L'Occidente ha l'emicrania. Il suo male di testa è tensivo. E' frontale, laterale, occipitale. E' bianco. E' un black-out bianco. E' stress fisico, psicologico. E' la necessità di essere sempre più produttivi, sempre più performativi. E' il senso di colpa di non esserlo abbastanza. E' una vita di dieci ore davanti a uno schermo, a un computer, a uno smartphone, a una televisione. E' la ripetizione di uno stesso gesto centinaia di volte. E' il contratto che scade. E' il tutti contro tutti in azienda, in famiglia, nel mondo-giungla. E' lo smarrimento e la guerriglia. E' abbaglio, macchia oculare, brachicardia, tachicardia, sonnolenza, acufene, disfunzione sessuale, formicolio, reflusso, vuoto di stomaco, tremore. E' la melancolia dell'automazione, dell'alienazione, di chi non sa più guardare il cielo ma solo l'orizzonte. La melancolia lieve, diffusa, implosiva, livida. Come l'orizzonte livido, assente perché non c'è un'utopia, non c'è una fede, non c'è una tensione verso l'assoluto in grado di proteggerlo dal Nulla.
Gli è rimasto solo il mercato. La totale assenza di significati della realtà ultravelocizzata e conformata a prodotto. Il Nulla alfanumerico dove ogni cosa è devota al denaro come unico generatore di valori. Il denaro e la sua crescita infinita. Il denaro e un corpo. Il corpo occidente devitalizzato che il mercato ha reso consumatore e la tecnica funzionario. Un oggetto organico incapace di trovare nel proprio essere-nel-mondo un senso oltre quello annichilente della propria reificazione, della propria consumazione di produttore e consumatore. Un qualcosa che colmi l'assurdo di una vita-verso-la-morte (biologica e ancor prima psichica) a cui il bancomat non può dare nessuna risposta.
Agisce e reagisce all'interno di questa prospettiva “White Out”, primo disco dei Barachetti / Ruggeri: un duo, anzi un Due, formato da Luca Barachetti (ex Bancale) e Enrico Ruggeri (ex Hogwash, oggi musicista sperimentale) e basato sull'incontro / scontro di due visioni espressive, che portano in dote voce e suono, parola e ritmo, corpo e trama.
“White Out” è un concept album sul male di testa come epifania del declino etico, culturale e soprattutto esistenziale dell'Occidente. Una fotografia dell'apocalisse a bassa intensità ma ad altissima disperazione dell'uomo nella tarda modernità. Un susseguirsi di brani imprevisti (ovvero non pianificati), canzoni-non-canzoni dilatate e contorte, tracce non scritte ma scritturate dal reale come indagini radicali e radicate sulle possibilità del suono e del linguaggio. Da una parte una manciata di testi in forma di poesia scritti da Luca Barachetti, una poesia che però deve fare i conti con altro suono; dall'altra le macchine analogiche, gli strumenti autocostruiti e gli strumenti tradizionali (ma suonati in modo atipico) di Enrico Ruggeri, per la prima volta alle prese con delle parole dall'inizio del suo percorso sperimentale.
Il risultato è un disco di esperienze sonore tutte differenti, che non tralasciano suoni psichici e disturbanti ma pure scampoli meditativi ed evocazioni. Dodici brani divisi fra otto tracce sul e nel male di testa (come rappresentazioni e disvelamenti: “Dolore bianco”, “Corpo Occidente”, “Pulsa”, “Macula”, “White Out”, “Mare morto”, “Panda psichico”, “Uomo occipitale”) e quattro tracce analgesiche (come tentativi di ribellione salvifica: “Uomo scritturato”, “San Sebastiano”, “Cretto del vero”, “Fiume verticale”). Una massa sonora che è il frutto di tre anni di lavoro e di un vagare fra influenze, stimoli e suggestioni suonando poco, riflettendo tanto, mangiando e ridendo molto, umanamente.
Il percorso verso “White Out” ha visto Barachetti / Ruggeri transitare attraverso alcune tappe fondamentali. Prime fra tutte le due videoperformance “Fiume verticale” (youtu.be/A0c6mQL0rpc, con il violinista Michele Gazich) e “Uomo occipitale” (youtu.be/bCBsAuKT7wk, con lo psicoterapeuta bioenergetico Claudio Agosti) in cui i due brani presenti anche in questo disco sono stati proposti in versioni profondamente diverse. Ma assai importante è stata anche la performance “A l d i q u a e a l d i l à d e l morire” tenuta in occasione della Giornata della Memoria dell'anno scorso, dove l'installazione “Fiume verticale” ha interagito con le parole di Paul Celan e la batteria di Gionata Giardina.
“White Out” è insomma l'approdo artistico, politico, personale di un ritrovarsi nel grande black out bianco del contemporaneo accelerato, dove l'orizzonte è scomparso, il paesaggio è freddo, disumano e ogni cosa è indistinguibile. Ma in questo bianco baluginante dove la nostra testa pulsa e ci dice che siamo esseri cardiaci di carne, nervi e sangue possiamo ricominciare a lasciarci travolgere dalla realtà, a farci trafiggere dall'amore e spaccare dalla consapevolezza. Per rialzare il cranio verso un'azzurrità salvifica. Una reazione vitale mai come ora necessaria: uomini occipitali che tornano ad essere Uomini verticali.
LA COPERTINA
L'immagine di copertina e tutte le immagini di “White Out” sono dipinti delle pittrice Alice Falchetti che dopo aver ascoltato il disco ha realizzato una serie di opere che traspongono visivamente i sentori dei brani.
White Out
Barachetti / Ruggeri
Descrizione
Credits
Prodotto da Enrico Ruggeri con la collaborazione di Luca Barachetti
Registrato da Enrico Ruggeri a casa sua, Pradalunga (BG)
Mix di Enrico Ruggeri a casa sua, Pradalunga (BG)
Mastering di Paolo Costola al MacWave Studio, Brescia
Dolore bianco
Un brano di risveglio. Il male di testa apre gli occhi: un male di testa frontale, osseo, che condanna ad una passione casalinga, luminescente e giornaliera. Il tempo viene congelato in un lied psichico, il battito cardiaco è rallentato, la sonnolenza è da dopo stress, ogni suono è lontano e rumoroso. Ciò che ci lascia il presente è una passione senza resurrezione. Che il giorno seguente scompare, ma ritornerà. Ciclicamente e senza soluzione. Nel sepolcro su cui è inciso il nostro nome noi non ci siamo.
B / voce, effetti sulla voce
/ R casio sk1, korg ms10, arpa eolica percossa, feedback
Corpo occidente
Un pezzo funebre. Produci e desidera. Ma questa parte di mondo che produce ogni cosa a ritmo forsennato e infinito e altrettanto ossessivamente e infinitamente la desidera non riproduce più sé stessa e non desidera la vita. La saturazione del desiderio è la fine del desiderio. Il disastro esistenziale è anche biologico, l'erezione occidentale è debole, siamo una civiltà indifesa da sé stessa. Il muscolo cardiaco che accelera e decelera è un tamburo mortuario in una città acufenica. Non rimane altro che drogarci di redbull. Forse.
B / voce, effetti sulla voce
/ R macchina egc, korg ms10, oscillatore bad vibes
Pulsa
Una canzone folk suonata percuotendo uno strumento antico come la chitarra. Il tutto per raccontare una notte dopo la battaglia, un accampamento situato chissà dove, un soldato e il suo mal di testa che fa palpitare la storia in un momento di sconfinata consapevolezza. In un tempo che, nonostante il sangue e tutta la putredine della Storia, aveva ancora un albore.
B / voce, cori, loop station
/ R chitarra cort yorktown percossa, korg ms10
Uomo scritturato
La prima delle tracce analgesiche è un invito a infilare la lingua nella realtà per quella che è. L'esortazione è agli artisti ma anche a tutti: ricominciamo a lasciarci travolgere dall'enorme mistero indicibile dell'esistere. Solo così riusciremo a dire di nuovo e tornare all'umano. Suggerisce il tutto un frammento di uno spettacolo di Alessandro Bergonzoni.
B / voce, effetti sulla voce, loop station
/ R arpa eolica percossa, macchina egc
Macula
Un altro male di testa frontale che provoca delle piccole macchie bianche davanti agli occhi. E un'astrazione sulle nostre possibilità di vederci chiaro in una realtà plumbea come questi suoni. Il titolo è ripreso da una poesia di Paul Celan, a cui il brano è dedicato.
B / voce, effetti sulla voce
/ R synth wsg, macchina egc, oscillatore bad vibes
San Sebastiano
Jaspers e un rullante torturato per l'analgesia di un trapasso d'amore. Niente si oppone maggiormente alla tecnica e al profitto della donazione totale all'Altro, gettandosi nel buio della sua radicale differenza, imprevedibile come le note emesse da un basso suonato da un ventilatore. E' questa oscurità che protegge dal non-senso e lascia in una piccola salvifica santità. E si sa che i santi non amano il denaro.
B / voce, loop station, rullante con vibratore
/ R rullante preparato, basso cort con ventilatore, casio sk1, delay
White Out
Nel tempo della crescita inarrestabile e dell'accelerazione una ninna nanna non può che essere un pezzo tecnoide che non induce il sonno ma una veglia convulsa. Il resto è sintomatologia di un male di testa fra stordimenti, auree, catarri, formicolii, vuoti di stomaco, pesantezze, riflussi gastrici e relative controparti sonore. Il ritmo è quasi di taranta e chissà che l'emicrania non passi.
B / voce, effetti sulla voce
/ R macchina egc, korg ms10, oscillatore bad vibes, oscillatore cleartone, delay
Mare morto
Se la modernità è liquida allora navighiamo con la nostra barca-mercantile in un lago immobile come questo eterno presente tecnicizzato. Siamo un tempo-senza-tempo che non ha più utopia, religione, vita. Non sappiamo dove andare, ma in compenso abbiamo tantissimo sale.
B / voce, cordofono percosso
/ R motorini elettrici montati su scatola di legno con microfono a contatto, cordofono percosso
Cretto del vero
Parole emerse inarrestabili come magma dalla visione di un'opera di Alberto Burri a cui il pezzo è dedicato. La presa di coscienza è una spaccatura sempre analgesica, così come la fede verso la bellezza, unica vertigine buona, fede che annulla il Nulla, cassa dritta che raddrizza la spirale.
B / voce, effetti sulla voce, voce in latino
/ R macchina egc, synth wsg, oscillatore cleartone
Mariangela Paleari: voce in inglese
Alexandra Lagorio: voce in francese
Alessandro Alia Curcio: voce in tedesco
Panda psichico
Un brano satirico. Il mercato ci vuole in forma, tonici, scattanti, tatuati. Da lunedì al venerdì ufficio. Due sere alla settimana palestra. Ma abbiamo le occhiaie. E al sabato male di testa.
B / voce, effetti sulla voce
/ R casio sk1, korg ms10, fiatone
Uomo occipitale
L'uomo occidentale è occipitale. Vive lì il suo orizzonte esistenziale accelerato e sommamente stressante. Egli bussa alla porta del suo stesso teschio dolorante e il suo tremore è di luce, una luce grigia che acceca fra acufeni e altri suoni concreti che costruiscono il suo spaesamento, lo scorrere del suo braccio in un tempo piano, e quindi piatto, senza una dimensione verticale. Ciò che riesce a dire sulla sua condizione lo dice in un crash verbale che non è proclama, preghiera o altra parola di futuro e salvezza. Ma forse un giorno tutto questo dolore diverrà un fiume verticale.
B / voce, effetti sulla voce, crash verbale
/ R macchina egc, alesis hr16, oscillatore bad vibes, feedback
Fiume verticale
La chiusura del disco è una lorica contemporanea, una preghiera umana in forma di corazza che dall'uomo parte e all'uomo arriva. Una richiesta al dolore del nostro vivere come esseri assurdamente finiti di proteggerci dal dolore del vuoto esistenziale di una vita al bancomat. Le parole si fanno corpo, il suono è un emissario della terra disumanizzata, verso l'alto. Verso un'azzurrità salvifica cui rialzare il cranio. Una reazione vitale mai come ora necessaria: uomini occipitali che tornano ad essere Uomini verticali.
B / voce, piatto con vibratore
/ R synth wsg, casio sk1, chitarra burns artist con ventilatore, alesis hr16, oscillatore cleartone
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