Timoria - Cantiere 21 - Perugia, 07-12-2001

Simona Cortona ci regala una densa e sincera intervista con Omar Pedrini, artista la cui Musica ha probabilmente lasciato più di una traccia nel cuore di Simona, così come in quello di molti altri ascoltatori che negli anni si sono identificati con la formazione bresciana...



Mi sono tenuta dentro questa intervista troppo a lungo, è ora di scriverla, è ora di condividerla.

Scusate il ritardo, ma per qualche giorno sono stata rapita. Ero nel viaggio, quel viaggio dentro il nostro corpo giù giù fino all'anima.

I Timoria mi hanno preso per mano e mi hanno portato su Europa 3; lì ho conosciuto Joe che mi ha aperto le porte della libertà.

Prima dell'intervista mi piacerebbe donarvi una poesia di Omar Pedrini:

Il Lungo Fiume di Dolore
C'è un lungo fiume di dolore che
attraversa il tempo.

Nel suo letto scorrono il fuoco
dell'arte e i cadaveri dei suoi figli maledetti.

Conoscevo Omar, l'anima dei Timoria, solo attraverso i media. Ho scoperto un alchimista, ho scoperto un uomo e il suo Linguaggio Universale, un uomo che grazie all'amore compirà la sua Leggenda Personale. Grazie Omar.

Cantiere 21, ore 3 del mattino.

Rockit Hai un bel rapporto con il pubblico?

Omar Mah... non lo so, è un rapporto sincero, spontaneo. Noi non facciamo niente di calcolato quindi… A volte combiniamo dei grandi casini, a volte c'è feeling, a volte improvvisiamo l'avrai visto. Diciamo che siamo rockettari con la testa da jazzisti.

Rockit Eravate commossi alla fine, si è visto…
Omar Si? Mi fa piacere anche se stasera ho avuto la sensazione di non riuscire a dare il massimo. E' l'ultima data del tour noi eravamo emozionantissimi. C'era un emozione latente tra di noi, non ci guardavamo negli occhi perché sapevamo che dopo essere stati sette mesi insieme, dopo che ti sei affezionato, finisce tutto. E' quel lato brutto del nostro mestiere. E quindi… era strano io non so dirti cosa abbiamo combinato stasera, era tutto molto strano.

Rockit C'era una gran bella energia…
Omar Si? Bene l'importante è quello.

Sasha E' stata una serata emozionante, molto emozionate c'era uno stato di catarsi, eravamo completamente immersi in una sensazione incredibile. Eravamo con il pubblico, in mezzo al pubblico e stavamo esprimendo tutto quello avevamo da esprimere in questa ultima data. E' stato sicuramente una cosa molto emozionante.

Rockit L'ultima intervista rilasciata a Rockit è incentrata chiaramente sul vostro ultimo lavoro, io vorrei invece ripartire da lì per sapere se il viaggio ha portato a delle conclusioni? A dieci mesi dall'uscita di El Topo Grand Hotel hai trovato le risposte che cercavi? Sei andato oltre?

Omar No, conclusioni non ancora. A me ciò che interessa è proprio il viaggio, il viaggio è una ricerca e credo che sia molto più importante il viaggio dell'approdo. Il giorno in cui avrò trovato delle conclusioni probabilmente avrò finito di viaggiare, spero quindi di non trovarle. Passo a passo ho trovato delle consapevolezze. Questo disco è frutto di una mia esperienza molto particolare, gran parte dei testi li ho scritti ad Amsterdam, sono stato lì un lungo periodo e credo che tutto questo si senta nel Topo. Questa atmosfera un pò magica, un pò psichedelica se si può dire, è dovuta un po' anche a questa ricerca. La consapevolezza più grande è che questo viaggio alla fine è diventato quello dell'entronauta, di colui che viaggia all'interno di se stesso. E' sempre il modo migliore di andare.

Rockit Però Joe parte con Mork. Parte perché pensa che è inutile combattere sulla terra…
Omar Si c'è il finale che è molto drammatico. Volevo provocare e l'unico modo di farlo era andare, rifiutando, tutti i codici malsani, terresti, che ci sono oggi…

Rockit Si, però, non credi che la vera lotta é quella di colui che resta sulla terra? La mentalità si cambia dal basso, giorno dopo giorno.

Omar Lo so, infatti Joe ha combattuto tanto. Joe è un guerriero, è un guerriero della libertà. Lui combatte, però questa volta… Sai c'è un frase di Sergio Leone che serve per la terza lettura del disco, la prima è quella musicale, la seconda letteraria, ho date delle tracce un po' come una caccia al tesoro e la terza è quella magica, alchemica. Diciamo che in questa chiave di lettura la ricerca di Joe è nella risposta di Leone sul suo cinema: "Non mi interessa conquistare nuovi spazi, mi basta difendere il mio spazio dagli altri". E in questo momento, molto negativo del pianeta, dell'umanità, credo che sia molto più importante difendere i nostri spazi, mettere dei piccoli paletti per avere più consapevolezza. In questo disco non potevo essere disonesto e promettere o sognare grandi cose, essere vivi oggi è già un gran risultato. Quando abbiamo questa consapevolezza insieme possiamo fare una rivoluzione, ma prima era necessario cancellare e ricostruire piano piano. Questo disco fa parte di questa prima parte. In futuro magari potremmo ambire ai grandi ideali, alle grandi utopie. E' chiaro che è un disco fatto in un momento di pessimismo.

Rockit Tu coniughi arte e musica. Lo fai perché sei un uomo contaminato?

Omar Si, assolutamente, anche al di là del fatto che poi io sia il direttore artistico del Brescia Music Arte, che è il festival della contaminazione. Con il nostro disco d'esordito, "Colori che esplodono", eravamo cinque ragazzini di 20 anni e avevamo dedicato questo disco a Kandinskij, , Mussorgskij, Van Gogh che erano pittori-musicisti, erano coloro che parlavano di musica con i colori o di pittura con le note. Sin dai primi passi avevamo intenzione di dimostrare il mio concetto fondamentale sull'arte. Io la raffiguro come un fiume che scende da un'alta sorgente e a valle si divide in tanti fiumiciatoli, rigagnoli, fiumi secondari che noi chiamiamo musica, pittura, poesia, danza, teatro. Il sentimento che muove un artista è sempre lo stesso. Io so suonare per cui parlo con le note, un pittore sa dipingere e parla con i colori, con le forme. I miei modelli sono sempre stati Pasolini, David Byrne dei Talkin Heads che fa cinema, pittura, teatro, Vincent Gallo con il quale abbiamo avuto questa bellissima sorpresa questa estate… artisti che facevano un po' di tutto. Questo è il motivo per cui ho cominciato a dirigere i miei video, a scriverli, proprio perchè intendo percorrere tutti i sentieri che l'arte mi consente. Nei miei dischi c'è questo, ci sono poeti che leggono, ci sono artisti in tutte le forme e di tutte le espressioni.

Rockit E la presenza di Ugo Tognazzi?

Omar Tognazzi è nel nostro disco per due motivi, uno perché credo che sia il volto, l'icona, che meglio rappresenti gli anni '70 in Italia. Se io dovessi scegliere un personaggio sceglierei certo lui. L'altro motivo, amaro, è che mentre noi incidevamo il Topo decorreva il decennale della sua morte e in Italia nessuno gli ha reso omaggio se non un filmettino a mezzanotte. Io sono rimasto scandalizzato e offeso per cui ho voluto, in qualche modo, ridare dignità a questo grande attore che penso vada molto rivalutato. I suoi figli ci hanno contattato e regalato delle foto dell'album di famiglia. Quest'anno abbiamo suonato al premio Tognazzi a Cremona, è stato un onore per me, lì ho potuto incontrare Monicelli abbracciarlo e dedicargli una canzone, Ricky, in quella occasione, mi ha raccontato di essere rimasto sconvolto da questo silenzio. Questo lo posso ufficializzare anche attraverso questa intervista.

Rockit Se non avessi fatto il musicista…?

Omar Io avrei voluto fare il giornalista… sono nato come giornalista, ho fatto studi classici e poi verso la fine dell'Università mi è andata bene con la musica, ma non avrei nessun problema a scrivere, riesco ad esprimere molto con la scrittura. Il cinema credo che sia il sogno più grande, la quinta o la sesta arte come viene definita, solo con il cinema puoi mescolare tutte le arti, immagine, teatro, colonna sonora, letteratura, testo. Il cinema mi affascina molto. Abbiamo realizzato la colonna sonora di "Alla rivoluzione sulla due cavalli", il film che ha vinto il festival di Locarno e questa è stata una grande emozione. A febbraio esordirò come attore in un film importante per il quale facciamo tutta la colonna sonora. Siamo riusciti a lavorare seriamente anche con il cinema.

Rockit Dopo dieci anni di carriera qual è il lavoro a cui sei più legato, che senti più tuo?

Omar Io sento miei tutti i miei lavori, anche quelli che non mi piacciono a distanza di anni… E' una domanda impossibile.

Probabilmente il mio disco solista "Beatnick" dedicato alla Beat Generation, un dischettino fatto in 7.000 copie per gli appassionati. Lì c'era proprio Omar al mille per mille, negli altri ci sono i Timoria che sono importanti.

Rockit Ciascuno di noi associa parole ad immagini e sensazioni. Tu a Timoria cosa associ?

Omar Emotivamente la parola famiglia, sicuramente. Si è quello che siamo. Per usare poi qualcosa di allegorico, una metafora penso ad una nave, un vascello, un po' come le navi dei folli del medioevo che rappresentava così bene Bosch e tutta la pittura fiamminga. Queste navi su cui mettevano i matti e l'abbandonavano al loro destino su di un fiume… La nostra Fanzine si chiama "La nave", c'è anche una canzone.

Rockit Allora perché Joe lo hai mandato nello spazio?

Omar Joe per mare in viaggio senza vento c'andava… stavolta Joe cercava delle realtà parallele. Questo disco nasce proprio da una frase di Castaneda: "Nei momenti di crisi, nei momenti difficili, la magia e le realtà parallele ci aiutano a superarle" ed io mi sono affidato proprio a questo, a degli amici, a delle persone, a delle grandi bolle luminose che ho incontrato nelle mia vita e che adesso ne fanno parte. Grazie a loro ho potuto fare dell'esperienze molto importanti, ho potuto vedere al di là di me stesso. Il simbolo di questo disco è proprio questo: il terzo occhio con le ali. Io l'ho trovato. Il mio terzo occhio, io l'ho trovato.

Rockit Nel prossimo futuro cosa ci dobbiamo aspettare dai Timoria?

Omar Nel nostro cuore c'è la voglia di pubblicare un disco dal vivo. Un disco che abbiamo registrato durante questa tournèe, sicuramente entro maggio-giugno dell'anno prossimo e probabilmente usciremo a marzo con un disco acustico. Adesso l'esigenza è quella di fare un disco intimo, un po' come nella vita quando senti l'esigenza della famiglia, di una casa, io la sto sentendo molto oggi. Metteremo le chitarre elettriche da una parte e giocheremo sulle sfumature, sui grigi, su questo tipo di colori un po' pastello. Poi riproveremo con Sanremo anche se continuano a rifiutarci. L'anno scorso hanno rifiutato "Sole spento" dicendo che era una canzone che non poteva funzionare e tu non sai quanto ho goduto quando è diventato disco d'oro. E' stata una bella rivincita! Ogni anno abbiamo un po' questo pallino finchè ci sarà qualcuno che accetterà questo gruppo anche nel festival ufficiale della musica italiana. Altrimenti è un po' come mettere la testa sottoterra, o autoghettizzarci, non ci sono alternative oltre a Sanremo in Italia, non c'è un festival rock che raggiunge 13, 15 milioni di telespettatori. E nel paese del calcio e di Sanremo, due cose che io detesto, sarebbe il caso di cominciare a fare queste cose. Noi nel 1991 abbiamo partecipato a Sanremo e in quella occasione è stato istituito il Premio della Critica per i giovani, per noi. In questi 10 anni, 10 giovani hanno ricevuto un premio. Posso dire che l'abbiamo istituito noi, è stata una grande vittoria considerando anche che allora noi suonavamo nei club underground…e tutto ciò fece scandalo!

RockitNon sono molto convinta…
Omar Il problema è con quale canzone vai, come ti presenti. Due anni fa i Subsonica hanno fatto una grande cosa, i fans li hanno contestati, ma invece io penso che abbiano dimostrato molto in quella occasione. Chiaro, che se uno va a Sanremo a fare la canzonetta per la massaia, allora è tutto un altro discorso. Io proverò tutti gli anni finchè sarò vivo… Quest'anno, poi, vogliamo andare a regalare delle biciclette bianche fuori dall'Ariston.

Rockit Perché delle biciclette bianche?

Omar Perché ci ispiriamo al movimento Provos, un movimento vissuto ad Amsterdam dal 1967 al 1969. Questi ragazzi Provos, come Provocatori, dipingevano le biciclette di bianco e le abbandonavano ad Amesterdam in modo che ogni persona potesse prenderle ed usarle. Erano del popolo, tu potevi usarla finchè volevi, la lasciavi sempre aperta salvo non lamentarti se qualcuno mentre tu eri a comprare il pane la vedeva e la prendeva. Questo era il senso di queste biciclette e noi stiamo preparando una ventina di biciclette bianche con i testi delle nostre canzoni. Con l'uscita del disco acustico, in copertina ci sarà l'immagine di una bicicletta, vorremmo regalarle a Milano, a Roma e probabilmente anche a Sanremo. Un gesto, un gesto artistico, un happening.

Rockit Visto che si parla di Liguria… eravate al G8 di Genova?

Omar No, noi suonavamo in quei giorni. Ho sentito un brivido positivo perché ho visto finalmente i giovani scendere in strada e combattere. Credo che fossero vent'anni che i giovani non provassero più a dire la loro e in quell'occasione ho sognato nel vedere questi ragazzi con la voglia, di nuovo, di combattere! Gli opposti estremismi generano una dialettica… E poi sai con questo colpo di teatro, la più bella opera d'arte del ventunesimo secolo, la vista di queste due torri in fiamme a NY…

Rockit …'zzo, pesante definirla così.

Omar Si, si, senza ombra di dubbio, è stata l'opera d'arte del secolo! L'immagine che avremo per sempre negli occhi. Quando Stockhausen ha detto questo io l'ho condiviso pienamente. Non ho avuto la genialità di Stockhausen però l'ho fatta mia. Così come quando Carmelo Bene affermò che l'arte era morta dicendo: "L'arte la puoi andare a vedere a San Siro, vedendo Van Basten giocare…". Credo che questa immagine a qualcuno ha fatto comodo… Questa ha gettato un colpo di spugna sul G8 e mi è dispiaciuto. Adesso tutta l'attenzione è sulla guerra chiaramente, così tutto quello che è successo a Genova è stato insabbiato. Chissà che non abbia fatto comodo a qualcuno…Non amo le strumentalizzazioni in generale e non ho condiviso nemmeno la camionetta dei Carabinieri che è stata presa d'assalto dagli antiglobal. Mi sono messo anche nella testa e nel cuore di quel Carabiniere. Ho il coraggio di dire che la paura che ha provato quel ragazzo è stata una cosa orribile. Vedere otto ragazzi con delle spranghe e un estintore che vogliono massacrare tre Carabinieri mi ha fatto male, pure essendo dalla loro parte, quando si sconfina, bisogna avere il coraggio di guardare anche dalla parte dell'avversario per capirlo. La morte mi fa tristezza, il sangue di quel ragazzo e la disperazione di quel Carabiniere mi hanno ferito entrambi. Sono invece molto arrabbiato per quello che è successo nella scuola, sulle torture e la cattiveria della Questura di Genova. Queste sono cose che mi fanno venire voglia di caricare lo zaino e partire.

Rockit Come Joe?

Omar No, no, di partire per Genova… Non amo queste cose. Io le ho provate sulla mia pelle e trovo che ci fossero degli elementi per andare avanti nella lotta. Con questa guerra tutto è stato insabbiato.

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L'articolo Timoria - Cantiere 21 - Perugia, 07-12-2001 di Simona Cortona è apparso su Rockit.it il 2001-12-13 00:00:00

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