Alessandro Martire è un giovane compositore italiano, tra i migliori artisti contemporanei del suo genere. Un'eccellenza conosciuta e apprezzata anche all'estero per la sua musica: una sapiente miscela di musica classica contemporanea con l’innesto di elementi derivati dalla musica pop, minimalista e crossover. Il suo è uno stile personalissimo apprezzato dal pubblico, dalla critica e da grandi marchi internazionali, che hanno scelto le sue musiche per spot e colonne sonore di film, cortometraggi e teatro.
Il suo talento e la sua passione hanno portato il giovane, nato a Como nel '92, nei prestigiosi teatri di tutto il mondo: Cina, Russia, Corea, Stati Uniti e Regno Unito. In Italia, Alessandro ha presentato in anteprima il suo disco d'esordio Share the World, uscito per Carosello Records, con delle trovate anomale: prima all'aeroporto di Lugano Agno, tra gli arei dell’aviazione privata del principale aeroporto del Ticino, poi su una piattaforma galleggiante sul lago di Como; infine in quota, più in alto possibile, per il progetto Flying Notes, quando Alessandro si esibì su un pianoforte installato nel Pilatus PC12 del Club ST.X. Una volta atterrati, suonò in pista per un ristretto numero di persone.
Proprio al tema del volo e del viaggio si ispira Share the World: undici tracce a metà strada tra composizioni classiche ricche di suggestioni cinematografiche e ballad pop, condotte dal pianoforte in solo, in duo col violoncello o accompagnate dall’orchestra. Composizioni che parlano di desideri, di fioritura dell’anima, di incontri, della voglia di tornare a viaggiare, infondendo speranza e gettando il cuore oltre l’ostacolo del momento che stiamo vivendo.
Quando è nata la tua passione, e cosa si deve fare per arrivare a suonare in volo?
Ho inziato a suonare pianoforte da giovanissimo. A quindici anni ho scoperto che il modo migliore
per fare musica, per me, era scriverla: per pianoforte o per orchestra, contaminando lo spartito con elementi di elettronica. In questo modo sono uscito dagli schemi, pur mantenendo la mia identità. È così che ho coltivato la mia passione per la musica, ma credo che per farla diventare un lavoro o comunque il tuo mondo a 360 gradi ci voglia qualcosa di più. Oltre Flying Notes ho suonato nel deserto dell'Oman per National Geographic. Insomma, una serie di appuntamenti in cui l'ascoltatore si immedesima nella mia musica ed entra nel mio mondo. Scrivere per il cinema è uno dei miei grandi obiettivi.
Come mai questa passione per il cinema?
Guardo tantissimi film americani e seguo il lavoro dei compositori americani, che magari non si conoscono per nome, ma se parte un claim o un brano riconosci subito il film in cui l'hai sentito. Il produttore di colonne sonore è una figura che sta molto dietro le quinte. Scrivere colonne sonora mi affascina: non è solo scrivere musica per un progetto, per un film o per un cortometraggio, è fare qualcosa di più. È condividere esperienze e a me è sempre piaciuto raccontare e spiegare la mia musica.
Come nasce il progetto Flying Notes?
In generale mi piace suonare in luoghi assolutamente non convenzionali e condividere la mia esperienza direttamente con il pubblico. Ovviamente, suono nei teatri e faccio tutto quello che un artista deve fare, però trovare modi "strani" per far ascoltare la mia musica è una cosa che mi piace tantissimo. L'idea di suonare volando è nata dal fatto che ho scritto Share The World proprio mentre ero in volo. Per trasmettere a tutti la condizione in cui i brani sono nati, la soluzione migliore era suonare in un aereo. Sono abituato a fare tantissime cose in volo: metto a posto i pezzi, faccio piccoli arrangiamenti e tra un concerto e l'altro mi sono promesso che un giorno avrei suonato in volo. Così è stato, ed è nato Flying Notes. La prima edizione è durata un volo di breve durata: siamo partiti da Lugano, abbiamo sorvolato il lago di Como e il lago di Lugano e siamo tornati alla base.
Cosa hai provato a suonare in alta quota?
Anche se si trattava di un piccolo volo per dieci posti, tutte le sensazioni che si percepiscono su aerei più grandi si sentivano allo stesso modo. Mi sono divertito un mondo e tutti eravamo estasiati dalle bellezze della natura che scorrevano sotto di noi, mentre ascoltavamo le melodie del pianoforte. È stata un'esperienza adrenalinica.
Cosa significa per te viaggiare?
È un'esigenza primaria, come suonare e comporre e non a caso il disco è un elemento nato anche dai miei viaggi. La mia vita è fatta di viaggi e musica e mi annoio durante quei viaggi in cui non posso fare nulla.
Nella musica non suoni e basta, di cosa ti occupi?
Ho una scuola di musica a Como. Poi, c'è un progetto a cui tengo tantissimo, il Lej Festival-Floating Moving Concert. Un festival che quest'anno avrebbe dovuto ospitare cinque artisti dall'estero, che si sarebbero esibiti sul lago di Como. Si tratta di artisti che ho conosciuto in giro per il mondo e lo scopo è quello di iniziare un progetto con la speranza che sia duraturo, con alla base la condivisione e l'amore per la musica.
Chi sono i tuoi ascoltatori?
Il mio primo vero pubblico è stato la Russia, cinque anni fa. Un promoter che ha creduto in me sin dagli inizi, decise di portarmi lì per esibirmi. Ho inziato con piccoli concerti, adesso in Russia faccio dieci-quindici date all'anno anche in teatri grandi. Il pubblico è giovane, sono ragazzi come me, dai venti ai trent'anni, che amano il pianoforte. Lì c'è una predisposizione culturale verso il pianoforte diversa rispetto alla nostra, molto contemporanea. Nel Sud Est Asiatico, invece, ho trovato un pubblico molto particolare legato al "made in Italy". Tutti amano il "made in Italy" e l'artista italiano è speciale. Il mio pubblico è molto diverso: in Russia è importante la musica e per questo porto con me sempre il quartetto d'archi, mentre a Mosca quest'anno ho portato l'orchestra per intero. In Giappone impazziscono per lo strumento, dunque faccio sempre concerti pianoforte solo. Amano il pianoforte e il pubblico è molto attento e appassionato.
E in Europa?
Soprattutto in Inghilterra e in Germania, Ludovico Einaudi ha aperto la strada a una generazione di musicisti e compositori, creando un il mondo del cosiddetto "pianismo internazionale" – una definizione che non mi piace per niente –. Alla domanda: "fai parte del pianismo internazionale?" io rispondo sempre: "beh, sì, suono il pianoforte in giro per il mondo". Per la discografia e il business musicale è comodo categorizzare, però credo che la mia figura sia leggermente diversa e in generale credo che ogni artista abbia la sua sfera personale, unica, originale.
In Italia come va?
In Italia la musica è attrattiva, come in America: non è facile raccontare al pubblico italiano, appassionato di un certo tipo di musica, musica come la mia e spesso bisogna trovare un modo per attirare il pubblico.Per questo sto cercando di collegare la musica a delle attrazioni. L'anno scorso sul lago c'erano cinquemila persone e un sacco di giovani che ascoltavano la mia performance. È una questione culturale e conosco i gusti degli italiani: in Italia noi facciamo l'aperitvo in centro alle sei a Milano, a Mosca alle sette, invece, si va a un concerto e alle nove si va a fare altro.
Che musica ascolti?
Dai Depeche Mode fino agli ultimi artisti pop che escono in Italia. Guardo cone molta attenzione la discografia americana perché hanno una marcia in più, sotto tanti punti di vista. Ho studiato al Berklee College a Boston e hoo avuto a che fare con produttori che adesso producono artisti di un certo livello e mi rendo conto che loro hanno davvero una marcia in più. Non lo dico solo io, è così.
Noi italiani come stiamo messi?
Sul lato compositivo noi italiani, invece, ci difendiamo bene e siamo anche molto rispettati all'estero, in generale per raccontare l'arte e la bellezza. Essere un compositore italiano mi ha aiutato molto nella prima parte della mia carriera all'estero. Il "made in Italy", anche nel campo artistico, è fondamentale.
Share The World è un disco positivo, nonostante sia nato dal lockdown. Come mai?
Inizialmente quando Carosello mi ha detto che saremmo usciti il dieci aprile non l'ho presa benissimo: la presentazione di un disco che parla di viaggi non poteva essere fatta in casa, il controsenso era pazzesco. Tuttavia, a posteriori, devo dire che è stato fondamentale far uscire Share The World in quel momento, proprio perchè attraverso la musica ho lanciato messaggi di speranza e positività. Doveva andare così e sono molto contento, tra l'altro la title track è stata la colonna sonora dell'Earth Day per National Geographic. Insomma, la musica ha seguito il suo percorso e va bene così.
Dove ti troviamo quest'estate?
Per prima cosa, sul portale A Small World per appassionati di viaggi, sogni e musica, suonerò trenta minuti in streaming world wide inaugurando il concerto. In estate suonerò in Italia, in alta quota o in qualche bel posto. Il primo settembre ci sarà in streaming il Lej Festival-Floating Moving Concert dove sarò io in solitaria con un pianoforte realizzato apposta per l'occasione, mentre il 19 settembre sarò al Teatro Antico di Taormina con l'orchestra sinfonica, sperando che sia tutto okay a settembre.
---
L'articolo Alessandro Martire: "Non è facile raccontare la mia musica al pubblico italiano" di Carlotta Fiandaca è apparso su Rockit.it il 2020-07-27 10:41:00
COMMENTI