“Primo Vere” è l’inizio di qualcosa di migliore, un percorso di purezza simboleggiato dalla primavera.
Il disco è stato interamente scritto in una casa abbandonata, isolata, sprovvista di riscaldamento e in una sorta di dialogo con un’entità. «Sono convinto che lì ci fosse una presenza. Non so dire se di natura benigna o maligna, ma di certo c’era un’anima incastrata da qualche parte. I brani sono spesso scaturiti dai dialoghi tra me e questa entità, da richieste d’aiuto. A volte, preghiere per scaldarmi, quando la mente sondava terreni che forse sarebbe stato meglio non indagare».
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