L'IMPROVVISO

Le canzoni, come molte altre, erano là da tempo, in attesa di tempi maturi.
Solo dopo vari tentativi e slanci di entusiasmo andati a vuoto per produrli in studio, un giorno mi imbatto in Davide - allora per me uno sconosciuto - e gli chiedo: “ma tu fai anche arrangiamenti?”
Mi rispose di sì, ci incontrammo, parlammo. Misi sul piatto molti brani. 3 di loro andarono nel piano di produzione dell’EP.

L’EP è un esordio tardivo di una scrittura che ha radici più lontane: scrivo da tempo, 10, 15 anni. Ma non avevo mai affrontato la produzione di un progetto discografico.
E ho voluto sperimentare una produzione (tutta mia) lasciando spazio libero a tutti i miei collaboratori: Davide agli arrangiamenti, Ugo in studio di registrazione e ai mix, Kimberly alla grafica.
A me stesso ho chiesto di sperimentare la libertà: lasciare liberi gli altri di lavorare come gli pare. Con un'unica indicazione: seguire la bellezza, in senso ampio: ricercare l’armonia rispettando le proprie (le mie e le loro) contaminazioni ed influenze.
Insomma, avevo bisogno di sperimentare la sperimentazione:
- sperimentazione Sonora, fondendo influenze che abitano in me da molto tempo (l’armonia dei compositori italiani insieme al blues e rock anglosassoni, al soul e funk afroamericano);
- sperimentazione Estetica, con il “contenitore” Ep coerente a sé stesso;
- sperimentazione Espressiva, utilizzando nei testi il linguaggio più vero di me (insomma, ho scritto come parlo)
- sperimentazione del lavoro Collettivo: lasciar liberi gli altri di lavorare rispettando se stessi.
Quello che poi è diventato l’EP (titolo anche del primo singolo dell’EP) rivolta e interseca trame e tessuti sonori che sono parte di me.

I brani programmati da registrare erano originariamente 3.
La 4° traccia (Colorami) è stata suonata, registrata e piaciuta il giorno della sessione di registrazione.