Love Boat - Cagliari, 29-12-2008

Sono una delle più interessanti garage band del momento, e si sono formati praticamente per caso. Ora che è uscito il loro primo album, "Imaginary beatings of love", per la tedesca Alien Snatch! Records prenderanno le cose con più serietà? Sara Loddo li ha intervistati, i tre si presentano, ci raccontano di questo nuovo lavoro e delle loro esperienze dal vivo.



Raccontateci com'è iniziata.
Andrea: All'inizio avevamo solo due o tre canzoni nate quasi per caso in spiaggia. Poi due anni fa abbiamo organizzato un mini tour dei Movie Star Junkies in Sardegna. Avevamo deciso di suonarci come gruppo spalla, quindi siamo andati due giorni in saletta a fare un paio di pezzi perché ne avevamo solo tre. Abbiamo fatto un concerto con 8-9 canzoni. Da lì questi stronzi dei MSJ sono impazziti. Ci siamo divertiti tantissimo, abbiamo suonato con loro anche in altre due situazioni completamente assurde e devastanti. È stato un incontro fatale.

Stefano: C'eravamo divertiti talmente tanto che dopo quei due concerti volevamo suonare ancora un giorno, quindi abbiamo organizzato un concerto a casa di Andrea in campagna. Abbiamo suonato all'aperto con un pubblico di 20 persone.

Andrea: Abbiamo messo a soqquadro la casa.

Claudio: Alla fine c'era gente in mutande, docce di whisky, birra ovunque…

Il vostro esordio è quindi legato al casino combinato assieme ai Movie Star Junkies… e poi cos'è successo?
A: Da lì Nene, bassista dei MSJ, produttore e membro dei Vermillion Sands, nonché contitolare dell'Outside/Inside Studio insieme a Matteo Bordin dei Mojomatics, ci ha spronato a registrare perché era convinto che il nostro progetto avesse un senso. Allora abbiamo deciso di andare a registrare e fare un paio di concerti in giro per l'Italia alla fine di quell'estate.

S: Ancora prima c'è stato Beppe della Shake Your Ass, che, dopo aver sentito le nostre prime canzoni, ha fatto uscire subito un singolo.

Poi è arrivato il disco intero: "Imaginary beatings of love". Ci avreste mai scommesso?
A: Se non fosse stato per le persone che pensavano che le nostre canzoni avessero un senso, non sarebbe successo niente. Non pensavamo neanche di iniziare a suonare, io ero quello che non voleva suonare in assoluto.

S: E' stata colpa di Nene.

A: E' stata colpa della gente in generale.

Credevo che foste un gruppo specializzato in feste alla toilette.
C: Deriva tutto dalla prima performance, che è stata in un bagno…
S: Si, è nato tutto in un bagno durante il festival dell'Here I Stay. In uno dei pomeriggi in cui non c'era nulla da fare ci siamo messi a suonare al bagno per ridere.

A: Poi l'abbiamo rifatto qualche altra volta. È stata memorabile quella di Torino, durante il primo tour abbiamo suonato al Velvet, lo stesso giorno c'era l'inaugurazione dello Spazio 211 e dopo il concerto ci hanno proposto di andare là.

C: Una volta arrivati ci siamo arrampicati dalla finestra del bagno.

A: E siamo entrati in quello delle donne. Ad un certo punto sono arrivate venti o trenta persone che ballavano. Poi ci siamo ritrovati noi soli davanti ad un buttafuori.

Avete smesso?
S: Adesso suoniamo nei negozi d'abbigliamento.

A: Abbiamo fatto un salto di qualità.

S: Nei bagni comunque se capita si fa ancora. Dipende dal contesto, da quanto è ubriaca la gente.

Nel 2007 siete andati all'Outside/Inside Studio (di Montebelluna, Treviso) per registrare le canzoni poi finite nel singolo. È stato in quel momento che avete iniziato a prendere le cose più seriamente? Avete mai iniziato a farlo?
C: Ti dico solo che durante quel viaggio abbiamo arrangiato i pezzi in nave.

S: Poi c'è stata la benedizione dell'Azzurra Records
A: Abbiamo conosciuto un certo Mauro Crespo Hernandez, che ci ha consigliato di spedire i pezzi all'etichetta per cui lavorava.

C: Mentre suonavamo si è fermato davanti a noi e ci ha ascoltato per molto tempo senza dire niente. Alla fine ci ha fatto i complimenti e ci ha detto che avremmo potuto spedire i pezzi all'etichetta.

A: …solo che noi non abbiamo creduto di poter arrivare a quel livello e non ci siamo spinti così oltre.

C: E forse abbiamo fatto male.

Cosa caratterizza i Love Boat? Descriveteli.
S: I Love Boat sono un gruppo diretto.

A: Noi facciamo rock'n'roll, questo è poco ma sicuro. Io credo che i Love Boat abbiamo una certa personalità, anche nel gusto della melodia. Melodia che appartiene a molti gruppi del passato, gruppi degli anni Cinquanta e degli anni Sessanta. Inoltre la nostra attitudine, il nostro modo di lavorare, è molto semplice. Abbiamo poca confidenza con la sala prove, nel senso che ci saremo andati quattro volte in due anni, perché comunque i pezzi sono semplici, nascono più o meno completi e poi li arrangiamo il minimo indispensabile.

C: La maggior parte dei pezzi che suoniamo hanno preso forma direttamente in studio, durante la registrazione.

Di cosa parlano le vostre canzoni?
A: Parlano assolutamente d'amore. Penso che la parola "love" sia la più abusata del disco, compreso il nome della band e del disco stesso.

C: …hai messo anche qualche "baby".

A: Comunque non tutte parlano d'amore, ci sono anche alcune canzoni dove ci prendiamo in giro, dove scherziamo su delle cose che ci succedono.

Un esempio?
C: "Funny guy".

A: "Funny guy" è un discorso fra me e Stefano, un testo molto semplice dove ci stuzzichiamo, io lo insulto e lui mi risponde a tono. Ad esempio gli dico che un tempo era un ragazzo divertente, ma che poi è cambiato e lui mi risponde dicendo che io sono la solita vecchia vergogna. Poi mi dice che sono un nano, io gli dico che è timido… insomma una cosa così.

Tutti e tre siete stati e siete tuttora coinvolti in altri progetti musicali. Che cosa vi ha portato fino ai Love Boat?
A: Noi ci siamo frequentati moltissimo negli ultimi due o tre anni per via delle nostre band. Ci siamo conosciuti perché andavamo reciprocamente a vedere i nostri concerti.

S: Poi è capitato di suonare assieme, non l'abbiamo deciso.

C: In quel periodo capitava che, dopo alcuni concerti, quando si era in pochi, si iniziava ad improvvisare.

A: E' vero, molto spesso noi tre ci siamo ritrovati su un palco a suonare e improvvisare.

Avete dei modelli?
A: Io si. I miei modelli sono Prince, Woody Allen e Michael J. Fox.

S: Questa è la cazzata dell'anno. Io credevo che il suo modello fosse Gianni Morandi, soprattutto per il suo modo di cantare.

A: Anche Gianni, ma Gianni ce l'ho nel cuore perché è l'unica cosa che ascoltava mia madre.

Da dove nasce il vostro nome?
A: Da una presa in giro. Un giorno mentre guardavo uno speciale sui vecchi telefilm alla tv, mio padre per schernirmi ha detto che assomigliavo al nano del telefilm Love Boat. E siccome faceva ridere abbiamo deciso di chiamarci così.

È appena finito il vostro tour europeo. Com'è andato?
A: E' stato una grande soddisfazione, siamo riusciti a fare 27 date sulle 30 previste. Siamo stati in quattro paesi europei oltre l'Italia: in Francia, in Germania, in Olanda e in Svizzera. È andato al di là di tutte le aspettative proprio perché l'abbiamo organizzato in totale autonomia, non avendo alcun tipo di appoggio, se non quello di alcune conoscenze.

C: Abbiamo lavorato mesi all'organizzazione, usando alcuni contatti che già avevamo e procurandocene altri nel corso del tour. Non ci aspettavamo andasse tutto così bene anche perché eravamo una band abbastanza sconosciuta, con soltanto un singolo all'attivo. L'album è uscito a metà del tour.

C'è stato qualcosa di particolare che vale la pena raccontare?
A: C'è stata una data abbastanza particolare, l'unica che non abbiamo trovato direttamente noi, ma che ci ha procurato un'agenzia svizzera con cui siamo entrati in contatto tramite internet. Questa agenzia ci ha fissato una data in una cittadina di 150mila abitanti al centro della Germania, una cittadina poco conosciuta. In pratica abbiamo suonato come gruppo ospite ad un contest di band della scuola superiore.

Prima di suonare abbiamo visto delle scene assurde, dove c'erano questi gruppi di adolescenti assediati dalle ragazzine, al punto che quando scendevano dal palco li circondavano per farsi autografare le magliette, oppure le braccia. Era una cosa assurda.

Quando abbiamo suonato noi quelli che ci ascoltavano sono come impazziti, ragazzini dai 9 ai 15 anni che ripetevano tutti i miei gesti. Io facevo qualsiasi cosa e loro mi seguivano, muovevano le braccia con me. Alla fine ho fatto salire tutti sul palco e sono sceso sotto, loro sopra ballavano. È stata una bella scena.

Poi siamo andati nel paese dei balocchi. Sì, perché in Germania non è come in Italia, ci sono dei centri sociali legalizzati gestiti da sociologi ed educatori. Delle strutture dove c'è di tutto, dove fanno concerti due volte al mese, ci sono sale internet, palestra, cucina, lavanderia. Ci hanno ospitato là per la notte.

Quindi avete un bel ricordo della Germania.
A: E' sicuramente il posto migliore dove si può andare a suonare in Europa, per vari motivi, là i locali sono organizzati bene, ti danno quello che chiedi, cioè il minimo indispensabile, come avere garantito un minimo di cachet, dormire e mangiare.

Qual è stata invece la situazione più difficile che avete affrontato in tour?
A: Quando abbiamo suonato ad un matrimonio dentro uno squat a Torino. Pioveva dentro, c'era fango. Quello è stato anche bello, è la fine che è stata delirante, mi hanno lanciato un megafono in faccia.

C: Poi io mi sono svegliato dentro una macchina mezzo assiderato…
S: C'è stata anche la volta di Bologna. Quella è stata anche peggiore. In pratica dopo aver suonato dovevamo andare a dormire a Ravenna da Francesca dei Comaneci, perché il giorno successivo avevamo una data a Cesena. Al momento di andare eravamo tutti su di giri e non riuscivamo a metterci d'accordo. Quindi io ho preso la macchina dei Love Boat e ho accompagnato Francesca a Ravenna, perché lei il giorno dopo doveva lavorare e non poteva aspettare ancora.

Il giorno dopo sono arrivati in treno, avevano delle facce da funerale e non hanno aperto bocca. Io avevo la febbre a 40 e stavo malissimo, quindi non ho potuto suonare.

A: E abbiamo dovuto suonare in due.

Torniamo al disco. Siete soddisfatti?
A: Molto. Il disco suona benissimo, la scaletta è perfetta.

C: E' perfetto, l'unica cosa è che magari poteva uscire due settimane prima.

S: Si, l'obiettivo era quello di fare un tour promozionale, avere i dischi dall'inizio, invece sono arrivati a metà tour per dei problemi con la fabbrica.

C: Abbiamo fatto metà tour promozionale senza dischi.

Nella foto sul retrocopertina siete in mezzo al mare. Come vi è venuta l'idea di un servizio fotografico in acqua?
S: Come il gruppo, anche la foto è nata per caso. Non eravamo in posa, stavamo giocando in acqua durante le riprese del video nel litorale oristanese. Sono delle foto prese in quel momento.

A: Il video che non è ancora uscito.

Qualche giorno fa (il 27 dicembre, NdA) c'è stata la presentazione ufficiale del disco a Cagliari poi, sempre nella stessa giornata, a Guspini. È stato diverso rispetto alle altre volte un cui avete suonato? Come vi siete sentiti?
A: Abbiamo fatto un release party un po' anomalo. Abbiamo deciso di suonare in un negozio di abbigliamento a Cagliari verso le cinque e mezza, noi eravamo gli unici dentro il negozio, in vetrina, mentre la gente era in strada. La cosa divertente erano i curiosi, quelli che erano in giro a fare shopping che ci guardavano stupiti. Poi ci siamo trasferiti tutti a Guspini allo Sleepwalkers ed è stato un record assoluto, il locale era strapieno e non si poteva camminare.

C: C'erano 300, forse 400 persone.

S: Non ci aspettavamo tutta quella gente.

Un'ultima domanda, un po' per sfizio, cosa consigliate di ascoltare al momento?
A: Noi siamo molto legati ai gruppi che ci sono in Italia del nostro "giro", perché oltre ad avere un rapporto di amicizia, ci piace molto la loro musica. Tra l'altro i nostri dischi sono usciti più o meno nello stesso periodo, per dire… il disco dei Movie Star Junkies, il primo disco dei Vermillion Sands, poi anche i Mojomatics.

Anche i Goodnight Loving, una band americana che abbiamo ascoltato durante tutto il tour per via di una cosa simpatica che ci è successa quando eravamo in giro per l'Europa. Con questo gruppo avevamo una sorta di competizione, anche se non la chiamerei proprio così, ma ci capitava di arrivare spesso nei posti a suonare e magari il giorno prima avevano già suonato loro, oppure dovevano suonare il giorno dopo. Quindi molto spesso la gente faceva paragoni. Loro ci piacciono molto, sono al terzo disco, che è uscito per Wild Honey, l'etichetta di Franz Barcella, che è anche il bassista dei Miss Chain & the Broken Heels.

Qui in Sardegna ci sono i Raw Rave Groove, che hanno un nome impronunciabile però sono una figata. Hanno una media di 17-18 anni e spaccano di brutto, una delle migliori live band che c'è in circolazione qui in Sardegna e non solo.

C: C'è la scena francese che secondo me adesso è la più attiva in Europa, Weakends, Feeling of Love, Yussuf Jerusalem, Cheveu.

S: Per me i Movie Star Junkies, i Vermillion Sands. Poi ovviamente i gruppi dell'Here I Stay.

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L'articolo Love Boat - Cagliari, 29-12-2008 di Sara Loddo è apparso su Rockit.it il 2009-01-12 00:00:00

COMMENTI (2)

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  • sasara 15 anni fa Rispondi

    Ciao,
    non mi ricordo il nome del negozio... sorry

  • oxygen 15 anni fa Rispondi

    "Abbiamo deciso di suonare in un negozio di abbigliamento a Cagliari"

    x curiosità, qual'è il negozio di abbligliamento? :?