COMUNICATO STAMPA
“Freddocane2” è il nuovo disco dei Freddocane, compagine proveniente dalla più profonda provincia bergamasca che arriva al secondo lavoro a tre anni dall'esordio. Una band molto diretta e impattante, essenzialmente elettrica e dal drumming a dir poco incisivo. Un manrovescio di follia alle ipocrisie e alle convenzioni dominanti, che in questo nuovo lavoro fa evolvere scarnificandola sia la scrittura che il sound.
Chitarra, basso, batteria. Voce decisa e potente. Un suono che è rock, indomito e destabilizzante, ma si sporca anche di funky, reggae, psichedelia e di qualche curvatura melodica tutt'altro che rassicurante. Questo sono i Freddocane. “Cos'è sta merda?!” dice uno di loro all'inizio di “Lei lo sente” riferendosi a un gruppo dell'italico “rock” (virgolette d'obbligo) e basta questo per capire lo spirito di una band che bada al sodo e non ama molto le formalità.
“Freddocane2” è il disco della presa di coscienza e della reazione incazzata, mentre il lavoro precedente era l'album dell'incoscienza e del rimpianto. Qui la band, evitando qualsiasi sproloquio politico e sociologico, prova ad analizzare la società che ci circonda e i rapporti tra le persone, sbeffeggiando l'ordine costituito e massacrando la classe media standardizzata. Del resto ai Freddocane non interessano le storie del tipo “ti-amo-mi-lasci-sono-distrutto” quanto piuttosto infilare il coltello delle loro canzoni nelle piaghe della società, provando a tirarne fuori le contraddizioni e le storture ma sempre in modo poco consolante e normalizzato.
Le tracce del disco sono nate da una serie di jam session che il trio ha portato avanti in studio nei mesi scorsi. L'obiettivo era quello di arrivare a canzoni più grezze e “primordiali” rispetto al lavoro precedente, come in una specie di agguato teso all'ascoltatore e alle sue certezze. I testi, scritti tutti da Ivano (tranne uno condiviso con Beppe), procedono anch'essi con essenzialità e si basano soprattutto su suoni che vogliono evocare una certa sensazione piuttosto che un significato ben preciso. Il taglio delle liriche è insomma in qualche modo kerouachiano, con citazioni e giochi di parole (il testo di “Fa ch’entri” si può leggere “Fa ch’entri come entrai” oppure “Fuck entry, come and try”) o versi praticamente identici in cui cambiano solo alcune parole per dare sfumature diverse. Non stona in questo senso la presenza di un brano come “Senza respiro”, il cui testo nasce da una poesia della poetessa Margherita Guidacci.
Ma la voglia di instabilità dei Freddocane la si percepisce anche dalle molte citazioni di cui sono infarciti le parti musicali, i testi e gli spezzoni sonori fra un brano e l'altro (dove non mancano momenti puramente sperimentali). Traccia dopo traccia si riconoscono citazioni di riff dei Them Crooked Volture, scampoli da “Il grande Lebowski” e “Otto e mezzo”, oltre ovviamente alle due cover conclusive scelte come continuazione di quella “matta presa di coscienza” che attraversa dall'inizio alla fine questo sorprendente nuovo lavoro di Beppe, Ivo e Ale.
Freddocane2
freddocane
Descrizione
Credits
Beppe Fratus: basso, voce
Ivano Colombi: chitarre
Alessandro Belotti: batteria
Across the universe:
Ivano Colombi: Chitarre, basso, synth, piano e voce.
Beppe Fratus: Cori
Everybody Hurts:
Ivano Colombi: Chitarre, basso e percussioni.
Beppe Fratus: Voce
Registrato, Mixato e masterizzato da Matteo Bortolotti al GB records
Tranne “Across the universe” e “Everybody Hurts” registrato e mixato da Ivano Colombi al CellarDogs Studio
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