Martina Franca è una città tra Monopoli e Taranto, lontana dalle coste della Puglia e dal caos dei turisti. Il caldo secco, un bambino che gioca con la palla in piazza, la calma. Giovanni Palmer – cantante del duo Bouvier, "come Marge, moglie di Homer" – racconta la sua città in ogni canzone, fondendo una voce calma con strumentali lo-fi e chitarre dal timbro pieno.
Classe 1994, scrive i testi e canta, ma è con gli strumenti di Fabrizio Convertini che Giovanni completa i brani. Dal sound astrale di Un blu più profondo fino alle sperimentazioni con campioni vocali del nuovo singolo – I vermi –, l'afa dell'entroterra pugliese invade tutti i pezzi. Saranno i campioni di archi che danno un tocco retrò o la batteria stanca che suona un tempo rallentato. Ne abbiamo parlato con Giovanni Palmer.
Quali sono stati i tuoi primi contatti con la musica?
Ho iniziato a prendere lezioni di musica a sei anni e più o meno nello stesso istante ho iniziato a scrivere canzoni. Anche ora il livello è rimasto quello. Sono cresciuto con musica buonissima, le mie cugine mi passavano Blur e Pearl Jam, mia madre mi imbottiva di cantautorato italiano e americano, Neil Young e Bob Dylan su tutti. In questo fuoco incrociato è stato possibile formare il mio gusto musicale che fagocita bulimicamente tutto. Dai Jesus Lizard a Baby K, dai Tool a Roberto Murolo.
Con chi collabori?
Collaboro con Fabrizio "Facø" Convertini (in Bouvier è la mia dolce metà) che oltre ad essere un musicista davvero importante è un produttore, videomaker e fotografo davvero fichissimo. Ci siamo incontrati e ci siamo piaciuti. Io scrivo canzoni che lui ama ed io amo la vita che dà alle mie canzoni. È un sarto che cuce abiti straordinari su modelli (le mie canzoni) non proprio bellissimi però con fascino. So che da poco ha iniziato a prendere lezioni di ballo. Ovviamente non posso non citare il collettivo/label Dischi Uappissimi nella persona di Antonio Conte(st) che è veramente speciale e ci ha aiutato tantissimo anche durante le registrazioni in studio. È davvero un amico caro e disponibilissimo. Un ringraziamento va anche a Fabrizio Narcisi che ha curato le copertine dei singoli.
Come siete arrivati alla vostra formula musicale?
L’obiettivo che ci siamo fissati io e Facø all’inizio era quello di fare hardcore, ci è venuto malissimo quindi abbiamo virato sul cantautorato, sempre che sia concepito come genere. La scelta di cantare le nostre canzoni in italiano molte volte influenza le produzioni stesse.
Quali sono i tuoi ascolti e a chi ti ispiri?
Io e Facø ascoltiamo di tutto, ma nei momenti di stallo ci prendiamo una medicina che ha come nome Nick Cave. Ci capita spesso di ascoltare i nostri conterranei Checco Curci, LAZZARETTO, LELAND DID IT.
Com è nata I Vermi?
I Vermi l’ho scritta perché avrei voluto ascoltarla. L’ho cercata nelle discografie di altri autori, ma niente. Ne avevo bisogno, quindi mi sono armato di chitarra, penna, foglio e ho scritto questa canzone. Ricordo la prima volta che l’ho fatta ascoltare a Facø. Rimase spaesato e anche disgustato. In quel momento capii che avevo raggiunto il mio obiettivo.
Qual'è il live che ti è rimasto più impresso?
Suonavo in una band di cui ero autore, i Carena, finimmo per giri strani a fare un live in un posto frequentato esclusivamente da famiglie con i passeggini e bambini. Una di queste bambine, 5 anni al massimo ha incominciato a ballare davanti a noi, con una coreografia davvero impegnata, si dimenava in pose sconvenienti per una cinquenne. Per farla breve ci ha provocato imbarazzo per la durata totale del live.
Progetti futuri?
Creare altre splendide canzoni con Bouvier per totalizzare 100 ascolti nel primo mese. Il nostro obiettivo è quello di assecondare la nostra vena creativa badando relativamente poco alla scena musicale attuale, perché quello che si nota è un appiattimento generale delle canzoni. In futuro non escludo ulteriori singoli prima della pubblicazione dell’album.
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L'articolo Bouvier lontani dal mare (e da Spriegfield) di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-04-11 16:20:00
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