È il 2015. Siamo in Svizzera, all’interno di una fabbrica di orologi. Fra i macchinari cammina una persona. Si muove con un registratore in mano e le cuffie nelle orecchie, appoggia quello che sembra uno stetoscopio – ma è un microfono – contro il vetro di un orologio e ne ausculta il ticchettio. Poi inizia a smontarlo: nelle ore seguenti ne registrerà ogni rumore – il cinturino, le lancette, la fibbia, ma anche il rimbalzo delle dita nei guanti in lattice usati dagli operai, ritagliate con attenzione e tese come fossero le corde di un’arpa in miniatura.
Il nome dell'azienda è Swatch e chi la sta registrando è Chiara Luzzana, una delle più importanti sound designer e sound artist italiane. È così che i rumori di oltre 2400 orologi diventeranno una sinfonia – 60 BPM - The Sound of Swatch, colonna sonora ufficiale di Swatch Faces 2015, diffusa in tutti gli store Swatch del mondo e presentata anche alla Biennale di Venezia.
Chiara Luzzana è una musicista elettronica di formazione classica, di base fra Milano e Shanghai. Crea musica utilizzando solo "suoni della vita o rumori". L'interesse per gli oggetti inanimati nasce nell’infanzia: "Quando avevo sei anni, i miei genitori divorziarono: per combattere quella solitudine e quel silenzio, iniziai a utilizzare tutti gli oggetti intorno a me. Suonavo qualunque cosa, tavoli, oggetti: l’inanimato diventava il mio strumento musicale".
Dopo aver studiato pianoforte, chitarra e clarinetto, Chiara si avvicina al mondo del cantautorato e della produzione rap: "Poi i miei studi, sempre rivolti alla dedizione maniacale per il suono, mi hanno portata a studiare Audio Engineer nel 2005 e a formarmi al Berklee College".
Negli anni, Chiara approfondisce psicoacustica e neurobiologia della cognizione musicale, si specializza nella costruzione di microfoni e diventa compositrice di colonne sonore: tra i suoi clienti Diesel, Sky, Nivea, Lavazza e Vodafone. Le sue opere, spesso registrate con strumentazione progettata e costruita da lei stessa e premiate in numerose occasioni – come il Muse Creative Award 2017 e 2019 e la finale finale del Music+Sound Award 2016 –, viaggiano dalla Biennale di Venezia a quella di Shanghai e vengono esposte alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo e al Festival di Arte Contemporanea di Sapporo, in Giappone.
"Ho un percorso variegato: nasco con la musica hip hop, jazz, blues e in generale da radici molto funk. Ho poi attraversato un lungo periodo con la musica di Luciano Berio e John Cage, affascinata dai pionieri del rumore come Stockhausen e tutta l'avanguardia sperimentale di Colonia. Senza dimenticare la grande stima per Luigi Russolo, firmatario del manifesto L’arte dei rumori".
Oggi Chiara Luzzana si dedica soprattutto a creare e a dare un'identità sonora ai brand: "Ogni marchio è abituato ad avere il proprio logo, il suo colore, il suo slogan. Quando si tratta di musica il brand si affida spesso alle librerie di suoni, cioè a qualcosa di già edito, pensando che così sia più facile farsi riconoscere. L'effetto che ne deriva è però esattamente l'opposto: parlare con la musica di altri. Nel mio lavoro parto dall’analisi del brand per poi arrivare a una fase di analisi sonora, fino alla scelta o anche alla costruzione dei microfoni più adatti per registrarne i rumori e trasformarli in musica. Il suono che creo deve parlare per il cliente: chiudendo gli occhi, chiunque deve capire di cosa si parla".
Il riconoscimento del brand attraverso la musica passa anche attraverso l'accurata scelta degli strumenti di registrazione: "In questo sono maniacale. Nel progetto per Nivea, ho costruito una serie di microfoni che potessero catturare il suono della pelle, sollecitata da diversi tipi di emozione. Per Isko e Diesel ho fatto suonare il denim, estrapolando i singoli fili che compongono il tessuto e suonandoli come note, grazie a un microfono sensibilissimo incollato su un archetto per violino. Quando invece ti trovi a disposizione di un'intera nave da crociera, come nel caso del progetto sonoro per Costa Crociere, porti qualunque cosa con te, così da poter costruire sul momento i suoni che cerchi: uno zaino colmo di microfoni, saldatore, fili, capsule. La fortuna di registrare i motori di una nave o il ponte di comando è un privilegio per pochi e non sai assolutamente cosa aspettarti".
In un'intervista a Repubblica del luglio 2017, Chiara Luzzana dichiarava: "La città vive ancora prima del vociare delle persone. Vive e si muove quando tutto sembra immobile".
È dall'idea della città come campionario continuamente registrabile che nasce il progetto THE SOUND OF CITY®, un'ampia narrazione sonora delle diverse città del mondo:"L’idea prende forma già nel 2008. Avevo vinto una residenza artistica in Cina e lì ho iniziato a registrare la prima città, Shanghai. Poi Tokyo, New York, Zurigo, San Paolo. THE SOUND OF CITY® è un progetto lifetime: una colonna sonora per ogni città del mondo, a partire dai suoi suoni caratteristici. Poche regole: camminare in una città per 24 ore, perdersi in essa e registrare i suoni migliori per raccontarla. Una ricerca davvero spontanea, in cui mi lascio guidare dal suono. Come se un filo invisibile mi conducesse rumore dopo rumore".
Un lavoro in solitaria e senza orari, che spesso si conclude con il ritorno in studio con gigabyte di suoni, la cui selezione richiede anche settimane. A partire dal 2014, il progetto si è ampliato grazie al supporto di ambasciate, comuni e aziende: "Da allora sono cambiate molte cose. Il progetto è diventato un marchio registrato e le colonne sonore delle città sono in continuo aumento. La release dell'intero progetto sarà a inizio 2021 e sarà un grande momento. Ogni città è il mio strumento musicale: con essa cresco come artista e come musicista, perché mi permette di avere nuove note ad ogni passo".
Fra i luoghi trasformati in sinfonia anche Milano, città adottiva della sound designer: "Essendo una città a me nota, non è stata semplice da registrare. Mi sono dovuta abbandonare all’ascolto, perdermi volontariamente. Lasciare da parte l’amore per questo luogo, cercando di immergermi in modo imparziale nei suoi suoni. Tra i quartieri che ho più amato, Brera e Porta Romana, ma anche le contraddizioni della nuova City Life e la nascente Isola. Milano è un caleidoscopio di suoni, apparentemente contrapposti tra loro, ma in realtà uniti in un unico grande spartito. Sicuramente, un suono cittadino per me caratteristico è lo sfrigolio dei freni dei vecchi tram. Quello per me è musica pura".
Sul cambiamento sonoro nel periodo di lockdown e sulle suggestioni uditive rivelate da quel silenzio, la sound designer riflette: "Paradossalmente, quel silenzio è stato più ingombrante del rumore stesso. In quel periodo ho riflettuto molto sull'importanza di ciò che crediamo essere superfluo e negativo, come il rumore. Quando viene a mancare, lascia un senso di vuoto, ti lascia senza appigli. Credo sia anche il credo alla base di ogni mio progetto: il rumore ha un fascino indiscusso. Una componente sonora magica che va semplicemente scoperta. Il rumore è come una persona complicata: non va esclusa, ma deve essere capita".
Le composizioni urbane di Chiara Luzzana diventano così anche un archivio sonoro del paesaggio, come osserva la musicista stessa nel teaser del progetto – ideato "to create the soundtrack of the city, to make something eternal in order not to be forgotten" –: "L'udito è la memoria primaria. Il suono si imprime nel nostro cervello ancora prima delle immagini e ci rimane molto più a lungo. I paesaggi sonori identificano un passato, un presente e un futuro. Ed è un lascito a chi verrà dopo di noi".
E se Chiara Luzzana fosse un rumore, quale sarebbe? "Il respiro di mio padre".
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L'articolo Chiara Luzzana: "La città è un'orchestra" di Giulia Callino è apparso su Rockit.it il 2020-07-01 11:00:00
COMMENTI (2)
Un’artista che non conoscevo, e ringrazio Rockit per questa meravigliosa immersione nella sua arte. Una sensibilità unica! Forza Chiara!! Sei una grande Artista con la A maiuscola
Intervista e pezzo meraviglioso