Descrizione

In “mai” caspio si guarda alle spalle e si rivede. Non è mai stato pieno di speranze, ma forse le ha solo nascoste per non deludere se stesso. Gli sarebbe piaciuto essere diverso, prendere altre strade, avere altre opportunità. Inizia a sentire gli anni che passano, a sentirsi “meno tonico, meno ironico”.
Ma caspio non si attribuisce tutta la colpa e, per questo, cerca di essere indulgente provando a salvare quel buono che c’è, perché infondo “siamo sorpresi sì, ma inattaccabili”. Ritrova se stesso nella voglia di fare, nella speranza, nell’entusiasmo di chi è un po’ più giovane, ma, al contempo, mette in guardia: non sarà tutto come te l’aspetti, non succederà tutto quel che credi, non si avvereranno tutti i tuoi sogni, tieniti pronto a convivere con il rimpianto di quello che sarebbe potuto essere.
Caspio, classe 1985, appartiene ad una generazione dimenticata, sfortunata, a metà tra i boomers e la Z-generation. Una generazione, quella dei trentacinquenni, difficile da definire. “Millenials” li chiamano, per il solo merito di aver assistito alla rivoluzione digitale e di essere stati coscienti - ma non troppo - quando il 2000 è diventato l’oggi. Una generazione disillusa da un lavoro che non si fa trovare, piegata da una società che non appartiene loro, sempre troppo giovani o troppo vecchi, rattristata da genitori che, per la prima volta della storia, stanno meglio di loro.
Caspio, però, è anche pienamente consapevole che, al di là e grazie alla fatica, alle difficoltà, alla sfortuna, la sua è una generazione forte, robusta. Cresciuta nei meravigliosi anni ’90, con la migliore musica a fare da colonna sonora, non troppo piccoli per i Nirvana, non troppo vecchi per i Twenty One Pilots, con un’infanzia libera e spensierata, senza strumenti, senza artefatti, la sua è la sola generazione a cui si può attribuire davvero quel termine così abusato: resilienza.
Istruiti, cinici, scettici, in grado di reinventarsi: caspio omaggia la sua generazione. Una generazione che ha voglia di riprendersi ciò che le spetta, che ha voglia di riscatto. Una generazione che non si arrende, che non molla.
Mai.

Si sente forte l’influenza degli anni ’90, del trip-hop alla Massive Attack, dei Nine inch Nails, ma anche di gruppi stranieri più recenti come i The National. Con “mai”, caspio si discosta un po’ dagli 80-ismi del suo precedente album, Giorni Vuoti, e omaggia la sua generazione con un sound meno dark, forse più rock, un po’ nostalgico.

Credits

Il brano è stato prodotto da caspio in collaborazione con Cristiano Norbedo il quale, oltre ad aver co-prodotto “mai”, ne ha curato il mix. Il master è stato affidato a Riccardo Carioti del One Eyed Jack Studio.

COMMENTI

Aggiungi un commento avvisami se ci sono nuovi messaggi in questa discussione Invia