Mannarino - L'Italia di oggi e il valore umano

Partire dal presupposto che essere paraculi non è poi così negativo, ma provare comunque a scrivere per raggiungere la gente in altri modi. L'intervista a Mannarino

È all’interno di una stanza degli uffici Universal di Milano che incontriamo Alessandro Mannarino, in una delle sue rapide apparizioni nel capoluogo lombardo per promuovere “Al monte”, terzo album di inediti. Attorno il rigoroso e asettico ambiente delle major, al centro il cantautore, vivido e appa
È all’interno di una stanza degli uffici Universal di Milano che incontriamo Alessandro Mannarino, in una delle sue rapide apparizioni nel capoluogo lombardo per promuovere “Al monte”, terzo album di inediti. Attorno il rigoroso e asettico ambiente delle major, al centro il cantautore, vivido e appa - foto di Paolo Palmieri

È all’interno di una stanza degli uffici Universal di Milano che incontriamo Alessandro Mannarino, in una delle sue rapide apparizioni nel capoluogo lombardo per promuovere “Al monte”, terzo album di inediti.
Attorno il rigoroso e asettico ambiente delle major, al centro il cantautore, vivido e appassionato, nei sui abituali abiti di scena, camicia sbottonata e cappello stile Borsalino. Nella trascrizione non vogliamo rinunciare a parte del romanesco con il quale in Nostro ha gioiosamente risposto a curiosità, domande indiscrete e provocazioni. L'intervista di Elisa Orlandotti
 

“Al monte” ci ha spiazzati quanto scelte artistiche: hai dosato la contaminazione e hai scelto riferimenti aulici, meno underground. Sembra quasi ti sia dato un tono, accantonando la cultura più popolare, la voglia di divertirsi, per uno stile più impegnato e importante.
Non mi sono dato un tono, però è vero che qualcosa è cambiato rispetto ai precedenti album: l'idea principale durante la composizione e la registrazione di “Al monte” era quella di lasciare da parte gli orpelli stilistici, la frivolezza, gli abbellimenti e il ballereccio, accantonare insomma la pancia e concentrarmi di più sulla mente, sul pensiero, sui concetti.
Volevo costruire un disco in cui risultassero chiare le mie opinioni: ho usato la “scusa” del viaggio per accompagnare l'ascoltatore in una esperienza di riflessione e liberazione da concetti ritenuti assodati, ai quali siamo assuefatti, ma che forse non sono così veri. Per fare questo avevo bisogno di mettere in rilievo il testo, non di urlare e non di cavalcare l'onda emotiva.

Come mai?
In tempo di crisi dicono che c'è bisogno di ottimismo, come se l'evasione e la festa potressero risolvere tutto (alza il sopracciglio, NdA). Io invece credo che bisogna pensare, chiedersi dei perché, mettere in discussione.
Ho deciso di affrontare questa ricerca, ponendo in musica i miei personaggi, usandoli come paradigmi. “Al monte” è un disco col quale posso perdere pure dei fan. Può anche risultare ostico, volendo, ma lascia in chi lo ascolta dei tarli, dei dubbi.

A proposito dei tuoi personaggi: negli album precedenti anche le figure più negative hanno quel minimo di debolezza, di umanità, che ce le rende simpatiche. Qui invece sei stato impietoso, nessuno si salva ai nostri occhi.
Sì, è vero. Nel primo pezzo, “Malamor”, però, c'è il personaggio a cui sono più affezionato, quello che mi fa più tenerezza: è un poveraccio che viene devastato dalla violenza dello Stato e diventa violento. In “Scendi giù”, invece, il protagonista è vittima e carnefice. In entrambi i casi non poteva esserci ironia, non sentivo l'esigenza di sorridere. Quando dico “qui si nasce senza fiato, è la prima punizione” esprimo tutto il mio pensiero sull'uomo: l'uomo nasce bene, sano, poi je menano. Non c'è molto da ridere.
(Si fa silenzioso, pensoso, NdA).
Non volevo darmi un tono, ma essere rigoroso: ho passato anni a fare l'istrione, ad urlare, a sgolarmi dicendo cose simili a quelle che canto in questo disco, ma mi sembrava che più strillavo, più la buttavo sull'ironia, più questi miei pensieri non erano ascoltati dai mass media, dai blog, dalla stampa e dal pubblico. Mi serviva una chiarezza concettuale e mi son detto: “facciamo una pausa, mettiamo in chiaro il campo di battaglia, i riferimenti, la mia idea sull'uomo, sulla società, su quanto ci succede”. Non credere, eh… affrontare le liriche in questo modo è stata una prova anche per me stesso.
(Silenzio, pensa ancora, NdA) …ma lo sai qual è la differenza tra questo disco e quelli di prima? Che quelli… saranno pure belli, ma c'è più depressione: non inducono a cambiare le cose. Qui invece ho trovato una serietà, un rigore sui concetti che può stimolare dei dubbi, può arrivare a fondo, in chi mi ascolta. Quando devi fare un’opera, la fai sempre per te stesso: io scrivo certe canzoni perché voglio cantarle ed ascoltarle, ma in “Al monte” ho scritto pure per gli altri, volevo comunicare con loro, guardandoli negli occhi. Può essere che funzioni oppure no, ma finora lo trovo un ritratto di onestà. Vedremo…

In un'intervista ti davi da solo del “paraculo, sapevi usare espedienti per accattivarti l'attenzione ed il favore della gente… quindi qui abbiamo conosciuto l'Alessandro Mannarino non “paraculo”?
Sì, è vero. Carattere dei personaggi, ironia, melodie e ritmi sono soggetti a queste tecniche. Ma la “paraculaggine” non è una cosa negativa. E' quella parte di mestiere che rende l'opera più comunicativa e piacevole. Anche in “Al monte” ce n'è un po', ma molto meno rispetto a “Bar della rabbia” e “Supersantos”.

Sei solito usare molti spunti autobiografici: i tuoi testi nascono spesso da eventi o riflessioni precise. Ci puoi indicare qual è stata l'ispirazione che ha dato vita ad alcuni di questi nuovi testi?
Sì, “Signorina” parla di una ragazza che esiste. “L'impero” parla di quello che vediamo tutti i giorni…. è come se fosse un film… hai visto “Metropolis”? Ecco. “Le stelle” è mia, mia personale… l'ho scritta per me, ma devo dire che di biografico c'è tutto, in questo disco.
Ho cercato di trasformare la realtà in simboli: in “Malamor” c'è il militare, qui (indica con il dito la seconda traccia del disco, “Deja”, NdA) ci sono Dio e il popolo che prega il Signore che non s'è mai visto, questa (afferma scorrendo l'indice verso il basso della tracklist, NdA) è la roba delle stelle e delle lampare, poi l'impero. In “Scendi giù” trovi la giustizia, la vendetta nei confronti dell'(in)giustizia. Quindi una storia d'amore maschile, una storia d'amore femminile andata male e i due si incontrano di nuovo qua, “Al monte”, e, guardando la società da lontano, finiscono su un altro pianeta, l'utopia. Cambiando punto di vista si arriva a “Le stelle”, dove c'è l'uomo che s'è spogliato di tutti questi concetti, l'uomo davanti al cielo stellato.

“Scendi giù ovviamente conterrà qualche riferimento ai casi realmente accaduti. Mi riferisco ad omicidi e violenze da parte delle forze dell'ordine.
(Sospira, NdA) Come faccio a dirti di no? Ovviamente è una cosa non pensata, ma venuta di getto. Ci sarebbe tanto da dire, ma quello che mi interessava descrivere non era tanto una situazione di abuso di potere dei secondini che menano in carcere. Volevo invece riflettere sul concetto di giustizia, che noi non abbiamo concretizzato nella legge. La giustizia come fa ad essere uguale per tutti? Siamo tutti diversi! E’ vero che ci sono le attenuanti, ma di che stiamo parlando? E' giusto comportarsi allo stesso modo con due persone, una nata nelle baracche tra botte e povertà e l’altra ai Parioli con le carezze?

Torniamo al viaggio: è molto simile al percorso degli arcani maggiori del mazzo dei tarocchi, 21 carte che percorrono il viaggio dell'uomo dalla non consapevolezza del viandante al mondo, passando appunto per l’arcano delle stelle, che rappresenta la speranza e l'attesa di una nuova vita.
(Mi ascolta stupefatto, a bocca aperta, NdA) Cazzo! Non lo sapevo. Vedi!? Bellissimo!

Il viaggio, così come lo hai preso dalla tradizione letteraria, però, trova nel monte il punto di arrivo, il termine del percorso. Stop. Non si prosegue più. Questo album è forse la fine della tua carriera?
No, no! Sto già guardando al dopo “Al monte”! Non hai idea della voglia che ho di andare a suonare live questo disco e poi presto voglio farne un altro, ma che sia una festa! (gli brillano finalmente gli occhi NdA)

Già temevo… ma raccontaci anche della collaborazione con Ferruccio Spinetti, contrabbasso di Musica Nuda nonché ex Avion Travel, che compare tra i tuoi musicisti nei crediti di “Al monte”.
E' un grandissimo, un maestro! L'ho chiamato quando stavo per incidere e lui è stato subito disponibile così ci siamo conosciuti di persona e ci siamo messi in gioco artisticamente: quando è arrivato c'erano già registrate ritmiche e testi. Avevo però un dubbio che gli ho espresso proprio per “Le stelle”: gli ho detto “c'ho un brano, ma non saprei… forse non lo metto nel disco perché non mi convince; è fatto solo con pianoforte e voce, te lo faccio sentire”. Lui mi ha subito risposto in casertano: “Uà! Ma si pazzo! E’ bellissimo, lo devi mettere alla fine del disco così le gente vede pure dove vuoi andare” …ha inserito la traccia di contrabbasso e mi ha fatto la magia di renderlo bello come lo sentite, togliendomi ogni esitazione.

Vista la sintonia, dobbiamo aspettarci che sarai uno dei prossimi autori di Musica Nuda?
No, non ho mai scritto per altri e non so se riuscirò a farlo. Mi conosco, creo canzoni che mi calzano come abiti e darle via non è da me. Non ho mai preso lo scrivere come un lavoro, ma un modo per esprimere quello che mi viene in mente.
Mi capita però talvolta di pensare che qualche testo potrebbe essere migliore se interpretato da una voce femminile o tenorile e allora probabilmente potrebbe essere... Comporre un pezzo arrangiato da Ferruccio e cantato da Petra significherebbe mettere una mia creatura in mani ottime (esclama, assumendo l’espressione di padre orgoglioso, NdA).

Visto che nella tua musica parli di aspetti sociali e tocchi questioni politiche, raccontaci la tua attuale visione della società e quanto, secondo te, accadrà tra qualche anno.
Stiamo vivendo un’epoca di repressione; dall’alto cercano di contenere i fermenti dei popoli, in tutto il mondo e anche in Europa. Governano ormai le multinazionali, che danno lo Stato in concessione a gruppi di potere locale, ma le decisioni basilari vengono prese proprio da questi colossi economico finanziari. Vedo poca speranza per il futuro, visto che il sistema è grande e potente: hanno in mano gli organi di stampa, la tv, la polizia, istituzioni queste, che, nella ottusità religiosa del bravo cittadino, hanno sempre ragione perché fanno i nostri interessi, ma in realtà la loro funzione è sedare. La vedo brutta, molto brutta. E’ uno scenario orwelliano.
Per quanto riguarda l’Italia, provincia sperduta dell’impero, la situazione è poi grottesca. L’unica soluzione, secondo me, è il cambiamento di pensiero… sta tutto nell’ultimo verso de “Gli animali”: “Bisogna saper distinguere la luce delle stelle da quella delle lampare” cioè bisogna aprire gli occhi e comprendere cosa c’è al di là di quanto ci vogliono fare vedere. Verrebbe poi naturale ribellarsi in modo costante, attivo e non violento.
Capisci mo’ perché questo disco è serio? Come fai a sentirti allegro? Io c’ho provato, avevo delle hit, te lo giuro, ho dei pezzi che sono delle bombe, non vedo l’ora di suonarli! Ma mi sento dissociato… come faccio, in questo scenario spettrale? Fabbriche abbandonate, gente che si ammazza… Guarda i volti delle persone: sembrano davvero quelli del film “Metropolis”! Molti dei miei coetanei, anche laureati, sono da anni disoccupati. Ma non si contesta, non si pensa più nemmeno che si possa avere il diritto di costruirsi una casa, una famiglia. L’essere umano, che ha potenzialità enormi, lo tengono a regime minimo, rincojonendolo con tre ore di traffico al giorno, otto di lavoro, cena, tv e dormì.
“Al monte” dice due cose: cominciamo a mettere in discussione tutto, la bandiera, la divisa, dio, la giustizia… tutto insomma. Ripartiamo dall’uomo che può essere salvato dalla fiducia nel prossimo e dal rapporto interpersonale, soprattutto quello tra uomo donna perché ti dà una forza, una vitalità enormi! Quando c’hai un rapporto d’amore forte e serio, specialmente quando fai l’amore con la donna che ami, acquisti un vigore simile a quello di un bambino appena nato che ciuccia il latte dalla mamma, atto che lo fa crescere e gli dà energia. È qui, nel rapporto profondo, in quel segreto che ci deve essere… io non lo so cos’è, ma quando due corpi e due anime si uniscono, lì ci dev’essere qualcosa di straordinario e magico che ti rende davvero potente.

Quindi concludiamo l'intervista con il consiglio di trombare?
Sì, scopate di più! Ma con amore. Non deve essere una roba di merce, tipo: “devo avere il mio orgasmo quotidiano”, ma vaffanculo se la pensi così! Quando si uniscono due persone diventano due capolavori, due realtà profondissime.
E allora, canzone dopo canzone, togliamoci ‘sta zavorra, vediamo cos’è l’uomo da solo davanti alle stelle e facciamoci ‘sta scopata "al monte". Riscopriamo il vero essere umano e iniziamo da lì!

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L'articolo Mannarino - L'Italia di oggi e il valore umano di Elisa Orlandotti è apparso su Rockit.it il 2014-06-11 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • ElisabettaMancuso20 mesi faRispondi

    io amo questa anima profonda!

  • DistortedGhost10 anni faRispondi

    ".....Quindi concludiamo l'intervista con il consiglio di trombare?
    Sì, scopate di più! Ma con amore. Non deve essere una roba di merce, tipo: “devo avere il mio orgasmo quotidiano”, ma vaffanculo se la pensi così! Quando si uniscono due persone diventano due capolavori, due realtà profondissime.........." SCUSA MANNARINO MA LE SEGHE CE LE POSSIAMO FARE IN MANCANZA ??.......