A 5 anni di distanza da “Rigel Playground”, Herself, uno dei due moniker sotto cui si cela il polistrumentista palermitano Gioele Valenti, si accinge alla prosecuzione della sua ormai fitta e prestigiosa carriera che negli anni ne ha decretato il carattere da vero outsider. Forse uno degli ultimi ancora viventi sul territorio Italiano dopo la recente cancellazione dell’universo musicale underground (o alternative che dir si voglia) da parte di chi gestisce e determina il business nel sistema musicale mondiale; dinamica che si è andata affermando in Italia nel dopo pandemia.
“Spoken Unsaid” è infatti il sesto di una serie di album che dal lontano 2004 rappresentano fieramente una linea di resistenza a un sistema che tende a “normalizzare” e omologare ogni proposta, adeguandola alle mode e alle bizze del mainstream. In un contesto culturale del genere, Herself rappresenta, insieme ad un esiguo manipolo di altri artisti nazionali, una forma di necessaria anarchia lontana da qualsiasi forma di compromesso artistico e spirituale.
Personaggio ombroso, schivo e per questo misterioso ed affascinante, Gioele Valenti gioca con le suggestioni dei suoi tormenti con l’eleganza e il savoir faire di un musicista navigato, mischiando le carte in tavola album dopo album, brano dopo brano, nota dopo nota. Le ispirazioni sono quelle; tra le più tormentate degli anni 90, a partire da Sparklehorse e i primi Eels passando per l’esperienza psichedelica dei Flaming Lips e dei Mercury Rev, con un intimismo lirico intenso e viscerale che lo vorrebbe vicino al mondo di Nick Drake e Mike Scott.
Il songwriting di Gioele Valenti sa di folk apocalittico a bassa fedeltà, derive crooner e pop adamantino, e sebbene affondi le sue radici nella tradizione americana della forma canzone, la sua musica osa spesso nel territorio di una sperimentazione sottile ed equilibrata.
L'album si muove nelle coordinate di un cantautorato spoglio, portando alle orecchie dell'ascoltatore una musica antica e dal segno seppiato, dove cuori spezzati e anelito alla trascendenza incrociano le spade per un'esperienza psichedelica;
”Spoken Unsaid”, che vedrà la luce anche in vinile 33giri da 180 gr, è stato anticipato dal singolo digitale ”My Pills” pubblicato lo scorso 12 gennaio.
BIO Gioele Valenti
Molto attivo nella scena neopsichedelica nordeuropea in diverse formazioni (Josefin Ohrn, Lay Llamas), gira l’Europa con due delle sue creature musicali, JuJu e Herself.
Il lavoro di Herself viene salutato dalla critica, sin dagli esordi in casa Jestrai (prima label dei Verdena), come un armonico meltin’ pot tra Sparklehorse, Gravenhurst e Will Oldham.
L’ultimo lavoro Rigel Playground (2018 Urtovox rec.) predisponeva l’ascoltatore ad un viaggio fatto di folk cosmico, in cui gli inglesismi della tradizione si sposavano con una vena alt, come se Beatles e Sparklehorse avessero incontrato i tormenti di Nick Drake e l’intimismo di Mike Scott.
Avvezzo da sempre alle collaborazioni (negli anni, Amaury Cambuzat degli Ulan Bator, John Fallon dei The Steppes, Capra Informis degli svedesi GOAT ecc…), ospite illustre in quell’album fu Jonathan Donahue, singer degli americani Mercury Rev, band di assoluto rilievo nell’indie internazionale, che oltre ad aver prestato la voce sul singolo ”The Beast of Love”, ha influito positivamente sull’essenza dell’intero album. Non a caso, i Mercury Rev hanno voluto Herself per accompagnarli durante il loro ultimo tour italiano nel 2019.
JuJu è invece un progetto di psichedelica pan-mediterranea, in cui convergono gli stilemi del rock lisergico a cavallo tra ’80 e ’90, pulsioni krautrock ed elementi di tribalismo africano.
Con questa formazione, Gioele Valenti ha pubblicato 4 dischi (il debutto self-titled, ‘Our Mother Was A Plant’, ‘Maps And Territory’, ‘Fuzz Club Session’, ‘La Que Sabe’) e un quinto di imminente uscita, tutti per l’etichetta inglese Fuzz Club Records, label di punta del movimento
neopsichedelico nordeuropeo.
Con JuJu, Valenti è stato impegnato negli ultimi anni in una nutrita attività live, che l’ha portato ad esibirsi in festival come il Liverpool Psych Fest, il Fuzz Club Eindhoven, il Dunajam, e in locali come il Supersonic di Parigi, la Roundhouse di Londra o il Muziekgietereij di Maastricht.
Discografia Herself :
-Please Please Please Leave Now (Subcasotto 2004)
-God is a Major (Jestrai 2006)
-Homework (Jestrai 2008)
-S/T (Deambula 2012)
-Rigel Playground (Urtovox rec 2018)
Spoken Unsaid
Herself
Descrizione
Credits
Credits ”Spoken Unsaid”:
(c)&(p) 2024 Urtovox rec.
Scritto, suonato, registrato e mixato da Gioele Valenti.
Mastering by Carl Saff.
Formazione Live ”Herself”: Gioele Valenti (voce chitarra), Ornella Centriglia (piano e synth)
Aldo Ammirata (violoncello e basso), Andrea Chentres (batteria).
Booking by A Giant Leap Booking : https://agiantleappromotion.wordpress.com/
TRACKLIST: 1) Nostos Algos 2) My Pills 3) San Francisco Bay 4) Soul 5) We Were Friends
6) Disaster Love 7) Sand 8)TVdelica
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