Recensione CORE

Poichè devo scegliere almeno per ora, e per questioni di tempi e spazi, un album rappresentativo per ogni band, preferisco dire due parole su questo "Core" degli STP. Devo ammettere, con un certo piacere, che i successivi arrivano a superarlo per la qualità impressionante dei suoni, la pulizia del missaggio e la capacità di impastare, in simbiosi perfetta, una serie così complessa e articolata (diciamo anche molto fuzzy) di suoni, distorsioni ed effetti. Qui in "Core" rasentiamo davvero la rappresentazione totemica per eccellenza, di quello che fu chiamato grunge rock. Appunto il cuore di tutto, come nell'appannato riflesso dell'oggetto in mano alla donna sulla copertina. Nella sequenza devastante dei brani, a partire dalla americanissima Dead & Bloated, passando per Sex type thing, e poi Wicked Garden, lo stacchetto di No Memory, Sin, e Naked Sunday, il disco si snoda in modo perfetto, studiato a tavolino, anche se ad un orecchio insolente forse qualche song può risultare un banale deja vu. Siamo ancora nei primi anni 90, in piena febbre da Nirvana, eppure la band di origine californiana, imperniata invero sui fratelli De Leo, aldilà della superba eclettica timbrica vocale di Scott Weiland, non si fa assolutamente intimidire. Bellissima "Creep", lento che diverrà una delle bandiere degli STP, bellissima (dopo Piece of Pie) la famosa pluripremiata "Plush", utile decalogo per chi volesse raccontare ai marziani come si fa il grunge (se di grunge vogliamo continuare a parlare come a qualcosa di separato dal rock, mi scuso per la divagazione ma a tal proposito si legga ondarock.it/rockedintorni/s…). Insaziabili ecco ancora "Crackerman", e infilate nell'album con una strategica meticolosità "Wet my bed" e "Where The River Goes". Tutte basate su un assetto molto simile. Bello tutto, da fare invidia ai grandi. Bella la produzione e il meticoloso grande lavoro in studio, sopratutto nella post produzione. Raccolta da avere in libreria senza dubbio. Ripeto tuttavia che questo non mi sembra assolutamente il migliore disco della banda che già col successivo Purple dimostra di volere uscire dalla classica etichetta che divenne moda in quel periodo (a maggior ragione dopo il suicidio di Cobain), per trovare una strana del tutto personale. Anche questa è storia!
Core (Stone temple pilots)

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La gallery Recensione CORE è apparsa su Rockit.it il 2014-11-25 10:54:58