Quattro anni sono tanti, ma agli Amycanbe non sembrano pesare. Si sono presi il loro tempo per raccogliere le idee e i percorsi di crescita. Ora abbiamo per le mani un bellissimo ep tutto incentrato sulla figura della poetessa Gertrude Stein, e uscirà un album dopo l'estate su cui ci confidano qualche anticipazione. Ester Apa ha intervistato Francesca Amati.
Vi abbiamo salutato musicalmente per l'ultima volta un paio di anni fa: avevate fatto un'importante tour in UK a cui erano seguiti bei riconoscimenti nel Belpaese. Come ritroviamo gli Amycanbe oggi?
Siamo aumentati e diventati cinque, grazie all'aggiunta di Glauco Salvo, abbiamo lavorato con produttori italiani sia per l'ep che per il disco di prossima uscita e ci siamo lasciati ispirare da persone provenienti dai contesti più svariati. Per il resto siam sempre noi...
Quattro anni di silenzio per una seconda produzione musicale non sono pochi. Quanto è stata pensata questa sosta e come i singoli percorsi musicali (i tuoi Comaneci in primis) hanno contaminato il lavoro svolto?
I quattro anni sono passati senza quasi che ce ne accorgessimo, ci siamo presi i nostri tempi per realizzare progetti nuovi. Per l'ep il lavoro è stato lungo anche perché approcciarsi ai testi di Gertrude Stein non è stata impresa facile. E il disco era lì… forse aveva solo bisogno di sedimentarsi nelle nostre teste contaminate da mille idee diverse. Siamo comunque 5 testoni!
"Being a Grown-Up Sure Is Complicated" ha ricevuto ottimi feedback, ha contato nella stesura dei pezzi successivi una certa ansia di prestazione?
Ah ah, no, direi di no. La dilatazione temporale è solo dovuta alle nostre vite. Non vediamo l'ora di suonare, tanto più ora che abbiamo pezzi di cui siamo molto orgogliosi e vorremo li sentissero più persone possibili.
Dopo anni di preparazione affidate il vostro ritorno ad una manciata di brani che si sviluppano intorno ad un concept circolare: la narrazione in musica di un'opera, una fiaba evocativa di una pioniera letteraria quale Gertrude Stein. Avete sonorizzato queste pagine grazie ad una felice intuizione del festival Assalti al Cuore che vi ha chiamati nel 2009.
I ragazzi di Assalti al Cuore sono stati fondamentali per prendere coraggio e per decidere di mettere insieme mondi diversi. C'è stata una strana casualità legata a Gertrude Stein perché quando vivevo negli Stati Uniti avevo iniziato già a tradurre un suo testo… non era la stesso ovviamente, ma era comunque materiale già molto vicino alle mie visioni. Quando Simone Bruscia di Assalti al Cuore mi ha proposto di lavorare su un testo della Stein ero felicissima e sorpresissima, considerando che non avevamo mai parlato nemmeno lontanamente di letteratura. Gli altri Amycanbe si sono dimostrati curiosissimi e il tutto è nato in modo molto spontaneo. Dovevamo allegare anche la traduzione del racconto all'ep, ma a mio parere la trasposizione musicale ha fatto già tutto il necessario.
La letteratura della Stein era ed è ancora a tutti gli effetti una letteratura fieramente sperimentale, controversa. L'opera su cui voi avete lavorato, pur essendo stata concepita come una fiaba per bambini, ha un mood visionario, una potenza immaginifica che raramente si riscontra nelle favole del "vissero tutti felici e contenti". Muoversi in questo patrimonio non è facile, come vi siete cimentati con il testo?
Ero partita cercando di tradurre il testo in italiano, provando a renderlo più fruibile e comprensibile nel suo totale delirio. In questo modo anche gli altri hanno potuto leggerlo... in realtà senza capirlo come già succedeva dall'inglese! Ci siamo resi conto di quanto fosse un testo estremamente musicale, più legato al suono delle parole che al loro effettivo significato. E così è nato l'ep, senza pensarci troppo e seguendo il flusso delle parole che venivano fuori, è stato divertentissimo... anche liberatorio.
La storia che si trova a vivere Rosa, la protagonista di "The world is round", è un viaggio in cui la ricerca del sé passa per la sua perdita e il successivo ritrovamento, dopo aver attraversato nuovi mondi e inimmaginabili avventure. Al tema della crescita come passaggio vitale avete dedicato un album d'esordio, è un argomento che vi sta a cuore?
Devo dire che è una tematica casualmente comune, o meglio inconsapevolmente comune. La crescita, il viaggio, le perdite direi che fanno fatica a non essere temi presenti in un percorso artistico!
Non c'è una linea di demarcazione netta fra le tinte acustiche degli esordi e il futuro musicale che lascia presagire questo ep. Conservate quanto di buono aveva marchiato a fuoco gli Amycanbe, contaminandolo però di elettronica gentile e possenti sfumature trip-hop. La ricerca della nuova strada da percorrere nasce da una precisa volontà compositiva?
Come ho già detto, avevamo una gran voglia di farci contaminare, come è sempre stato tra di noi, ma ancora di più. Abbiamo coinvolto persone di cui ci fidavamo molto e che venivano da percorsi molto differenti ed è stato un mix per noi assolutamente produttivo e sorprendente. Spero non finiremo mai di essere curiosi e di lasciarci condizionare positivamente. E' bello non sentirsi mai arrivati.
Portishead e Lali Puna. Un approccio liberatorio ai pezzi, che vivono oggi sempre meno di atmosfere trasognate e sempre più di atmosfere allucinate. Merito di ascolti che vi hanno furiosamente rapito?
Direi di ascolti e incontri che ci hanno furiosamente rapiti! Ognuno di noi potrebbe parlarti di cose sentite o vissute che hanno influenzato lo sviluppo dei pezzi e potrebbero essere anche cose contrastanti o apparentemente incoerenti! Ci siamo davvero trascinati l'un l'altro dentro un suono che è sempre più nostro.
E poi c'è la voce che è il vero motore trainante nello sviluppo di tutte le composizioni. Vocalità che non solo si irrobustisce rigogliosamente, ma spazia in una tavolozza di colori decisamente variegata. In Italia ci sono pochissime cantanti femminili che uniscono grazia interpretativa a doti vocali di spessore. Poca qualità in circolazione o un sottobosco tutto ancora da scoprire?
Sono convinta che sia un sottobosco da scoprire senza dubbio. Io stessa non credo finirò mai di esplorare il potenziale della mia voce!
Qualche nome da segnalare?
Lili Refrain, Marcella di Be My Delay sono le due che ultimamente ho sentito e che mi hanno affascinato molto. In realtà credo di avere più contatti con musiciste straniere che italiane, Annie di Powerdove mi ha incantata e questo martedì andrò a sentire la tanto citata Anna Calvi e vedremo che effetto mi farà! Al di là dei confini credo davvero che la possibilità di ascoltare tante artiste valide ci sia. In realtà ricevo spunti creativi da tante donne che si muovono in ambiti diversi e alla fine non ricordo più l'origine dell'ispirazione! Lavoro spesso con Bubilda, una giovane stilista di Ravenna, ho incontrato fotografe incredibili come Veronica d' Altri, Valentina Cesarini, Bea De Giacomo, l'artista Moira Ricci mi fa venire una gran voglia di fare un sacco di cose, Sonia e Leila della compagnia di danza contemporanea Barok The Great mi travolgono ogni volta... insomma... tante tante!
Ho letto che il secondo album oltre che essere completamente pronto, uscirà nei prossimi mesi ed è stato mixato da Mark Plati (già al lavoro con David Bowie) a New York. Il lavoro è però romagnolo doc?
Tutto vero. Al di là del mixaggio l'ultimo lavoro si può definire davvero "romagnolo doc" anche perché è stato registrato durante una residenza al teatro di Longiano e in uno studio di Cesena, con produttori super romagnoli: Mattia Dallara e il grande gigante gentile Alfredo Gentili.
Cosa ci puoi anticipare sul nuovo album?
Si chiamerà "Mountain Whale", a mio parere delineerà più chiaramente l'identità degli Amycanbe. Abbiamo lavorato molto e con il cuore e si sente. Per chi già ci conosce potrebbe quasi essere uno shock. Nel senso che siamo definitivamente usciti da quella cameretta in cui molti ci facevano entrare anche contro la nostra volontà! Siamo definitivamente all'aperto e probabilmente vicino ad una cascata.
Quanto vi portate dietro della provincia? Pur essendo un gruppo spiccatamente poco italiano nei suoni proposti, ci si libera mai veramente della forma mentis dei posti in cui si cresce?
No, credo sia impossibile ed è anche bello lasciarsi influenzare dalle cose che ti circondano quotidianamente. Io mi diverto molto a scrivere testi non nella mia lingua, proprio per trasformare la provincialità in qualcosa di esportabile e di esotico, per me stessa almeno! Mi rendo conto che con una lingua non mia, ad esempio, sono più diretta nell'esprimermi e allo stesso tempo seguo di più il suono delle parole ed è una cosa che continua ad affascinarmi, tanto quanto stupirmi delle cose che sono sempre attorno a me e che cerco di guardare con occhi sempre diversi.
Ultima domanda: avete un'idea sul futuro non possibile ma più che probabile degli Amycanbe? Proiettati leggermente in avanti nella scala del tempo, dove vi vedete?
Senza sognare cose troppo grandi, mi piacerebbe vederci suonare sempre di più, quindi spero che il futuro ci permetta di avere le condizioni per poterlo fare.
Le foto sono di Bea De Giacomo
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L'articolo Amycanbe - C'è sempre tempo per crescere, 20-06-2011 di Ester Apa è apparso su Rockit.it il 2011-06-20 00:00:00
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