Forse se non suona troppo in giro è perché Borut Viola (alias Scuola Furano) la mattina, a differenza di molti di voi, si sveglia alle 5 e lavora. Poi quando si mette davanti ai suoi samples smonta e rimonta il tutto ridisegnando la italo-house 3.0 con i suoi ormai tipici flashback ma anche tanta prospettiva (all'indietro ovviamente). Ma non parlate di anni 90 perché è chiaro a tutti che la fissa maggiore sono gli ultimi anni 80.
Prima di cominciare guardiamoci per favore su Youtube i Ti.Pi.Cal. in half-playback al Festivalbar...
Questa intervista già mi piace.
Che effetto ti fa?
Era un esplosione di ormoni, di cose nuove che ti arrivavano, ascoltavo tanto rap ma comunque queste cose qui non passavano inosservate, ho sempre amato il lato melodico della musica italiana, anche in quella dance. La italo disco, la euro dance 90 hanno comunque quel timbro specifico italiano che le rendono subito orecchiabili e "catchy".
Quanti anni avevi in quel periodo?
Non lo so esattamente, penso 16 a occhio, pero' so benissimo che periodo era: quello dei "dj". I "Dj" erano delle feste organizzate da una radio locale che andava, durante l'estate, in giro per le sagre di paese ed organizzava queste feste per ragazzi giovani. C'era un palco, un'americana e tanti anni 90, declinati in tutte le loro sfaccettature: rap, dance, qualcosa house e commerciale pure.
Era il 1995. Quello è stato il secondo singolo più venduto quell'anno in Italia. Ci pensi?
E' bello. E' bello perchè ora questo flashback mi ha dato un sorriso infinito. Forse questa e' la grande beffa della musica italiana: stiamo tanto a criticare quando esce qualcosa spacciandolo per commerciale, piatto, inutile e poi alla fine a distanza d'anni ci viene la lacrimuccia ad ascoltarlo. Oppure siam sempre stati dei grandi produttori di musica dance e ci siam sempre sottovalutati e/o non abbiamo mai saputo fare "cartello".
Mi stai dicendo che all'epoca ti stava sul culo la musica dance?
Da buon rapper si. Figurati vivendo queste cosiddette "sottoculture" con del purismo all'osso finisce che schifi tutto, dalla dance agli Articolo 31, dai Jungle Brothers che da ex rapper-zulu-nation fan pezzi house, ai 99 Posse che come e' possibile che sian passati proprio loro su major. Poi pero' un giorno senti un suono malato, una melodia sporca che va avanti e non fa prigionieri, ha un beat come se fosse hip hop, è lenta perche' rispetto alla dance va a 110 bpm, pero' c'è qualcosa dentro lei che inizia a prenderti: era “Da Funk” dei Daft Punk e nulla fu come prima.
Ma se ti dicessi che per esempio il tuo pezzo "On fire" in un dj set del 1995, magari a Riccione, sarebbe stata la canzone giusta e non famosa da suonare tra due hit tipo appunto i Ti.Pi.Cal. e, che ne so, gli Snap, ci rimani male?
No, è vero! Rendo omaggio a The Streets con “Blinded by the Lights” ad avermi illuminato e farmi fare un salto temporale. Ti rendi conto di colpo che ci sono cose che hai immagazzinato, ti piacevano ma tipo ti rifiutavi di accettarle o che ne so, adesso vengono fuori di prepotenza, magari appunto sdoganate da un pezzo come quello di Mike Skinner.
Alcuni matti iraniani sostengono che si nasce tutti uguali e che poi nel tempo la propria faccia assuma le sembianze dei propri miti. Dimmi 3 miti che ti porti in faccia oggi (a livello musicale ovviamente)?
Sicuro Daft Punk, troppo importanti nel mio percorso musicale, come dicevo prima con “Da Funk” mi han colpito per la prima volta e con “Homework” hanno aperto un nuovo scaffale nella mia collezione di cd-non rap. Poi con “Discovery” mi hanno portato nel mondo dell'house in una maniera colorata e pop e in una loro serata in un club di Jesolo, il Matilda, mi hanno introdotto nella house vera, quella da club. Grazie ad una loro serata dedicata alla label di uno di loro due, la Crydamoure, ho capito cosa volevo, come lo volevo e cosa avrei fatto da li in poi.
Quindi c'hai la faccia dei Daft Punk e basta? Ok.
Sicuramente potrei metterci anche qualcosa di afroamericano dentro la mia faccia bianca dagli occhi azzurri, magari appunto, anche se di un tono diverso metterei gli occhi verdi di Erick Sermon. Con gli EPMD prima e poi da solo e con tutto quello che ne segue e' stato fondamentale, da quel capolavoro di sgangheratezza sampledelica che è "Unfinished Business" degli EPMD a Redman ad esempio, fondamentale per una visione del rap diversa ma, forse solo per me, piu' autentica del genere.
Terzo?
Forse qualcosa di italiano, tipo Battisti o Sanguemisto, cioe' agli antipodi, ma alla fine direi Neptunes. Pharrel e Chad Hugo. Sensibilita' pop e innovazione. Robe che i primi due dischi di Kelis eran cosi' avanti che han dovuto aspettare e riproporre più avanti idee già scritte in precedenza.
Tanto che alla fine Kelis si è messa a fare musica dance e Nas l'ha mollata.
(ride, NdA) E' vero! Ha fatto bene, talento sprecato. Un classico degli afroamericani.
Comunque si fa presto a dire che Scuola Furano è anni 90. E' solo perché somigli un pò a Vanilla Ice sulla cover di "To the Extreme"...
Dici?
Se proprio dobbiamo dirlo secondo me sei più anni 80, middle 80s...
Sai la gente appena sente qualcosa che non suona "attuale" ma e' magari una rivisitazione passata, come se negli ultimi 20 non ce ne fossero state di rivisitazioni, colleghi immaginario e persona ad alcuni suoni, i 90's in questo caso. Comunque hai ragione, uno dei miei pezzi preferiti "mainstream" è “Promise Land” di Joe Smooth, uscita nei tardi 80s, quindi mi ci ritrovo subito. Si fa presto a pensare ad anni 80 come a Cindy Lauper o Goonies, verso la fine pero' c'era un ribollire di fermenti che poi segnarono tutti i 90.
Ecco appunto. per esempio nello spring mix hai suonato Fonda Rae con "Touch me" che è praticamente "quello che Scuola Furano vorrebbe fare da grande". Sbaglio?
“Touch me” e' la crema. Fa parte di quei pezzi che vorresti aver sempre scritto, magari sapendo suonare bene qualche strumento, dato che dietro a Fonda Rae c'era Patrick Adams con l'aiuto di Greg Carmichael. Aggiunti a Leroy Burgess viene fuori una triade che ha fatto la storia della musica disco e protohouse. Comunque vorrei si vorrei fare questo da grande, musica che dia emozioni, non riesco a sottrarmene...
Però in “108” si perde spesso quel suono 80s, come se avevi paura che diventasse troppo centrale. Come se qualcuno ti avesse chiesto di metterci qualcosa di new house o electro a discapito di quella cosa 80s...
E' vero. Solo che purtroppo o per fortuna, nel mio piccolo, ho piu' di un punto di riferimento musicale, che parte appunto da croste boogie e post disco come “Touch me” a momenti come “Alright” dei Pet Shop Boys, passando per Adonis, qualche gusto balearico e un po di sporcizia alla Mike Dunn in “God make me phunky”. Avevo tutte queste cose da "rivedere", da rileggere diciamo. In effetti con il primo disco, "Scuola Furano" su Riotmaker, gli obbiettivi erano proprio la disco e post disco e comunque un suono piu' 80s che, vuoi la nostra inesperienza produttiva vuoi le influenze di dischi come “Discovery” dei Daft Punk, “Rooty” dei Basement Jaxx e “Ego War” dei Audio Bullys han portato a mescolare le carte e da un disco citazionista di brani 80's e' uscita una cosa un po' diversa...
E' servito anche farlo con Nano Rec?
Beh sicuramente con Spiller c'e' un approccio diverso da come ad esempio potessi avere con Riotmaker ad esempio... mi ritrovo davanti una persona che era li sulla scena da molto tempo prima di me e come io racconto i miei aneddoti lui ne ha mille in più che ti fan capire che lui ha vissuto veramente il momento. Non c'è quella conoscenza, molto approfondita e un po fastidiosamente nerd, di quelli che san tutto su house, italo disco, e generi simili acquisita da blog e tonnellate di megabyte scaricati da mediafire, c'è chi ha vissuto per fortuna sua veramente quei momenti e, a volte, te ne racconta e fa molto piacere sentirlo parlare. Quindi anche tutta la sua esperienza anche se non messa in campo in prima battuta sulle scelte artistiche poi è venuta fuori sul tempo al momento di far uscire il disco. Mi piace che sia uscito su Nano, una sorta di definizione ulteriore, nel caso servisse, del suono di questa piccola label italiana.
Label italiana che però è sempre più localizzata o comunque sempre più staccata da Milano o Roma: insomma Venezia, che segreti avete da quelle parti che non volete dire a tutti?
Purtroppo sono di parte, nel senso che Venezia veramente mi piace tanto. Non è una città bella e famosa, è un luogo, un posto differente da tutti gli altri. Nel nord est, Veneto e Friuli Venezia Giulia siam lavoratori "a testa bassa" e siamo i rappresentanti di quella che può essere definita come "la provincia". Il Fatto è che l'Italia è un paese provinciale e Milano purtroppo, a mia visione, non ne è da meno. E' molto comoda e per alcuni lati indispensabili soprattutto per alcuni lavori che richiedono la necessità di una presenza "sul campo" ma non e' una fucina di tendenze e novità come puo' esserlo Berlino, Londra, New York o Parigi.
Comunque sto parlando da un'ora con un dj electro-dance e non sono ancora stati fatti i nomi: Diplo, Skrillex o A-Trak...
Ho molta confusione sul genere electro dance, un po' ambiguo e forse per me, un po' riduttivo. Comunque dei tre citati, nonostante spesso non abbia parlato bene, almeno per Skrillex, c'è comunque un sacco di rispetto. Diplo macina beats da anni ed ha comunque la classe del visionario, due marce in più rispetto gli altri due, chiediamolo a Beyonce ad esempio ed al mondo pop di ora. Skrillex furbone americano, riciclato dal punk grazie al nostro Bob Rifo che è riuscito a dare dignità a questi rockers americani con mutui in scadenza e rigiratisi in star electro.
Addirittura dietro Skrillex ci vedi Bob Rifo...
Skrillex in piu' c'ha messo la dubstep inglese, o meglio due stilemi della dubstep, come dire che fai house solo perche' fai pezzi con un kick e un hat in levare, pero' ha creato un impero. Big respect. A-Trak, ne è passato di tempo da quando era vestito larghissimo e faceva beat hip hop e scratch impossibili. Classe e tecnica al mixer invidiabile e anche lui ha saputo benissimo sfruttare il momento e incassare con pezzoni pop come “Barbra Streisand”. Più che altro c'è una domanda che pongo io: tolti i vertici di un movimento, che verranno ricordati negli annali per quello che han fatto, infatti lo stiam già facendo, ma la schiera di produttori-banderuole che ogni 3 anni cambiano genere cosa faranno, un giorno, se malauguratamente si guarderanno indietro? Se posso questo mi rende molto fiero. Per fortuna ogni maledetto secondo dei miei dischi riflette quello che mi piace, quello ho voluto fare, magari anche male, e mi rende contento di quello che ho fatto. Non so se per tutti è cosi.
Comunque la musica "nuova" proprio non ti piace...
(ride, NdA)...La musica nuova mi piace un sacco, tutto la roba inglese post dubstep o non so come chiamarla, il 2 step dei Disclosure, SBRTKT, Sampa, Jessie Ware, Julio Bashmore, la ritengo roba abbastanza nuova, basta ascoltarsi “Sweet Like Chocolate" - Shanks & Bigfoot... mi piace la roba nuova, ma deve trasmettermi qualcosa. L'electro da pogo ma anche no perchè ormai e fuori moda il pogo, la disco da “carico un mp3 su ableton live a lo metto in loop con charlie e hat” o quella roba tipo “prendo un pezzo boogie e faccio il Tiger and Woods della situazione” la vedo molto misera...
”Pina Colada” e “Flashback” del “Tribute Ep” (La Valigetta) erano due pezzi electro-dance, secondo me.
Beh “Pina Colada” suona molto “Stardust” o almeno l'idea era di fare una cosa così, tipo anche “Flowers” di Armand Van Helden mentre “Flashback” lo è alla grande! Era un pezzo fatto come esercizio di stile con i sample e micro loop e mi piacque molto, fu anche la musica di uno spot di un brand italiano molto in voga proprio in quel periodo "nu rave/electro dance" quindi niente da correggere appunto.
Basta con la poesia, parliamo di soldi...
Vai..
L'hai vista la top 30 dei dj più ricchi al mondo? Tiesto è al numero 1 con 65milioni di dollari...
Beato lui, fa quello che vuole senza compromettersi la coscienza manco fosse un alto dirigente farmaceutico o di una multinazionale sfruttatrice... big respect, poi si, la musica non è il massimo e magari manco si ricorda come si suona però ricordiamoci che, come diceva Nanni Moretti: facciamo sempre parte di una minoranza.
L'unico italiano in classifica inizia con la B...
mmm...con la B?
No, tranquillo Berlusconi non è nella lista dei 30 dj più ricchi del mondo.
E' Benassi vero? beh bisogna anche capire che comunque quelle sono tutte star tra l'altro riconosciutissime negli US, dove la musica ti permette ancora di fare tanti soldi, non come qua in Europa che facciam facciamo ma poi appunto arriva Skrillex e si copre d'oro con due intuizioni tue... Beh comunque mi han raccontato un po la storia di Benassi, della gavetta etc e siccome io tuttora sono un produttore felicemente sposato con una attività commerciale di lato che mi riempie la vita, anche un po troppo, dò tutto il mio rispetto per lui!
Cioè la mattina ti svegli e non sei Scuola Furano?
Eh no, mi sveglio alle 5.55, tipo quasi come “Interstella” dei Daft Punk, e apro l'edicola. La musica è sempre lì in testa e guai non ci fosse, per me riempie la vita, però tiro avanti anche l'attività dei miei. Con la musica va bene ma il lavoro quotidiano, la gente quotidiana, ti tiene sempre con i piedi per terra. Per fortuna non mi fa capire quali sono i posti che mi appartengono ma sicuramente quelli dai quali provengo.
Quindi vendi giornali?
Si, giornali e sigarette. Fai te che in Slovenia, quindi a una manciata di metri da noi, costano quasi la meta', come diceva Biggie “it's an everyday struggle” ma noi ce la facciamo lo stesso!
E “108” non puoi promuoverlo lì all'edicola? Apri, piazzi due casse, un paio di sub e fai la festa..
Pensavo di fare una preview del disco in negozio, mentre suono, tipo Richie Hawtin al Sonar che suonava nei banchi dei fruttivendoli...
Organizziamo?
Ok.
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L'articolo Big party all'edicola di Scuola Furano di Michele Wad Caporosso è apparso su Rockit.it il 2012-07-16 00:00:00
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