“IL CANTANTE DEGLI AC/DC” è un brano ironico e malinconico allo stesso tempo, un mix tra il migliore cantautorato italiano e un pop elettronico dal sound internazionale, dai rimandi a band come MGMT e Tame Impala.
Il pezzo è un dolce tuffo nel passato, nei ricordi legati alla scuola, agli amici, all’innocenza di quegli anni, ai nonni che si preoccupavano per te e che ora non ci sono più.
Il brano si sviluppa come un dialogo immaginario con una ragazza del liceo di allora, che viene ironicamente ricordata perché “urlava come il cantante degli AC/DC”.
L’urlo è un simbolo di impulsività, ma anche della libertà di esprimersi, dell’energia giovanile di quando si sa di avere tutta la vita davanti, tra presunzione e vitalità, che poi crescendo si perde, lasciando spazio al “parlare piano”, al piangere meno, sia per la vergogna sia perché agli adulti sembra essere meno concesso, al pensare solo alle proprie questioni, alla routine di vita e lavoro, dimenticando la purezza dei momenti legati alla propria crescita.
Anche la famosa band degli AC/DC, gruppo hard rock degli anni ’80, mito giovanile per molti, scompare dai ricordi. I protagonisti del brano infatti, non ricordano più, simbolicamente, il nome del cantante della band, star della loro adolescenza.
Cantata a tre voci, la canzone cresce lentamente in intensità e ritmo, passando dalla dolcezza di un ricordo lontano a un finale sempre più intenso, tra la nostalgia del passato e la cupa consapevolezza di un presente meno scintillante e più monotono. Da qui il suono di interferenza sonora o di chiusura della trasmissione del segnale, che chiude il pezzo.
Un viaggio sonoro che, come nel caso delle migliori canzoni di cui ci innamoriamo, ci emoziona e ci porta a riflettere su temi universali, come il cambiamento e la bellezza del passato, che nei nostri ricordi non sfiorirà mai.
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