"La frontiera" è un disco cinematografico fatto di poveri che sognano di rapinare le banche, assassini western sotto la luna, narcotrafficanti africane bellissime, poliziotti sedotti, ragazzini naufraghi nel Mediterraneo, notti che ti mangiano e ti risputano fuori, gente che parte gente che resta, neolaureati, neogenitori. Tutti i protagonisti oltrepassano una frontiera umana o geografica, spesso entrambe e spesso al ritmo di una disco-music rurale tinta di western, di africa, di latino, di esotico. E' una frontiera anche fra il funk dei bassifondi e il cantautorato della provincia italiana, c'è il Bene e c'è il Male, ma "buoni" e "cattivi" - qui - non esistono.
"La frontiera" é un disco in cui dentro ci sono io con un rosario di scalogni al collo; una enorme caveja di ferro battuto male in mano, piantata per terra (raffigurante un gallo, il sole, la croce di Cristo e le fasi lunari); grosse gocce di sudore e lacrime in faccia; un poncho da disperato western addosso con colori d'Africa; capelli che diventano fiamme e poi nuvole; Oriolo dei Fichi sullo sfondo a sinistra, la Pietramora a destra; e una gigantesca luna piena che in realtà è una strobosfera da discomusic appesa al soffitto della Romagna.
Cinematograficamente è un film western contemporaneo ambientato in campagna, e i protagonisti sono tutti piccoli o grandi criminali con lo sguardo di Gesù Cristo. Musicalmente intreccia la funky-disco di fine anni '70 (Chic, Nile Rodgers) con il cantautorato italiano (Battisti, Dalla, Ivan Graziani) e tematiche alla Fred Buscaglione. Personalmente ammetto di averlo arrangiato e registrato durante il periodo più difficile della mia vita (fin ora), tutto in gran resistenza: è un atto di amore, fede e disperazione. Ho suonato (male) tutti gli strumenti, non per velleità da polistrumentista ma per metterci proprio tutto il sudore che ho a disposizione. C'è il mare in tempesta di notte, il grano appena mietuto, la luna piena che ti sfrega sulla guance, tanta Romagna e tutta la mia polvere.
La frontiera
Fabrizio Caveja
Descrizione
Credits
Musiche, testi, arrangiamenti e produzione di Fabrizio Barnabè.
Eccetto "Sarai madre" (musica di Bruno Dorella e Fabrizio Barnabè); "Il giorno della mietitura" (arrangiamento di Filippo Gaddoni, Fabrizio Barnabè e Nicola Valtancoli) e "Parti pure" (arrangiamento di Fabrizio Barnabè e Ram Das Foschi).
Esecuzione dei brani (batteria; congas, metiss, cabaza e altre percussioni; basso; chitarre acustiche, classiche, elettriche; piano; sintetizzatori; voci) di Fabrizio Barnabè.
Chitarra elettrica nel finale di "Lampedusa (dove sei?)" e in "Parti pure" di Ram Das Foschi.
La chiusura di "Sarai madre" è rubata da "Futura" (Lucio Dalla); l'intro di "L'assassino e la bambina"
è tratto da "Giù la testa" (Sergio Leone, 1971).
Registrato fra Oriolo dei Fichi, Castel Raniero, Pideura, Pietramora e casa (Faenza) da Fabrizio Barnabè;
e al Dunastudio (Russi) da Andrea Scardovi.
Missato e masterizzato al Dunastudio con Andrea Scardovi nel maggio del '17.
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