EP. Di cui nessuno, forse nemmeno chi la prima volta aveva visto i propri occhi brillare di fronte all'alienante figura del trapper romagnolo, in fondo sentiva l'esigenza.
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L'articolo Ma davvero Young Signorino ha già pubblicato due dischi? di Chiara Lauretani è apparso su Rockit.it il 2019-10-29 10:30:00
COMMENTI (1)
Tutti i trapper sono un'aberrazione. A maggior ragione chi esalta la droga e altri vizi. Eppure pur detestando questo tipo di musica e i messaggi che lancia il personaggio di young signorino personalmente mi è simpatico.