“Il mio non è un ritorno ma un commiato che spero sia degno”.
“Semper biot”, espressione milanese che sta per “sempre nudo”, è il titolo dell’album che segna il ritorno – o il commiato? – di Stefano Edda Rampoldi. E in cui il titolo è già una dichiarazione assoluta, perché “Semper biot” è proprio così, un disco “nudo”, sospeso tra un senso di tragedia imminente e un miracolo altrettanto a portata di mano. Un album di una portata poetica enorme, diviso tra la spinta al nichilismo e la trascendenza verso la salvezza dell’anima, tra ciò che la carne propone e quello che lo spirito suggerisce. Dannazione e Santità, dolcezza e maledizione. Un disco vero, totale, assoluto. Un disco che sanguina, e fa sanguinare. Apre ferite, ma per fortuna le cura.
“Scopavo la felicità”.
Al centro dell’album, delle splendide canzoni scritte dai due – tranne “Io e te”, il cui testo è ispirato al libro “Zoo” di Isabella Santacroce - la voce. Sorretta da una strumentazione appena essenziale, la voce di…
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