TESTO
Non si capisce perché quasi sempre i sogni, proprio nel momento in cui,come specchi fedeli dell'anima, stanno per svelare al soggetto i suoiintendimenti nascosti, si interrompono.
Ero lì, in una specie di zattera... un naufragio, chi lo sa... Insomma,sono lì su un relitto di un metro per un metro e mezzo circa, e,stranamente tranquillo in mezzo all'oceano, galleggio.
Cosa vorrà dire... Va be', vedremo poi. A dir la verità avevo giàsognato di essere su una zattera con una dozzina di donne stupende...nude. Ma lì il significato mi sembra chiaro.
Ora sono qui da solo, ho il mio giusto spazio vitale, mi sonoorganizzato bene, il pesce non manca, ho una discreta riserva d'acqua, i servizi… è come avreli in camera... ho anche un robusto bastone che miserve da remo.
Non è un sogno angoscioso, ma cosa vorrà dire? Fuga, ritiro, solitudine, probabilmente desiderio di sfuggire la vita esterna che ci preme daogni parte. Si diventa filosofi, nei sogni.
Oddio, oddio cosa vedo? Fine della filosofia. No, non può essere unatesta. Forse una boa. Non so per cosa fare il tifo. La boa fa menocompagnia, ma è più rassicurante.
No, no... si muove, si muove. Mi sembra di vedere gli spruzzi. Non èpossibile che sia un pesce. È qualcosa che annaspa, sprofonda, riappare, lotta disperatamente con le onde.
(con enfasi decrescente) È un uomo, è un uomo, è un uomo, è un uomo, èun uomo!
E ora che faccio. La zattera è un monoposto, ne sono sicuro. Per ilpesce non ci sarebbe problema, ma la zattera in due non credo che tenga.
(al naufrago) "Non tiene!"
Macché, non mi sente. Sarà a cento metri. Che faccio? Ma come 'chefaccio'... Sono sempre stato per la fratellanza, per l'accoglienza,l'ospitalità. Ho lottato tutta la vita per questi principi. Sì, ma nonmi ero mai trovato... Ma quali principi? Questa è la fine. Qui in duenon la scampiamo. E lui avanza verso di me, fende le onde. Sarà asettanta metri, cinquanta, trenta... Madonna, come fende!
Quasi quasi gli preparo un dentice. E se non gli piace il pesce? Se glipiace solo la carne?... umana. E no, calma, io devo pensare a me, allamia sopravvivenza: mors tua vita mea. Oddio... non dovrò mica ucciderlo?
Ma che dico, sto delirando! Lo devo salvare. Poi in qualche modo ciarrangeremo, fraternamente, ci sentiremo vicini. Per forza, non c'èspazio... stretti, uniti, corpo a corpo...
Guarda come nuota... è una bestia! Ma io lo denuncio! Ormai sarà diecimetri. Mi fa dei gesti, mi saluta... mi sorride, lo schifoso. Ma no,poveretto, cosa dico, per lui sono la salvezza, la vita, eh!
Che faccio? Che faccio? Potrei prendere il bastone, potreiallungarglielo per aiutarlo a salire... Potrei darglielo con violenzasulla testa. Siamo al gran finale del dramma. Il dubbio mi divora.L'interrogativo morale mi corrode. Devo decidere. L'uomo è a cinquemetri, quattro, tre... prendo il bastone e...
E a questo punto mi sono svegliato. Maledizione! Non saprò mai se nelmio intimo prevale il senso umanitario dell'accoglienza o la grandepaura della minaccia. Devo saperlo, devo saperlo, non posso restare inquesto dubbio morale, devo sapere come finisce questo sogno!
Cerco di riaddormentarmi, mi concentro... voglio dire, mi abbandono.Qualche volta funziona.
Ecco, ecco... sì, ce l’ho fatta: l'acqua, l'oceano, le onde... giusto.Un uomo su una zattera... giusto. Un altro che nuota, arranca, annaspadisperato, sento il cuore che mi scoppia. Oddio... che succede? Sonoio... sono io quello che nuota. No, io ero quell'altro, eh! Non ègiusto, non è giusto! A me piaceva di più stare sulla zattera. Ma qualedubbio morale... Ho le idee chiarissime. Sono per l'accoglienza!
Un ultimo sforzo, la zattera è a cinque metri, quattro, tre... Alzo latesta verso il mio salvatore... Eccomi!
PUMMM! Dio, che botta!
A questo punto mi sono svegliato di nuovo. Mi basta così. Non vogliosapere altro. Spero solo che non sia un sogno ricorrente.
*Però una cosa l'ho capita. No, non che se uno chiede aiuto gli arrivauna legnata sui denti, questo lo sapevo già. Ho capito quanto sia pienodi insidie il termine 'aiutare'. C'è così tanta falsa coscienza, se nonaddirittura esibizione nel volere atutti i costi aiutare gli altri chese, per caso, mi capitasse di fare del bene a qualcuno, mi sentirei piùpulito se potessi dire: non l'ho fatto apposta. Forse solo così tra laparola 'aiutare' e la parola 'vivere' non ci sarebbe più nessunadifferenza.*
ALBUM E INFORMAZIONI
La canzone Sogno in due tempi si trova nell'album Gaber 96/97 uscito nel 1996 per GIOM.
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L'articolo Giorgio Gaber - Sogno in due tempi testo lyric di Giorgio Gaber è apparso su Rockit.it il 2020-05-19 19:09:46
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