Rollercoaster - Bologna, 09-04-2000

Incontriamo due terzi dei Rollercoaster, ovvero Matteo Perra (voce, chitarra) e Salavatore Contu (basso), in un bar di Bologna in una uggiosa domenica pomeriggio. L'occasione ci è data dall'uscita del loro "The thrill crowd", eccellente antipasto che rappresenta al meglio la loro miscela sonora -anche se la conversazione non ha toccato solo tematiche relative al disco.



Rockit: Domanda provocatoria: artisticamente siete nati nel '67 on nel '68?

Rollercoaster: Beh, in realtà siamo nati nel '90, quando eravamo ragazzini. All'inizio avevamo però un bassista diverso che un bel giorno è scomparso in Brasile, non nel senso che è morto ma che non abbiamo più alcuna notizia su di lui.

A prescindere da ciò, comunque, il nostro primo disco è una vera e propria selezione del materiale che abbiamo prodotto in quasi due lustri.

Rockit: Comunque non avete raccolto la mia 'provocazione'?

Rollercoaster: No, certo, abbiamo capito quello che ci chiedi. Il vero problema sta nel capire se il nostro suono non sia semplicemente 'derivativo', ma è solo ispirato a certa scena musicale.

Diversi giornalisti riconoscono il nostro lato 'moderno' e ci fa molto piacere, proprio perché non ci piace replicare pedissequamente ciò che per noi è solo fonte d'ispirazione. Abbiamo iniziato facendo cover dei Cramps, degli Stooges, di Hendrix e di altri gruppi garage, ma il nostro sound pesca anche nel background soul e della Motown.

Rockit: In effetti ascoltando "The thrill crowd" non viene da pensare a un gruppo italiano. Ciò significa che anche in una nazione come la nostra possano esistere realtà musicali del genere...

Rollercoaster: Oggi, spesso, dire 'gruppo italiano' sembra quasi un attributo negativo, e c'è la tendenza a sminuire la qualità della proposta, quando invece molte formazioni autoctone si dimostrano ampiamente all'altezza delle produzioni d'oltreOceano.

Rockit: Ad esempio, una situazione simile mi è capitata quando ho ascoltato per la prima volta gli One Dimensional Man, band di cui non avrei mai sospettato le origini italiane...

Rollercoaster: Noi stessi abbiamo pensato la stessissima cosa, ma purtroppo è così, perché siamo convinti, anche noi del settore, che non sia possibile che il prodotto 'made in Italy' abbia le carte in regola per competere con i nomi stranieri e che non sia comunque all'altezza.

Rockit: Quello che mi dici è perciò la conferma definitiva che siete nati a Pistoia e non a Detroit...

Rollercoaster: In realtà sono solo io di Pistoia (è Matteo a rispondere, ndi), siccome Salvatore abita a Bologna e Luca a Milano. Alla fine, però, siamo tutti e tre sardi.

Rockit: Vivendo così distanti che metodo usate per la composizione delle canzoni?

Rollercoaster: Beh, adesso ci troviamo tutte le domeniche pomeriggio qui a Bologna per provare, ma una parte del materiale che è finito sul disco, almeno a livello di idee, è frutto di cassette che ci siamo reciprocamente spediti e sulle quali abbiamo lavorato tutto il tempo necessario.

Rockit: Alle soglie del 2000 avete optato per il vinile. Una scelta comunque coerente, viste le sonorità che vi contraddistinguono...

Rollercoaster: Abbiamo pensato che il vinile fosse la cosa migliore perchè colui che arriva a comprare il nostro album sa a priori cosa aspettarsi, o perlomeno intuisce il tipo di sonorità, come dicevi tu, che ci contraddistinguono. E poi, di questi tempi, stampare il cd nella speranza di fare dei soldi per viverci sappiamo benissimo che è una utopia.

Tra l'altro, se non ti piace il vinile, basta girarlo e ti rifai ampiamente con la foto presente sul retro! (risate)

Rockit: Perciò avete avuto anche un occhio di riguardo per la grafica?

Rollercoaster: Certo, anche da quel punto di vista siamo stati molto attenti perchè sappiamo bene che se da un lato è la musica che conta, dall'altro non ci dimentichiamo che il primo impatto è comunque quello visivo. Ho comprato diversi dischi attirato dall'immagine di un gruppo, da come si presenta, da ciò che riesce a trasmettermi oltre la musica...

Rockit: Notate una differenza sostanziale nelle opportunità che avete in misura maggiore vivendo lontani dalla vosta terra d'origine?

Rollercoaster: Certo, è tutto molto più accessibile, dalla possibilità di suonare dal vivo a quella di far conoscere il nostro album nelle poche occasioni promozionali. Un gruppo di Sassari, ad esempio, non riuscirebbe a concretizzare tutto ciò perché in posizione periferica rispetto alle occasioni che si possono organizzare vivendo nella penisola, sia dal punto di vista temporale che da quello delle enormi spese da sostenere per i trasferimenti.

Rockit: L'intesa decennale che si è creata fra di voi cosa comporta?

Rollercoaster: E' sicuramente una cosa di non poco conto sapere che ormai basta uno sguardo fra di noi per intuire dove uno sta andando a parare; non ci capita mai di studiare i pezzi, perché spesso le strutture musicali non sono mai pensate a priori ma nascono, ad esempio, durante i soundcheck.

Questo metodo compositivo può magari essere ricondotto ai pezzi nuovi più che ai 5 brani presenti sul vinile.

Rockit: Vi aspettavate così tante recensioni entusiastiche da parte della stampa?

Rollercoaster: Avevamo delle aspettative abbastanza alte, soprattutto perché già il demo era stato accolto con altrettanto entusiasmo, ma non ci speravamo un'accoglienza del genere e siamo decisamente soddisfatti.

Rockit: A quando il primo disco di lunga durata?

Rollercoaster: Ci stiamo lavorando, ma è ancora troppo presto per parlarne. Adesso dobbiamo gestire questo 'primogenito' e allevarlo prima di pensare al prossimo passo.

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L'articolo Rollercoaster - Bologna, 09-04-2000 di Faustiko Murizzi è apparso su Rockit.it il 2000-06-10 00:00:00

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