Descrizione

La città appesa prima ancora di essere un disco è un’immagine che si è impressa nella mente guardando fuori dal finestrino del furgone, mentre eravamo in tour da qualche parte in Umbria.
Una cittadina letteralmente aggrappata ad una collina, che sembra allo stremo delle forze nel tentativo di evitare la caduta.
Da qui nasce l’idea di descrivere con musica e parole un paesaggio assurdo, attraverso il quale poter riflettere su alcune delle complessità del nostro tempo e della nostra collettività.
Il punto di vista è ovviamente il nostro, quello di chi non ha ancora trovato il proprio posto nel mondo o di chi si sente spesso fuori posto, senza alcun vittimismo, casomai senso di responsabilità.
La città appesa è la storia di una comunità che sembra aver perso di vista ogni obiettivo comune e che ha smesso di sognare. Divisa tra chi è disposto a tutto pur di accaparrarsi quel che rimane della città, chi sceglie di fuggire, chi giunge scappando da altri luoghi e una moltitudine di persone che si lascia a poco a poco trascinare nell'ignoranza della rabbia cieca e dell'odio abitudinario. Una moltitudine distratta, troppo presa nel vano tentativo di raggiungere obiettivi fuori portata, spesso fissati da qualcun altro e che non soddisfano mai a pieno il desiderio di un futuro migliore.
Empatia e sensibilità sono debolezze. Quel che rimane della comunicazione è tifo e slogan.
Ne deriva una città immobilizzata, una comunità annullata, che non riesce a muovere nessun passo in avanti, che ha paura. “Una città che non sa accogliere non sa cambiare, rigenera i propri mostri e li lascia invecchiare…”.
In questo dipinto assurdo e completamente estraneo alla realtà, è possibile anche cogliere che dalle periferie fatte di capannoni industriali dismessi, dalle recinzioni dei cantieri delle grandi opere, fino alle vie del centro nelle ore notturne, c’è chi continua a vivere e a manifestare la voglia di comunicare e condividere, abbattere i confini e costruire ponti. Nonostante la pioggia battente, il fango e tutto il vento contro.
Sta ad ognuno di noi decidere come osservare questa città appesa. L'abbiamo già giustiziata nella pubblica piazza o semplicemente sta aspettando che qualcuno l’abbracci e le restituisca tutto ciò che le abbiamo tolto?
Durante la scrittura dei brani per il disco, questa città è diventata il luogo dove fare incontrare i nostri pensieri e le nostre frustrazioni, con l’attualità e con le storie di altre persone, conosciute o di cui abbiamo letto in questi anni.
La città appesa è anche quindi il nostro tentativo di provare a tracciare collegamenti e creare punti di contatto tra storie ed eventi distanti tra loro, per iniziare a sentirci nuovamente parte di una sola comunità e riconoscerci come tale.

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