Diversions viene concepito nelle remote stanze della Fattoria di Legri, sede operativa e rifugio sicuro della Millessei Dischi. Cresce appartato, con la placida lentezza e la tenacia inesorabile proprie dell’edera e del gelsomino. In silenzio, lontano dal clamore e dalle sferraglianti palpitazioni della vita mondana, prepara con amorevole dedizione l’avvenire: tesse arrangiamenti, scolpisce suoni, leviga parole. Unicamente sulla scelta delle canzoni non gravano ripensamenti: fin dal primo giorno la scaletta è decisa e il traguardo fissato.
Diversions invoca il bisogno non rinviabile di una scorciatoia, di un’alternativa, di un itinerario d’emergenza. O magari accarezza il ricordo di luminosi e distanti momenti di fanciullezza, di gioco, di deriva felice e spensierata. Oppure collauda manovre evasive per uscire illeso dalle imboscate velenose della malinconia, dell’abbandono, dei giorni divoratori. Difficile sciogliere l’enigma di chi è reticente a pronunciare il suo stesso nome. Se deve farlo, lo scarabocchia furbescamente sulla costola laterale del digipack. Anche questa mossa è una scorciatoia, un passatempo e un diversivo.
I tratti sono rustici e poco addomesticati: l’esecuzione veloce e muscolare, la registrazione spogliata di artifici cosmetici, le chitarre elettriche sfrigolanti e selvatiche, il basso saturo e massiccio, la batteria che traina la musica sfrecciando a rotta di collo, il canto dispiegato e drammatico, la copertina nuda e sfrontata. Sono casalinghi perfino la sala di registrazione ed il banco di mixaggio, fabbricati dai Farewell to Hearth and Home con invidiabile sfoggio di maestria carpentieristica e competenze in ingegneria del suono.
Eppure sotto la corteccia ruvida palpita anche tanta dolcezza: nei testi immaginifici e trasognati, nei contrappunti languidi del piano elettrico, nel cicaleccio delle percussioni acquee e delle morbide spazzolature del rullante, negli abbracci confortanti e amorosi del violino, nella tiepida marea elettronica su cui galleggiano le musiche, nei viticci ondeggianti e profumati di chitarra acustica e ukulele, nell’immagine crudamente sbozzata di chi si prepara a lasciare per sempre casa.
Diversions parla delle cose di cui è necessario parlare acquattandosi nei cantucci più riposti o inerpicandosi ad altezze vertiginose, di modo che il piccolo diventi grandioso e universale ed il grande si faccia intimo e invisibile. Il doppiofondo oscuro delle villeggiature estive. La schizofrenia aggressiva di Leonard Nimoy che ciondola per locali notturni. Matrimoni in fonderia. Discepoli di Borges che vegliano sui nomi di tutte le isole del mondo. Bracconieri sanguinari a caccia di amore. Romanzi futuri che riscatteranno nella letteratura esistenze patetiche e dilaniate. L’assedio della meteopatia. Invasori mostruosi che sradicano Canberra con argani per la manipolazione della gravità. La casa paterna che si sbriciola e trascina nell’abisso cose troppo dolorose da menzionare.
Dieci passatempi.
Dieci deviazioni segrete per un mondo diverso.
Dieci contromosse per resistere in questo.
Diversions
Farewell to Hearth and Home
Descrizione
Credits
Musica di: Molteni, Balducci, Cappellini, Fanciullacci, Lanza, Beneventi
Testi di: Athos Molteni
Produzione: Millessei Dischi
Registrazione e mixaggio: Farewell to Hearth and Home e Tommaso Leonetti
Ufficio stampa e promozione: A Buzz Supreme
Distribuzione: Audioglobe/ The Orchard
Athos Molteni / voce, ukulele baritono, sample ambientali
Marco Balducci / chitarra acustica e elettrica, voce
Diego Boboli / Wurlitzer, sintetizzatori, voce
Francesco Fanciullacci / batteria, percussioni, voce
Nicola Beneventi / basso
Emma Lanza / violino, Wurlitzer, metallofono, voce
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