I Cayman the Animal sono un gruppo punk nato tra Roma e Perugia. Amano la mozzarella di bufala molto più dell’hardcore melodico americano. E’ da poco stato pubblicato il loro secondo disco “Aquafelix EP". Li incontro nella saletta concerti del circolo Dal Verme, il locale romano perfetto per assistere a dei live piacevolmente rumorosi gustando ottimi cocktail preparati con competenza e originalità.
Partiamo dall’inizio: raccontatemi come nascono i Cayman the Animal.
Mics: Prima dei Cayman, io e Diego abbiamo suonato negli Ouzo a Perugia fino al 2009. Finita quell’esperienza volevamo fare un’altra band. Diego mi chiamò per propormi di fare un nuovo gruppo, era estate e mi trovavo all’Aquafelix, il parco acquatico di Civitavecchia, quei posti dove puoi fare il cretino sugli scivoli. Quando Diego mi telefonò io gli dissi che non ne potevamo parlare perché ero all’Aquafelix. E lui ha detto «Ah! Ok, allora il gruppo chiamiamolo proprio Aquafelix», io ho pensato: «Cazzo, è un bel nome!». Alla fine il gruppo non l’abbiamo chiamato così però abbiamo recuperato il termine per il titolo del nostro nuovo disco.
State già pensando di organizzare un bel concerto all’Aquafelix di Civitavecchia?
Mics: L’obiettivo è ovviamente questo! L’estate prossima abbiamo già pensato di andare là con il nostro disco, gli diciamo: «Guardate ragazzi, è ormai un anno che vi facciamo pubblicità a gratis con il nostro album e quindi mi sembrerebbe come minimo giusto per noi fare un bel concerto qui nel vostro parco acquatico». Rispetto al nome del gruppo, abbiamo deciso di chiamarci Cayman the Animal perché volevamo ispirarci ai nomi dei gruppi italiani beat ani ’60, tipo i Camaleonti…
Roberto: Quindi decidemmo di essere i Caimani nella versione inglese «Cayman». Ma Cayman che cosa? Cayman come la macchina, oppure come le isole? A quel punto decidemmo di specificare Cayman the Animal e la cosa suonava davvero bene.
Valerio: Sembrava un bel nome per un gruppo punk.
Mics: E’ un bel nome per un gruppo punk anche se in realtà ci consideriamo un gruppo rock da classifica.
Roberto: Non è che noi non ci definiamo un gruppo punk ma più che altro è il punk che non si riconosce più in noi.
Valerio: …che presa così come frase è già un affermazione molto punk.
Diego: La maggior parte dei gruppi che ascolto li definisco punk rock…
Valerio: ti riferisci a Max Gazzè vero?
Diego: …secondo me ad esempio i Fugazi sono un gruppo punk rock, un gruppo punk rock più fico di altri.
Nei testi delle vostre canzoni c’è un sacco di ironia e ci sono molte citazioni letterarie…
Diego: Prima di tutto cerchiamo di fare qualcosa che non ci annoi e che ci diverta. Ci sono un sacco di gruppi punk che usano ironia e citazioni. Mi vengono i mente SNFU, Against Me! e NoMeansNo ma anche gli stessi bistrattati Nofx. Il trucco è cercare di dire qualcosa che per te è importante senza salire sul piedistallo. Invece di entrare dalla porta principale e dettare le legge preferiamo sgattaiolare dalla porta secondaria e suggerire qualcosa all’orecchio. Il nostro amico Caso direbbe «salire sul palco restando gli stessi che eravamo di sotto».
(Foto di Gianluca Sordi)
Siete recentemente usciti con un disco nuovo, siete legati a qualche canzone in particolare?
Diego: Ci teniamo molto a spiegare il significato di “Next Stop Orte”. Quella traccia è stata composta in uno studio di registrazione in maniera improvvisata: Mics ha fatto più o meno delle cose a caso con la batteria, poi è arrivato Valerio e ha suonato due take di basso senza sentire la batteria nelle cuffie. I due chitarristi non c’erano e le chitarre le abbiamo registrate dopo.
Roberto: Leo ha registrato la chitarra senza sentire il basso ma solo ascoltando la batteria. E io ho registrato la chitarra solo sulla batteria ma sempre senza sentire quello che avevano suonato in precedenza gli altri. Diego ha messo la voce solamente ascoltando batteria e basso.
Diego: Ho cercato disperatamente di fare una melodia vocale laddove le chitarre invece sono completamente dissonanti, quindi mi serviva ascoltare la linea di basso. Il tema del testo si basa sulla nostra abitudine di mangiare in giro.
Roberto: In realtà si tratta della nostra abitudine di mangiare in un posto ben preciso: il bufalaro di Orte. Ogni volta che noi dobbiamo andare a suonare nel nord Italia, passiamo sempre per Orte e lì c’è un bufalaro che vende la mozzarella di bufala, noi ci fermiamo sempre e ci abbuffiamo di mozzarella.
Diego: Ho quindi cercato di fare dei giochi di parole riguardanti il mangiare mozzarella di bufala.
Roberto: Sul vinile c’è solo “Next Stop Orte” mentre sul cd c’è anche una versione speciale di quella canzone che oltre ad essere strutturata casualmente, come appena spiegato, è anche stata missata in maniera casuale, Valerio Fisik che ha registrato il disco ha fatto tutto a caso per finire il discorso iniziato precedentemente.
La copertina del vostro disco è stata disegnata da Ratigher, come nasce questa collaborazione?
Diego: Ratigher era il bassista dei Laghetto, ci conosciamo da anni. Io personalmente ho sempre seguito i Laghetto e siamo rimasti molto amici. Quando abbiamo deciso di fare la nostra etichetta (Mothership, che ha anche prodotto i dischi dei Cayman, ndr) avevamo fin da subito pensato di fare delle uscite mirate e quindi abbiamo deciso di dare un taglio di qualità, riconoscibile: tutte le uscite Mothership, non solo quelle dei Cayman, sono disegnate da Francesco, in arte Ratigher.
Il primo disco ha delle schitarrate r’n’r parecchio tamarre che invece in "Aquafelix" non ci sono…
Diego: E’ vero, questo disco è un po’ meno hard-rock, un po’ meno cafone.
Mics: Del resto, il nostro obiettivo è scalare le classifiche e quindi la nostra è una scelta stilistica.
Leo: Io infatti sono stato ingaggiato in questo modo, mi hanno detto facciamo un gruppo per fare i soldi e vedrai.
Roberto: Tra un po’ inizieremo a suonare grind per cercare di scalare le classifiche.
Diego: Ogni pezzo ha una storia a sé ma questo disco è forse un po’ più aperto del precedente, ha delle vene un po’ più malinconiche e meno tamarrone. Ma non è una cosa voluta.
L’impressione è che questo disco suoni comunque molto bene anche se ascoltato di seguito al precedente.
Valerio: Sono due mezzi dischi alla fine.
Diego: Penso che faremo sempre dischi corti.
Mics: Noi abbiamo grandissime difficoltà compositive, abbiamo anche un sacco di voglia di andare in giro a bere e a mangiare e quindi poi resta poco tempo per stare in sala prove. La nostra filosofia è espressa in “Next Stop Orte”. Nel centrino del vinile c’è un personaggio disegnato che ha delle mozzarelle di bufala negli occhi ed è esattamente per questo motivo. A noi interessa mangiare e bere, la musica spesso è secondaria. Per fare otto pezzi che tutti insieme durano venti minuti ci abbiamo messo un anno o anche di più.
Mi vengono in mente i Descendents di “I like food”.
Mics: Sì certo (canticchia “I like food, food tastes good", ndR) il punto però è che loro la mozzarella di bufala in America non ce l’hanno.
Diego: Punk californiano e mozzarella di bufala: una gustosissima accoppiata!
Come è stata l’accoglienza rispetto al vostro primo disco?
Diego: Non saprei dirti e comunque ci interessa relativamente. Il consenso è noioso e la ricerca del consenso fa suonare tutti uguali.
Da quell’album venne tratto un video che secondo me era divertentissimo…
Diego: L’idea è venuta a Ivan che è il regista poi noi tutti insieme abbiamo scritto la sceneggiatura.
Roberto: La canzone l’abbiamo scelta la notte prima di girare il video, anzi la mattina stessa mentre stavamo andando sul set.
Mics: E lo stereo che doveva mandare il playback che ci serviva mentre dovevamo fare le riprese era uno stereo di merda. Poi è successo che Diego l’ha dimenticato per terra dietro la macchina, ci è andato sopra con la ruota e per miracolo funzionava, durante le riprese gracchiava tantissimo.
Diego: Noi del resto non facciamo video perché siamo un gruppo e quindi dobbiamo per forza promuovere le nostre canzoni. Facciamo videoclip perché tendenzialmente ci divertiamo. Se non ti diverte non ti viene. Non abbiamo le pressioni di una major che ci dice quello che dobbiamo fare.
Mics: Ma la Mothership non è una major scusa? (ridono, ndR)
Valerio: Non ancora.
Mics: Non più oramai.
Diego: Va bene ve lo confesso, la stiamo per vendere agli spagnoli, diciamola tutta.
---
L'articolo Cayman the Animal: "Ci consideriamo un gruppo rock da classifica" di Filippo Cicciù è apparso su Rockit.it il 2014-02-17 00:00:00
COMMENTI