Questo è un pezzo che cerca di puntare l’attenzione verso la classica via di mezzo: la figura che si pone giusto al centro, che non aggiunge né sottrae alcun contenuto alla conversazione ma ci tiene a essere lì, non a dire la sua ma quantomeno a segnalare la propria presenza.
In un momento storico e sociale in cui molti ci tengono ad esser visti, ad essere notati, a prescindere da ciò che hanno da dire, ho pensato che descrivere questa condizione cadesse a pennello.
“Ho scritto questo brano durante le prove con la mia vecchia rock band ‘Due minuti d’odio’, non era mai stato pubblicato prima e quando il gruppo si è sciolto l’ho riascoltato e l’ho scelto. “Piuttosto che” è stato dotato di una nuova veste e ho quindi pensato di riproporlo riarrangiato in chiave Flemma, con l’aiuto del mio caro amico Kristian Maimone, producer, arrangiatore e sound engineer.“
“Piuttosto che” è il classico sproposito grammaticale, una locuzione usata male, al di fuori del suo contesto corretto, ma entrata ormai in uso e quindi tollerata. Sembra dare un tono alla conversazione, ma in realtà è solo un disgiuntivo errante, senza carattere, privo di un concetto forte.
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