Nonostante l’evidente predisposizione musicale dimostrata sin da piccolo, cresce nell’assoluta indifferenza per lo studio di un qualsiasi strumento, al quale preferisce sicuramente il calcio. Poi, a 16 anni, la folgore. Scarica da eMule una playlist dal titolo pretenzioso - LE 50 MIGLIORI CANZONI DEL ROCK - e la traccia di apertura, nemmeno a dirlo, è Stairway to heaven.
Da quell’arpeggio, al limite del lo-fi, ha inizio tutto.
Dopo aver studiato chitarra per un paio di anni presso la scuola R. Bramucci di Fano e in qualche lezione privata, capisce che lo studio non è cosa sua e decide di affidarsi completamente al suo orecchio. Passa ore e ore a suonare i generi più disparati, chiuso nella solitudine della sua cameretta, in compagnia dei grandi nomi del rock, con i quali impara a suonare giocando. Insomma, non ha mai studiato musica, ma si è sempre divertito a suonarla.
A Fano ha modo di fare esperienza dal vivo con un paio di gruppi locali, finché non si trasferisce a Bologna, dove la sua storia musicale si interrompe per qualche anno. Nel 2015 parte per Edimburgo per un tirocinio all’Istituto di Cultura Italiana. Il rapporto diretto con artisti e persone di tutto il mondo nonché l’aria intrisa di cultura della città scozzese riaccendono in lui una miccia. Qui compra una tromba, usata da una famiglia scozzese, per dar vita alle melodie che gli ronzano in testa. Tornato in Italia, inizia a dare ascolto a ciò che cova dentro e a scrivere i suoi primi pezzi, abbozzati tra ricordi sbiaditi e note vocali sul cellulare. Si iscrive ad una scuola privata per studiare il piano per un paio di anni, poi abbandona per l’incombenza dei suoi doveri universitari. Nel frattempo continua a suonare, scrivere, cantare, nella solitudine di casa sua o nell’intimità di qualche sala prove “improvvisata” con pochi intimi, sperimentando e avvicinandosi ad ogni strumento che gli capita a tiro. Suona tutto e male, ma suona.
Fondamentale per la sua crescita è l’esperienza maturata con l’associazione culturale Asini Bardasci, con la quale collabora nella gestione del Teatro Apollo di Mondavio e nell’organizzazione di festival e spettacoli grazie a cui inizia a mettersi alla prova nelle proprie produzioni. Il contatto diretto con la gente, le cene conviviali, le serate passate a cantare con artisti e sconosciuti, lo aiutano a prendere consapevolezza di sé e del proprio sentire. Ri-scopre e approfondisce i cantautori italiani, e i suoi testi dall’inglese iniziano a virare verso l’italiano.
Nel 2017 un suo amico organizza - a sua insaputa - un concerto in cui avrebbe dovuto suonare pubblicamente le grandi cover del cantautorato italiano. O meglio, questa era l’idea degli organizzatori. Lui invece chiama suo fratello al basso e un amico alla batteria e in tre prove compongono una scaletta di inediti e qualche cover. Nasce così il progetto di musica sperimentale chiamato - in via del tutto ironica - Fabio Durso Live Trio. Il risultato è un mix delle influenze musicali dei tre, ovvero una combinazione di funk/jazz/latin/bossa/rock/hip-hop, condita da tanta psichedelia. Nonostante sia uno dei progetti più belli a cui abbia lavorato, il tutto si traduce in un nulla di fatto.
A partire dal 2018, una volta procuratosi la strumentazione necessaria ad auto-prodursi in casa, inizia a scrivere e registrare le sue idee, in ritiro nel suo studio artistico, consistente in una scrivania e una sedia site in mezzo al salotto/cucina del suo bilocale.
Grazie all’incontro con il fratello di note Bruno Renzi (aka Nojanoise), col quale avvia contemporaneamente un progetto elettronico assieme ad un musicista pesarese e ad una cantante canadese, le sue demo passano al livello successivo e diventano vere e proprie canzoni.
Poi, la pandemia. La pausa generale e la segregazione forzata gli danno modo di fare tutto ciò che aveva sempre sognato ma mai avuto il coraggio di fare: stare chiuso in casa a suonare. Suonare, suonare, suonare e nulla più. Nascono così diverse canzoni e inizia a definirsi nella sua testa l’idea di una trilogia.
Adesso manca solo l’ultimo step, ovvero portare il suo progetto al livello successivo.
I tre brani vengono prodotti e registrati presso il Marzi Recording Studio di Riccione, che negli anni ha visto gravitare artisti, tanto italiani quanto internazionali, del calibro di Zucchero, Fabio Concato, Stefano Bollani, Colombre, Maria Antonietta, Francesco de Leo e Nobraino, solo per citarne alcuni. Grazie all’incontro con Daniele Marzi, la sua musica riesce finalmente a trovare la propria dimensione e a rinascere a nuova vita, riuscendo a fondere gli elementi imprescindibili del cantautorato italiano con le influenze elettroniche di respiro internazionale approfondite nel corso degli ultimi anni.
Il master, invece, è firmato Davide Turbino, del noto studio torinese Officina Sonora.
A registrazioni terminate, si licenzia da lavoro e parte alla volta di Torino, in cerca di musicisti e di fortuna!
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L'articolo Biografia FAZIO di FAZIO è apparso su Rockit.it il 2021-06-22 16:14:31