Folktronica e post-rock: la prima è una combinazione di atmosfere acustiche e suonicchi da lappo; il secondo è sinonimo di destrutturazione, dilatazione e ricami strumentali astratti. Sono due generi dei primissimi anni Zero, ed è a loro che guarda Giampiero Riggio, palermitano, per questo doppio cd. La sua è musica sempre in bilico tra timidezza ed espansività, fatta di timbri caldi (chitarra acustica, pianoforte, fisarmonica, tintinnii vari) ma intrisa di desolazione e malinconia. La voce è semisussurrata, ma il suono è carico di riverberi e molto più avvolgente di quel che suggerirebbe l'approccio intimista delle composizioni. La musica rapisce e culla: sposa la tenerezza indie-folk di artisti come múm, Bon Iver, Tunng al paesanismo post-rock di GYBE!, Explosions in the Sky e accoliti. In "Hold" emerge soprattutto la prima anima e le tracce sono più luminose; in "Watschenbaum" prevalgono invece lo svuotamento e la malinconia. Entrambi i dischi svettano comunque più per atmosfer…
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