Volevo Fare La Rockstar è per Carmen Consoli "un disco voluto come si vuole un figlio". Arriva dopo sei anni da L’abitudine di Tornare e dopo 25 anni di carriera: dieci inediti che raccolgono ricordi, paure, desideri coltivati ed esauditi. Attraversano la storia del nostro paese fino al mondo di oggi tra guerre, povertà, virus, crisi climatica, ma anche (e soprattutto) una luce buona che dà speranza e apre a nuove possibilità sul futuro.
Con la magnifica voce di sempre – "piena di dolore, compassione e forza”, scriveva il New York Times – della cantantessa di Catania; la sua chitarra e le sue parole, che con i loro giri immensi riempiono di significato un disco complesso e leggero allo stesso tempo. (Ri)nato durante la pandemia (con Volevo Fare La Rockstar, Armonie Numeriche e Imparare Dagli Alberi A Camminare scritti durante il lockdown), prodotto insieme a Massimo Roccaforte e Toni Carbone, e missato da Pino Pischetola.
Un lavoro raffinato nei testi e nella musica, con atmosfere anni Sessanta, riff di basso profondi, gli archi, ma anche il bolero, e i tocchi da folk singer americana. "Un disco onirico", lo definisce, che spinge a trasformare i propri sogni in obiettivi. In progetti da realizzare attraverso le proprie azioni con passi lenti, ma decisi: "Nei tempi in cui sono nata io, nel '74, era possibile prendersi letteralmente il tempo per chiudere gli occhi e immaginarsi nel futuro", dice.
"Ma ora siamo anime in carrierae tutto va veloce. Abbiamo fretta di raggiungere ciò che gli altri si aspettano da noi e stiamo dimenticando noi stessi, ci stiamo asfaltando da soli: pensiamo al profitto, spendiamo soldi per comprarci la macchina o lo smartphone nuovo, ma poi ci ritroviamo a pagare sedute dalla psicologa, la chemio, le terapie", conclude con tono perentorio, come a guardare dritto negli occhi tutti i presenti alla conferenza stampa di ieri, a Milano.
Carmen Consoli utilizza le parole in un modo sublime: lo fa nelle sue canzoni da sempre, si sa, ma la verità è che incanta solo ad ascoltarla parlare, anche del più e del meno. Con quell'attenzione nel cercare le parole giuste, mentre guarda in aria per pescarle dalla profondità dei suoi pensieri lontani; ma anche con quella leggerezza di una certa ironia, definita dall’accento siciliano che al momento tira fuori, per divertirsi.
Carmen mi sembra così, ecco: una persona (prima che un’artista) in carne e ossa. Qualcosa di raro che ricorda che la musica è concretezza, analisi attraverso l'arte, la poesia: un modo per dare senso e forma alla contemporaneità, trovare soluzioni per il futuro, ricordare il passato, reinterpretarlo, e imparare (chissà) da esso: "Ho vissuto sei anni, ho parlato con le persone, ho studiato, ho amato, ho osservato, e poi ho pubblicato Volevo Fare La Rockstar. Non ho fretta di fare un disco".
In copertina c’è lei, piccola, con un fiocco rosa al collo e gli occhioni umidi che guardano in camera. Una penna mangiucchiata tenuta stretta dalla mano destra, anche se lei era mancina: "Una mancina corretta che ha imparato con fatica a scrivere a destra", spiega.
Comincia tutto da lì (e i ricordi d’infanzia sono concentrati nella traccia omonima al disco, scritta durante il lockdown, ndr): da quella bambina di 40 anni fa sul banco di scuola, che, durante la merenda nel cortile delle Orsoline, sognava il palco, le luci colorate, e immaginava l’America. Tornata a casa dopo le lezioni noiose, cantava sul tavolo della cucina davanti a mamma e papà, con il microfono realizzato con una lampadina tascabile: "Ho avuto la fortuna di avere una famiglia che mi supportasse", dice.
"Pensa alla musica”, le diceva suo padre, mentre la Sicilia soffriva, la mafia mieteva morti ammazzati tra le strade di Catania, un violento terremoto scuoteva l’Irpinia, e la nazionale vinceva i mondiali. Tra il terrorismo del nord e le faide del sud – tra la polenta, i risotti, le sarde in saor dell’Italia veneta di sua madre e la caponata dell’Italia siciliana di suo padre – Carmen Consoli riceveva un disco di Elvis Presley, la sua prima chitarra, e imparava a suonare.
Con gli occhi sempre aperti, rivolti verso il sogno di Fare La Rockstar. "E ci è riuscita", penso. Allora le chiedo: "Cosa sogna la Carmen del presente?". "Di essere felice", risponde lei, dopo uno sguardo verso l’alto, dove sono i suoi pensieri quando non mi guardano in faccia. "Anche se sono ancora una democratica arrabbiata", afferma, e continua: "Datemi tempo e mi laureerò in sovranismo", scherza.
Come fa ne L’uomo nero, canzone sarcastica (anche musicalmente) che proclama il preoccupante ritorno di un tremendo personaggio, condottiero omofobo e razzista che ricalca con precisione un linguaggio stracolmo di retorica fascista. O in Mago Magone (feat. Doxy601), altro brano in cui la cantautrice tira fuori la sua ironia per fare critica sociale, e dedica i suoi versi a – chi? i politici? I manager? I virologi? –, coloro che promettono facili prodigi e sanno toccare i tasti dolenti della gente con l’unico, reale scopo, di raggiungere il successo personale.
Nel disco c’è, poi, Qualcosa Di Me Che Non Ti Aspetti, brano con cui l'artista traccia una risposta a una domanda fondamentale: "Cosa possiamo fare noi se il mondo va in fiamme, se ci sono le guerre, la povertà, se la terra sta implodendo?". Dobbiamo ripartire da noi stessi, dal dialogo con gli altri e dai piccoli gesti quotidiani: "Io, ad esempio, ho piantato 100 ulivi nel terreno di casa mia", sorride.
C’è sempre una soluzione, una possibilità, se si apre il cuore: "Lì risiede il coraggio, l’intelligenza, tutto", dice Carmen. Che è quello che cerca di spiegare al figlio Carlo, nella lettera-canzone Le Cose Di Sempre. Un bolero incantato con suoni d’altri tempi (e con minori seste tipiche degli anni Cinquanta) che suggerisce al piccolo il rispetto nei confronti dell’altro e della natura: "C’è una bussola sola da seguire, quella del cuore", precisa la cantautrice.
E da lì torniamo alla necessità di prestare attenzione alla parte più autentica di sé stessi; oltre le convinzioni e le aspettative sociali, torniamo al centro di questo disco: i sogni, che se inascoltati, prima o poi, vengono a bussarti alla porta. Proprio come accade in L’Aquilone, brano in cui l’orchestra parla dove non arriva il testo, che si ferma per dare spazio agli archi e al ritorno di quei sogni (in questo caso disattesi) che sono il motore della vita di ognuno.
In Volevo Fare La Rockstar ci sono le parole al figlio Carlo, e il ricordo del padre della cantautrice, scomparso prima che potesse mangiare le sue adorate ciliegie. Un brano (Armonie Numeriche) arrangiato con una strumentale molto prog, in omaggio al gusto musicale del padre: "A lui devo l’impegno e la coerenza. La voglia di creare, imparare, e il piacere di farlo come fosse un gioco. Pensa che mi sono iscritta all’università. Devo dare analisi", dice affatto preoccupata: "Non si smette mai di imparare", aggiunge.
E mi stupisce la calma, la lucidità, la saggezza di quest’artista, che si commuove quando parla di Franco Battiato: "All’Arena di Verona ho cantato la nostra Tutto L’Universo Obbedisce All’Amore in tonalità maschile, come mi aveva consigliato di continuare a fare il Maestro, quando era ancora tra noi", racconta, "ed è andata bene. Ho avuto un bacio da lui, come quando sentii il profumo del dopobarba di mio padre in dormiveglia, una notte", e vengono i brividi.
Quella di Verona è stata l’ultima e recentissima esibizione di Carmen Consoli davanti a un pubblico. Il prossimo concerto se lo immagina "con tante persone sul palco", dice. Anzi, sogna. E speriamo insieme che le decisioni del 30 settembre siano ragionevoli, e tengano in considerazione la fattibilità reale di riprendere a fare musica dal vivo, nel rispetto di norme aggiornate. Quando si parlerà della possibilità di ampliare la capienza dei posti al chiuso per eventi (come i concerti) dal 50% all'80% e di abolire il distanziamento grazie al Green Pass.
E mentre in piena campagna elettorale i comizi politici attirano e assembrano il pubblico, per il settore dello spettacolo non c'è ancora niente di sicuro: "I governi non investono sui valori extrasociali, è questo il problema. L’arte e la musica sono una risorsa economica virtuosa che da qualche anno non è contemplata nella linea politica del nostro paese", dice.
"Si deve ricominciare dalla cultura", continua Carmen Consoli, "è importante la ripresa economica, ma bisogna dare priorità ad altre cose nella vita. Va bene il pane, ma serve anche la Divina Commedia: abbiamo visto troppi lutti negli ultimi tempi", conclude.
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L'articolo Carmen Consoli rimane sempre la nostra fuoriclasse di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-09-24 12:00:00
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