The Incredible Sound of Inca Misha

The Incredible Sound of Inca Misha

Inca Misha

2018 - Cantautoriale, Sperimentale

Descrizione

THE INCREDIBLE SOUND OF INCA MISHA
Il primo disco italiano in cui non si lascia nessuno

The Incredible Sound Of Inca Misha è il primo album in studio degli Inca Misha. Registrato male nell'arco di quasi due anni, ma per un tempo effettivo di poche ore di riprese, è una sorta di greatest hits dei primi 10 anni di “carriera” della band. Da qui la schizofrenia e l'imprevedibilità del sound del disco: una dozzina di canzoni che sono delle operette surreali, espressioniste, dadaiste, futuriste, chiamatele come vi pare, attraversate da un'ironia e un'irriverenza naturale, da testi spesso non ultimati, per non andarne ad intaccare l'espressività con inutili ritornelli o strofe riempitive.

Così il disco si apre con Chicharrita (Bum! Bum! Bum!), hit “reggae-rom” (mix di reggaeton e fanfare balcaniche, perché gli Inca Misha non schifano a nessuno), versione per il mercato latino della celebre Cicalina (Bum! Bum! Bum!). Si continua con la versione aggiornata de La Balalaika, già presente in “Canzoni in Camicia” (2006), dedicata allo strumento che diede inizio a tutto, che con la sua triangolarità, ci avvicinò a Coso: una serenata disperata dedicata a una matrioska, che nascondeva all'innamorato le sue 6 figlie concentriche.

Ceci n'est pas un Mandarin, nella sua 35° versione registrata, è un gioco semiotico non-sense, in cui le liriche “basse” e infantili, vengono elevate dall'uso di congiunzioni forbite (non se ne faccia una colpa agli Inca Misha: lo fanno in tanti, quando non hanno niente di buono da dire).

Greta parla da sola, imparata a memoria per mancanza di carta e penna, è un tributo alla bellezza della musica italiana con la M minuscola e la I maiuscola.

Così si arriva a Cacca! scheggia di pochi secondi, che dice tutto di quanto sono bellissimi gli Inca Misha e le loro canzoni, e di quanto siano scabrose certe filastrocche per bambini.

Lavastoviglio (e il suo reprise Il Lamento del Lavastoviglio) è una delle tante serenate dedicate dagli Inca Misha ad oggetti vari ed eventuali, mentre Antonello è un manifesto esistenziale, un invito all'irriverenza: il protagonista, vedendo offesi i propri valori di cittadino italiano (sempre con la C minuscola e la I maiuscola), si libera finalmente dalle briglie che il vivere in comunità gli impone, arrogandosi il diritto di sputare in faccia le proprie sentenze a chicchessia (un po' come si sentono in diritto di fare i vecchi), per finire soddisfatto a bearsi dei propri peli dei nei, simbolo della rispettabilità conquistata.

Il Carnibbale è invece un personaggio che si manifesta solitamente a fine concerto degli Inca Misha, per fare definitivamente terra bruciata di quello che rimane del palco. Un personaggio che non ha richiesto troppa fantasia per essere immaginato.

Valentina! È un inno cameristico all'organo genitale femminile, in questo caso in possesso di tale Valentina, che tenta di confondere l'amato, mettendone in crisi ogni certezza, per il puro vezzo di non concedersi. Così, come in un sogno, si cerca di ricordare, con parole sublimi e metafore da dolce stil novo, se fosse proprio una vagina quella che aveva visto tra le gambe o se fosse stato ingannato e confuso dai fumi dell'amore, per poi impazzire ed autoconvincersi che proprio di vagina si trattò.

Il disco si conclude con la scura e malinconica Uomo con la Valigia, in cui si narra la storia vera di un signore che si trovava nell'area cani senza cane, ma con una valigia. Canzone talmente intensa e sospesa, che uno dei componenti si è addormentato durante le registrazioni.

Credits

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