Bolognese, classe 1989, come molti suoi coetanei e concittadini, Brenno è cresciuto nel mito dell’hip-hop che si respira all’ombra delle due torri. Yao, addirittura del 2009, è stato il debutto in pieno stile Old School del Mc con la Cobrakai Dojo Crew, seguono due mixtape intitolati Cobramusic e Cobramusic 2.
Il 2015 è l’anno del debutto ufficiale insieme a Brain: con Incubo di una notte di mezza estate il duo compare sulle rotte del rap nazionale. Grazie all’attivismo sul fronte collaborazioni e ai numerosi live, il nome di Brenno inizia a circolare parecchio. Ma, pur identificato come una delle più credibili voci della nuova tradizione felsinea, anche col il primo album solista, Perle a portici, l’esplosione definitiva sembra tardare.
Fino a pochi giorni fa, forse: a sei anni di distanza il Principe di Mascarella –Porta Mascarella è una delle porte della terza cinta muraria di Bologna nonché una delle strade cardine della movida bolognesi – torna con un album pieno di collaborazioni importanti (Ketama 126, TY1, Frank Siciliano, Dola e Roy Persico, con produzioni a cura di The Night Skinny, Sine, Brixton Bass Mafia, St Luca Spenish, Drone126, Anagogia, Frank Siciliano e Muchodolores: qui la nostra recensione), e una realtà forte come Thaurus alla spalle. Questa volta determinato a confermare di essere uno dei talenti dell'HH italiano e a contraddire il titolo dello stesso disco: La promessa non mantenuta.
Incubo di una notte di mezza estate, il tuo primo “lavoro ufficiale” è uscito ormai da 6 anni. L’anno seguente hai pubblicato Perle ai portici. E poi, cos’è successo?
L’entusiasmo iniziale mi ha indotto a essere così prolifico, ma diciamo che ho preso una bella botta con la pubblicazione di Perle ai portici. Avevo davvero molte aspettative che non sono state ripagate. E nel mezzo c’è stata una storia d’amore un po’ travagliata… Ho continuato a suonare e a fare collaborazioni qua e là, ma non ero sicuro avrei fatto un altro disco. E invece eccoci qua.
Qual è la promessa non mantenuta?
Tutti quanti, quando ero più giovane, dicevano che avrei fatto bene col rap. Ma, almeno nella mia testa, non ho fatto bene quanto avrei potuto. Quindi, la prima promessa è stata fatta a me stesso. L’altra promessa, invece, c’entra proprio con quella storia d’amore finita.
Quando hai iniziato a lavorare al disco?
Guarda ormai non me lo ricordo neanche più. Saranno almeno tre anni.
Hai coninvolto un po’ di amici, ad esempio Ketama, con cui avevi già collaborato qualche anno fa.
Sì, la gente non se lo ricorda, la mia partecipazione al remix di Pezzi è una chicca per affezionati veri…
C’è anche Dola.
Mi stanno arrivando tanti messaggi che affermano che tolta la parte più strettamente rap, tipo Mascarella VS Trastevere, Bang Bang, è uno dei pezzi più belli del disco.
Del resto, il mood paranoia amorosa mi sembra uno dei più tuoi.
Sì, poi Dola ha una voce che secondo me in Italia non ha nessuno. All’inizio non era molto convinto, anche se umanamente ci troviamo da Dio. Alla fine è uscito uno dei pezzi che piace di più, insieme a Postepay.
Mi aspettavo che nel disco ci fosse un’ospitata, magari un ritornello vero di Calcutta. Com’è andata la stesura del brano?
È che tutti e due i brani hanno lo stesso senso: voler ricominciare qualcosa nella vita. Ma io non sono mai stato uno che scrive troppo bene i ritornelli. Poi un giorno stavo ascoltando Del Verde e mi sembrava che potesse funzionare. Abbiamo chiesto ai ragazzi di Bomba e ci hanno dato il via. Magari con Edoardo (Calcutta, ci tiene a specificare lo stesso Brenno) quando sarò un pelino più grande a livello di numeri farò qualcosa, dopo questo disco. O magari anche se non lo divento...
Sei uno che guarda molto i numeri?
Guarda, per me il fine ultimo è sempre stato suonare. Ma ultimamente le occasioni live sono sempre meno frequenti, quindi, non nego che ci sto guardando di più. È anche vero che dal mio ultimo disco è cambiato tutto: cinque anni fa si lavorava molto su iTunes e con le copie vendute, adesso le copie fisiche a volte neanche si stampano. Cerco di tenermi aggiornato sul campo discografico, ma per ora non ne sono ancora schiavo, ecco.
Il disco è fuori da una settimana ormai. Feedback?
Mi arrivano messaggi da tutta Italia, è qua che si vede la differenza di lavorare con una realtà come la Thaurus.
E con Bologna che rapporto hai?
Eh, diciamo che è un rapporto un po’ malato.
In Prova a prendermi cantavi “Bolo T’amo, ma forse voglio andare lontano”. Forse non era vero, però!
Eh, forse sì invece. Alla fine uno da Bologna potrebbe andarsene a Milano, dove ha mille cose in più da fare, oppure a Roma. Invece alla fine ho deciso di rimanere qua, dove se ottieni anche molto meno è mille volte più soddisfacente. È una cosa veramente strana.
Ultimamente mi sono disinteressato abbastanza al rap italiano, perché lo trovo sempre più adatto ai novenni.
Be’ diciamo che secondo me va bene differenziare. Se da un lato c’è quella cosa lì, io sono anche ben contento di fare un rap che viene compreso dai miei coetanei e non dai novenni.
Quindi non ti vedremo su TikTok?
Guarda, già con Instagram faccio molta fatica. Per la promozione del disco mi hanno giustamente detto di fare più attività social e mi ci sto impegnando.
Ti rigiro la domanda di prima: facciamo che domani Mascarella diventa virale. Come vivresti questo avere un nuovo pubblico di giovanissimi?
È una domanda difficile: se c’avessi un esercito di ragazzini che si ascoltano le mie strofe allora cercherei di fargli capire in tutti i modi le cose che stanno ricantando.
Come dice KRS-One Teach The Youth. Forse potresti fare una rubrica in cui spieghi un po’ le strofe.
Una bella idea, forse dovremmo farla insieme.
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L'articolo Per Brenno Itani è arrivato il tempo di mantenere le promesse di Raffaele Lauretti è apparso su Rockit.it il 2020-07-31 13:47:00
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