“DISTACCATI” il nuovo singolo in radio di Francesco Cavestri, è un brano di ampio respiro, perché affianca all’aspetto musicale anche una riflessione filosofica, sul senso della vita rispetto all’arte e sul modo in cui musica e cinema possono incontrarsi e rinforzarsi reciprocamente aumentandone il valore artistico.
Il pezzo è composto da una suite di suoni elettronici costruita intorno a un monologo tratto dal capolavoro di Fellini (di cui quest’anno ricorre un anniversario importante, ovvero il trentennale della scomparsa), “la Dolce Vita”, film che ha folgorato Francesco fin dalla prima visione.
Le parole, di struggente bellezza, sono un invito a vivere la vita all’insegna dell’opera d’arte riuscita, in una concezione, come suggerisce il titolo del brano, “distaccata”. Alla fine del monologo si apre una sezione ritmica che dà nuova vita al brano, come se effettivamente l’ascoltatore avesse raggiunto, grazie al picco d’intensità della musica, quel distacco predicato da Steiner.
Steiner, nel monologo, fugge dalla quiete apparente, dal silenzio, per rivolgersi all’inconscio, alla “vita fuori dalle passioni, oltre i sentimenti”.
Spiega l'artista a proposito del brano: “Il messaggio che ci lancia Fellini è quello di non temere l’incontro con il caos, con la parte più remota e pura del nostro animo: l’amore, inteso non come sentimento, ma come unica strada per raggiungere l’armonia con noi stessi, per vivere fuori dal tempo.”
Nel videoclip di “Distaccati (da “La Dolce Vita”) il personaggio che fa da collante tra le scene è il ragazzo con la macchina fotografica (interpretato dall’autore/compositore Francesco Cavestri) che assomiglia, vagamente, al connubio tra Marcello Mastroianni nella “Dolce Vita” e Toni Servillo nella “Grande Bellezza”. Lavora in questo pub dove, ogni giorno, fotografa i clienti, martiri della prigionia della società e contagiati da una noia sepolta dalla coperta di un’apparente felicità. Proprio per questo, tutti i suoi scatti sono grigiastri e asettici. Come un balbuziente che custodisce un mondo nel cuore ma non riesce ad esprimerlo con le parole, così sono i clienti del pub. Ognuno di loro vorrebbe parlare o agire ma non può farlo poiché esulerebbe dai canoni della dolce vita. Sono tutti vinti dalla società, consapevoli di esserlo. Un frutto si scontra contro la ruota della bicicletta del giovane che volge il suo sguardo verso la collina da cui proviene il frutto, una collina avvolta nella libertà e nell’opera d’arte riuscita, fuori dal tempo e dai sentimenti mondani. I personaggi, gli stessi della prima scena, ora sono liberi di esercitare la propria essenza artistica: la musica, la giocoleria (la ragazza con le arance), il tip tap (il ragazzo che nella prima scena grattava il gratta e vinci) e il volo (espresso dalla ragazza con il casco da aviatore e il modellino dell’aeroplano) E’ un mondo parallelo e ideale rispetto a quello descritto nella scena precedente. Qual è l’antidoto alla società cullata e inebriata dalla dolce vita? la musica, che fa mutare completamente l’atmosfera.
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