Un viaggio. Questo è Friedhof.
Un viaggio tormentato, coraggioso, lunghissimo e faticoso, fra le macerie di un’umanità che si sgretola.
Un album che germoglia in un periodo irreale, con il mondo chiuso in casa.
E mentre tutti ci dicevamo che ne saremmo usciti migliori, I-Taki Maki riflettevano su quello che li circondava.
Pian piano la routine si riappropriava delle nostre vite e diventava evidente che il ritorno alla normalità sarebbe stato ben diverso da quello che ci eravamo ripromessi.
“Friedhof” è un viaggio che raggiunge angoli della società che facciamo finta di non vedere, creati da un modello che a volte genera disuguaglianze inaccettabili, lasciando indietro i più deboli.
Preceduto da tre singoli (Fleeting Birds, Never Ever e The Bank) l’album, nelle otto tracce che lo compongono, racconta storie di disagio causate dalle difficili situazioni socio-economiche che caratterizzano i luoghi raccontati in ogni brano.
Atmosfere post-punk e suoni a volte acidi fanno da contraltare a una malinconica dolcezza che permea l’intero lavoro.
Arrangiamenti volutamente scarni, atmosfere decadenti e nessuna voglia di fare sconti, a costo di sembrare brutali, sono questi i tratti principali di un album che tralascia le apparenze e si concentra sulla sostanza lasciando in dote all’ascoltatore il suo messaggio:
un altro mondo è possibile.
Un lavoro privo dell’arroganza di chi vuole dare facili risposte e che ha il coraggio di dare voce a tutti quegli individui che la società vuole tenere ai margini.
COMMENTI