TESTO
Mio padre era un famoso palombaro. Lo zar lo assegnava a missioni scientifiche nei fondali marini di tutta la grande Russia. Quando ero bambino, mi portava a pescare sul molo del nostro piccolo paese, e mi raccontava le sue avventure a migliaia di leghe sotto il mare. “Jurij, ci sono cose che non possiamo comprendere, ma solo sentire”.
Ricordo ancora il giorno in cui mi fece questo discorso. Avevo dieci anni, lui era vecchio già allora; la vita di mare logora anzitempo anche gli spiriti più vigorosi. C'era il sole, cosa più unica che rara da quelle parti, ma ovviamente non faceva affatto caldo. Lui mi guardava negli occhi in un modo che mi spaventava un po', come se potesse vedere distintamente ogni mio singolo pensiero. “Prendi me ad esempio, figliolo. Là sotto – e indicò il mare blu davanti a noi – esistono cose che noi non potremmo mai concepire. Eppure finché restiamo qui, seduti su questa banchina di legno, guardando questo luminosissimo sole, rabbrividendo per il freddo gelido, queste cose per noi non esistono.
Vedi, figliolo, bisogna tuffarsi nel buio per trovare nuove luci. Bisogna avere il coraggio di dire, adesso ci vado, e vedo coi miei occhi quello che non riesco a immaginare, ma solo a sentire.”
Mi prese per mano e mi portò sulla spiaggia.
Era quasi sera allora. Il sole era basso sull'orizzonte e il mare era tutto illuminato della luce arancione del tramonto.
“Crescendo si perde la capacità di andare al di là di ciò che appare. Noi adulti crediamo di avere gli orizzonti più ampi di quelli di un bambino, ma in realtà siamo quasi cechi. Solo perché alcune cose sono precluse ai nostri occhi, noi pensiamo che non possano esistere. Per questo sono felice di essere un palombaro. Tutti odiano dover essere palombari, ma io no. E' una di quelle cose che ti abituano a tenere aperti gli occhi. Ora so che ci sono cose che esistono e che vanno al di là della mia immaginazione. Lo so perché le ho viste, e prima di vederle non le avrei mai nemmeno pensate. Là nel buio più totale, sotto migliaia di metri cubi di acqua, c'è molta più luce che quassù”
Eravamo sul bagnasciuga ora.
“Dimmi Jurij. In fondo all'oceano, secondo te, cosa c'è?”
Saltai nell'acqua gelida a piedi uniti, per schizzarlo.
“Le sirene, papà. Le sirene e i tritoni, che sono pesci verdi che camminano su due gambe e parlano con le bolle, i vulcani sottomarini, e i palombari che non sono mai risaliti. Papà, perché non sono mai risaliti?”
“Beh, perché vedendo tutte queste cose hanno preferito rimanere là dov'erano” Mi disse sorridendo.
“E tu invece, perché sei tornato? Tu non le hai viste?”
“Oh sì che le ho viste, Jurij, ma sono dovuto tornare perché dovevo raccontarlo a te”
“Grazie papà”
“Torniamo a casa, piccolo Jurij. Prima che una sirena ti catturi con il suo canto e ti porti via con lei”.
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Premi play per ascoltare il brano Il Palombaro di Jurij Gagarin:
DESCRIZIONE
parte 1: arrivederci palombaro
parte 2: il fondale
parte 3: riemergere
CREDITS
Ivan Cosenza: armonica
digifishmusic e luftrum: suoni ambientali
ALBUM E INFORMAZIONI
La canzone Il Palombaro si trova nell'album Pequod uscito nel 2011.
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L'articolo Jurij Gagarin - Il Palombaro testo lyric di Jurij Gagarin è apparso su Rockit.it il 2012-10-26 09:38:23
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