Che cosa può indurre a ritenere ancora oggi i sonetti di Shakespeare l’opera letteraria più famosa, dibattuta e misteriosa della storia della letteratura di tutti i tempi? Semplice: la loro immensa grandezza. Amore, Amicizia, Arte con funzione eternatrice della realtà e della bellezza: questi i principali temi trattati nei sonetti. Impresa mai tentata prima è invece la trasposizione di un tale capolavoro alla Corte di Napoli e della sua grande cultura, della sua lingua e della sua tradizione, servendosi di musica e canto. Si toccano corde stilistiche vicine a Basile e Di Giacomo ma anche quelle quotidiane del gergo dei quartieri popolari, con una contaminazione musicale che abbraccia i generi più disparati: dalla villanella alla canzone napoletana, dalla musica del ‘700 al pop, dalla musica popolare a quella d’autore fino ad arrivare alla grande tradizione europea. Una fusione moderna di stili linguistici e musicali che si abbinano alla poliedrica varietà dei versi di Shakespeare: è questo il concerto armonizzato dai diciassette17 sonetti tradotti, musicati e cantati in napoletano da Gianni Lamagna (già voce della Nuova Compagnia di Canto Popolare). Tredici musicati dallo stesso Lamagna, i restanti da Nico Arcieri, pianista e compositore pugliese; Piera Lombardi, cantante e musicista cilentana; Giosi Cincotti, pianista e compositore salernitano; Paolo Raffone, musicista e compositore napoletano nonché arrangiatore e concertatore del progetto. “Neapolitan Shakespeare” rende omaggio alla Bellezza, alla grande Arte, al sommo William, alla Musica senza confini e alla Napoli che rinnova la sua grande tradizione linguistica e musicale nel nome del più straordinario poeta-drammaturgo mai esistito.
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