I Five Sides sono una band sparsa tra San Marino e Rimini. "Per comodità, diciamo semplicemente di essere romagnoli", dicono. Elia Marinelli, Andrea Giardi, Stefano Macalli e Luca Filippi suonano un rock energetico mescolato a melodie pop. Le chitarre super distorte e i colpi da fabbro sulla batteria incontrano una voce melodica che non ti aspetteresti. E invece la musica dei Five Sides incrocia tutti i generi che ascoltano Elia, Andrea, Stefano e Luca, facendo nascere una strana chimera che può suonare hard rock e psichedelica nello stesso disco. Li abbiamo incontrati per farci raccontare come domare una creatura del genere.
Come vi siete conosciuti?
Suoniamo assieme da inizio 2018, quando il progetto ha preso la svolta con la formazione attuale. Elia, Andrea e Luca si conoscevano già in precedenza e condividevano il palco da diverso tempo.
Nei primi anni il nostro obiettivo è stato quello di suonare il più possibile, quindi la nostra vera formazione artistica probabilmente risiede in tutti i club in cui siamo stati a vedere concerti, oltre che nella nostra sala prove. Come band siamo forgiati dalla cultura del live e tutto ciò che gli ruota attorno, è il nostro habitat.
Con chi collaborate?
Attualmente collaboriamo con TSCK Records per la pubblicazione e la distribuzione della nostra musica e con Brainstorming Music come ufficio stampa.
Dal punto di vista della produzione abbiamo sempre fatto per conto nostro, registrando nel nostro studio a San Marino con l’aiuto di Luca (il nostro batterista), che ha all’attivo diversi lavori per altri artisti. Nel prossimo futuro ci piacerebbe collaborare con qualche figura del settore, per espandere maggiormente la nostra ricerca sonora.
Quali generi vi influenzano di più?
Sicuramente la base è un alternative rock energico, che nel corso degli anni si è arricchito di elementi pop, punk, grunge e blues. Questi generi rappresentano i nostri ascolti e ci piace miscelarli, perché crediamo che debbano essere presenti anche in quello che riflettiamo. Iniziando come band underground ci siamo spesso limitati su questo aspetto, negandoci determinate sonorità perché non in linea con l’idea di “alternativo” che volevamo trasmettere. Adesso ci siamo sciolti e tocchiamo stili diversi.
Ultimamente ci hanno definito con il termine rock melodico, che non sappiamo se abbia effettivamente senso, ma ci descrive abbastanza bene, anche se in modo parziale. Se dovessimo utilizzare una parola diremmo movimentati.
Quali sono i vostri ascolti?
Ognuno di noi proviene da mondi musicalmente differenti. Chi dal pop punk, chi dall’indie rock, chi dal rock anni Ottanta. Se nei primi anni del progetto ci eravamo imposti paletti abbastanza limitanti sul genere che volevamo proporre, oggi ci sentiamo più maturi, aperti a qualsiasi cosa ci rappresenti al meglio nel presente e nel contesto specifico in cui produciamo una determinata canzone.
Ultimamente ascoltiamo molto rock italiano e band della scena emergente. Guardando alle radici, però, non possiamo non citare Biffy Clyro, Sum 41, Foo Fighters, Kings of Leon, Negrita, Verdena.
Di cosa parla il vostro nuovo singolo?
Il nostro ultimo singolo si chiama Tutto a puttane, uscito il 24 novembre per TSCK Records. È una canzone che parla di quanto sia difficile aprirsi con le persone a noi vicine, a causa di ferite del passato che riemergono con il timore di non essere accettati per quello che siamo. Assieme formano uno strato di diffidenza verso chiunque, difficile da controllare, che ci lascia in una situazione di eterna incertezza nei rapporti.
Questo ciclo del fare-distruggere-rifare è presente anche nello stesso processo creativo, in quanto è il brano a cui abbiamo lavorato di più per raggiungere un risultato soddisfacente per tutti. Tutto a puttane è una canzone che vuole esprimere sofferenza e inadeguatezza, quindi abbiamo cercato di applicare queste sensazioni anche nell’aspetto compositivo. Il risultato è un pezzo con molti contrasti, parti più distese alternate a strumentali intensi, legati insieme dai continui arpeggi della chitarra.
Quale live vi ha colpiti di più?
Ogni live porta con sé qualcosa di particolare, ma quelli che ci sono rimasti maggiormente nel cuore sono stati in Umbria, all’Antifestival e al Marla di Perugia. Abituati alle nostre zone, dove la scena emergente è sempre più soffocata e con pochi spazi dove potersi esprimere, lì abbiamo trovato molta curiosità, voglia di ascoltare, partecipazione e coinvolgimento, oltre ad un’accoglienza speciale che ci ha fatto sentire a casa. Per un musicista, è il massimo che si possa richiedere ad un concerto. Un abbraccione a tutti i freghi umbri.
Progetti futuri?
In questi mesi abbiamo deciso di chiuderci in studio per comporre, registrare e programmare le prossime uscite. L’idea è quella di pubblicare il nostro primo vero album il prossimo anno e portarlo in giro il più possibile tra la primavera e l’estate. Dopo un inverno di pausa sentiamo già la necessità fisica di tornare sul palco. Dopodiché, come accennato prima, ci focalizzeremo su future collaborazioni per quello che sarà lo step successivo.
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L'articolo Cinque lati dello stesso pop rock di Redazione è apparso su Rockit.it il 2023-12-11 11:46:00
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