Bambole di pezza: "La nostra rabbia e il nostro femminismo non sono negoziabili"

Siamo stati al release party del nuovo album delle Bambole di pezza, "Wanted". Per parlare dell'essere donne e punk oggi, di ribellione e autoaffermazione, di Sanremo e crisi di sistema del rock

Bambole di pezza - foto press
Bambole di pezza - foto press

Ho bucato una ruota dell'auto mentre stavo per arrivare al release party del nuovo disco delle Bambole di pezza. Nulla di più rock, direbbero loro, nulla di più punk-rock, aggiungerebbe Dani (chitarrista della band, ndr), sempre chirurgica in quello che dice. Nulla di più giusto, aggiungerei io, in vista del ritorno di una band che nel panorama rock italiano è stata una parentesi importante - due decenni fa - e che vuole ritagliarsi una fetta altrettanto rilevante in questo 2025, e forse anche nel futuro.

In via Toffetti 25, nell'estrema periferia Sud di Milano, le Bambole di pezza hanno deciso di festeggiare l'uscita di Wanted- loro quarto lavoro in studio - con pochi amici, quelli giusti, quelli più entusiasti. Ci sono volti noti della radio, volti inaspettati, ospiti che hanno partecipato al disco come featuring, si sente più l'odore della festa che del release party. La voglia di divertirsi inizia fin da subito quando dalle casse viene mandata a tutto volume una playlist di classic-rock anni '90, un perfetto riscaldamento per le orecchie in attesa delle protagoniste della serata.

Intorno alle undici le Bambole di pezza prendono il controllo della situazione.Cleo, Morgana, Dani e Xani - Kaj purtroppo è a casa malata - si passano a vicenda l'unico microfono a disposizione, snocciolano aneddoti suWanted, scherzano col pubblico, e iniziano a scatenarsi quando i brani del disco vengono sparati a tutto volume nell'impianto. Wanted è un disco dal respiro ampio, dove l'anima pop-punk della band risalta, mescolandosi a testi di ribellione e women empowerment. Ne abbiamo parlato direttamente con loro, poco prima che la festa avesse inizio.

Foto press
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Il disco si chiama Wanted. Come mai questo titolo?

Wanted è proprio un disco voluto. Ci rispecchia, lo abbiamo voluto come un figlio, un nuovo figlio che le Bambole di pezza  hanno dato alla scena italiana. Ma allo stesso è un titolo che gioca con il concetto di "ricercate". Siamo ricercate dalla legge, come fossimo delle streghe. Quando sei alternativa, provi a dare messaggi diversi, vieni subito bollata dalla società come un elemento negativo. Basti vedere i commenti sotto il video di Mi hai rotto il cazzo, quanti messaggi negativi ci hanno lasciato, per il linguaggio scurrile che abbiamo usato, perché abbiamo osato uscire dai canoni della femminilità. Poi, parlando di crimini ideali, potremmo essere imputate del crimine di Lorena Bobbit.

Nell’anno del Sanremo definitivamente de-politicizzato, come reagiscono le Bambole di pezza all’autocensura nella musica popolare?

Avevamo proposto una delle nostre canzoni più sociali per questo Sanremo, in cui parlavamo appunto del nostro essere una band di sole donne. Di solito la donna nella musica è vista quasi solo come interprete, noi invece suoniamo, arrangiamo e interpretiamo, siamo presenti in ogni aspetto della produzione musicale. Ci piace rivendicarlo come uno slogan, se fossimo andate a Sanremo senza portare un tema sociale sarebbe stato senza dubbio uno spreco, una cosa non da noi. Meglio aspettare il momento giusto, ma sempre con la canzone giusta.

Il disco si apre con Capita, come mai iniziare con un brano che sembra quasi uno slogan?

Si tratta di un inno che chiede di uscire dai binari imposti, al costo di rimanere fregati. Il brano spinge molto sull’acceleratore, è stato scritto di getto una sera, dopo una sbronza epocale. Dopo l'idea dell'intro, cercando di non banalizzare quello che avevamo appena detto, abbiamo deciso di usare come testo del ritornello il bugiardino della vaselina. Il brano cerca è un po' il manifesto del disco, una provocazione che si inserisce in una lunga tradizione punk. Oramai cerchiamo di essere più accessibili possibile, ma il dolore, la rabbia e la ribellione femminista che portiamo dentro di noi non è negoziabile. Così come per una vita abbiamo ascoltato canzoni di maschi declinando il testo al femminile, vorremmo che un uomo, ascoltando le Bambole potesse facilmente declinare quello che cantiamo al maschile.

Quale può essere la chiave della sopravvivenza del rock in Italia?

Ahinoi, apri un tema dolente. Cercando di fare promozione per questo progetto riceviamo un sacco di porte chiuse in faccia. Nel tempo abbiamo fatto credere ai ragazzini che il genere della ribellione per eccellenza, il rock, sia un genere conservatore, perché spesso gli stessi rocker sono diventati conservatori, paradossalmente. E questo ha creato un fraintendimento, che ha creato a sua volta una crisi di sistema. Confidiamo nelle nuove generazioni, che stanno tornando ad aggregarsi sempre di più per fondare band, per trovarsi a suonare.

Nel disco parlate per due volte di gender gap, e più nello specifico della differenza di stipendio tra uomini e donne.

Dalla nostra fondazione sicuramente sono cambiate molte cose al riguardo, e per fortuna, oggi questo è un tema prioritario, e che viene spinto molto anche sui social. Ma facendo riferimento alla questione dei guadagni volevamo porre l’attenzione più in generale sul sacrificio che comporta il mestiere delle musiciste. Vivere di musica significa fare molti investimenti, oculati, sapere che l'autoproduzione è una parte fondamentale della nostra vita. Con lo spirito indipendente, e molto punk, con cui siamo nate, siamo riuscite a tirare avanti nel tempo, perché abbiamo le idee molto chiare su quello che vogliamo, non molliamo, nella consapevolezza di una disparità esistente. Il tema dello stipendio lo abbiamo usato per allargare il discorso all'uguaglianza di genere, che concerne non solo il guadagno, ma anche la reputazione, il rispetto.

In uno dei singoli parlate di avere "il cuore di uno stuntman". Che cosa significa?

Si tratta di un gesto di forte resistenza. Da una parte lo intendiamo nell'amore. Quando ami qualcuno in modo molto travolgente lo fai rischiando di farti veramente male, lo stesso rischio che corre uno stuntman. Però c'è anche l'accezione del kamikaze, di darsi al cento per cento in quello che si sta facendo, credendoci fino alla fine. Essendo bambole di pezza non abbiamo paura delle cadute, e soprattutto se ci rompiamo siamo pronte subito per essere ricucite.

Di seguito le date del tour Senza Permesso della band:

07.03.2025 Torino - CAP 10100
13.03.2025 Bologna - Locomotiv
14.03.2025 Treviso - New Age
27.03.2025 Roma - Largo Venue
03.04.2025 Milano - Magazzini Generali

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L'articolo Bambole di pezza: "La nostra rabbia e il nostro femminismo non sono negoziabili" di Gabriele Vollaro è apparso su Rockit.it il 2025-01-24 01:02:00

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