"Questo non è un disco rap, è 'nu pacchero', uno schiaffone". Clementino presenta così il suo ultimo album, Black Pulcinella, registrato a Los Angeles e uscito 3 anni dopo il precedente Tarantelle, con tutto quello che c'è stato in mezzo dentro. Oltre a una gavetta lunghissima, centinaia di live, dischi d’oro e milioni di stream, Clementino si destreggia nella carriera da attore, nel ruolo di coach nel programma The Voice Senior per due edizioni consecutive e, da aprile, come conduttore con Lorella Boccia Made in Sud. Ora lo ritroviamo nel suo territorio ideale di un rap sincero e irriverente, mentre troneggia in copertina come una sorta di incrocio tra Macchia Nera e MF DOOM. L'abbiamo incontrato per farci raccontare il disco, dai feat con la nuova scuola a cosa c'è di oscuro a rendere Pulcinella "black".
Come stai Clementino? Sei molto preso, ti si vede dappertutto.
Un po' troppo dici? È che ora mi muovo tra cinema, musica e televisione, devo imparare a fare le cose un po' alla volta e non tutte insieme. Mi sento un polpo, con tutti i suoi tentacoli. Ma sono sereno, sicuramente sono un po' esaurito dal lavoro perché non è facile entrare nei panni del rapper che chiude il disco in studio, poi lo presenta negli in store, e poi vola alla Rai dove c'è il copione da imparare per il programma; sono sempre io, non è che mi travesto da, per questo non è semplice. Però è importante, perché se non le faccio ora queste cose quando le faccio? Ho 40 anni a dicembre. Devo fare tutto adesso, devo concentrarmi al 100%; fortunatamente riesco a dormire 7-8 ore al giorno, questa secondo me è comunque una chiave importante, bisogna riposarsi ed essere lucidi. Sono molto felice di tutto il lavoro che sto facendo, ho pregato Dio per diventare un rapper, un personaggio televisivo, solo che Dio mi ha dato tutto insieme (ride, ndr)! Sono molto, molto felice.
Ma alla fine cos'è che ti piace veramente di più fare? Il conduttore, il rapper, l'attore?
Il rap dal vivo, il rap sul palco, quello è l'habitat naturale mio. Mi mancano tantissimo i live, non vedo l'ora di suonare, anche perché abbiamo suonato in condizioni disastrose in questi due anni quindi dobbiamo cercare di spingere i concerti al cento per cento come Dio comanda. Sarà il Black Pulcinella Tour, porterò i pezzi classici, ma ci focalizzeremo per lo più sul nuovo album. Devo suonare, e la gente ha voglia di concerti. In questi due anni è successo di tutto, ora hanno riaperto tutto e tutti insieme e quindi è molto bello, ma anche complicato. Pensa Gigi D'Alessio: ha fatto sold out in Piazza Plebiscito la prima data, 50mila posti a sedere, ha aperto la seconda data, che andrà sold out anche quella, e vedrai che farà anche la terza. La gente ha voglia di divertirsi. La guerra ora, il covid prima, non ce la facciamo più.
Tu sembri conciliare molto bene, come Pulcinella, le tue due facce, quella allegra e quella triste. È questo il senso di Black Pulcinella?
La mia infelicità, quella che intendo con il sottotitolo del disco, The Dark Side of Iena White, è una cosa che appartiene al mio passato, è una cosa che era impossibile da spiegare in un momento in cui ero in crisi, o pieno di alcool o pieno di droga. Adesso invece che sono una persona che riesce a mettere insieme le cose, posso raccontare del mio lato oscuro che c'è stato nel passato turbolento che ho avuto. È l'asso di picche nelle carte francesi, il lato oscuro delle carte. Adesso ho avuto la possibilità di poter spiegare quello che ho passato. Faccio questo esempio: se chiedi a un alcolizzato di parlare dell'alcol non lo farà mai, lo farà quando rivedrà la luce. “Chi non conosce u scuro non può capì a luce”, come dice il grande Enzo Avitabile, che tra parentesi ha fatto un disco che si chiama Black Tarantella. Quindi la verità è che mi sento bene, sto lavorando tanto, mi sveglio presto, studio, faccio tanto, è bello perché si raccolgono i risultati. Riesci a pensare subito qual è la cosa migliore per te, ho iniziato a fare cose che mi va di fare e non faccio quello che non mi va di fare.
Black Pulcinella è un disco totalmente rap, arrivi al cuore, ma ci prendi anche a schiaffoni in faccia con le tue punchline e i tuoi freestyle. Come ci riesci?
Essere sinceri è la cosa più esatta da fare. Questo disco è l'evoluzione di me stesso, non è la copia della copia oppure un disco nato dallo spremersi per forza per fare quelle canzoni che poi devono girare e piacere alla gente per forza. No, io faccio quello che so fare meglio. Negli anni ho anche cercato di fare le cose più mainstream diciamo, ma la gente da me vuole quello che io sono, vuole il mio rap. Era inutile per questo album andare a sforzarsi, perché se esce il pezzo pop che funziona, bene, ma mai forzarsi troppo perché ti snatura e non sei felice nemmeno tu; io adesso sono felicissimo, faccio quello che mi piace fare e il rap mio lo fa solo Clementino. Son contento.
Nel video di ATM imiti tanti colleghi e amici: Colapesce Dimartino, Gué, La Rappresentante di Lista... Da dove è nata l'idea? Come è stato preso?
ATM è una traccia che è proprio il comedy rap di Clementino. A me piace molto il comedy rap, l'ironic rap, quello che fa anche Eminem in My Name Is. Sono Cleminem, in questo caso. Mi piaceva il fatto di imitare gli altri personaggi e colleghi, quella è la mia evoluzione, portare sempre nel rap qualcosa del mio bagaglio personale e allora è nato questo brano. ATM è l'abbreviazione di "fratm", parlo del dio denaro e ho voluto provare a fare imitazione e trucco di tanti personaggi e colleghi. Si sono tutti presi bene, perché quando uno ti sta sui coglioni non è che lo imiti, ma gli fai un dissing, una rima. Era un'idea che avevo in testa da tanto tempo. La cosa sicura è che mi hanno scritto tutti: Marra, Fabri, Salmo, tutti mi han detto cose come "Sei un mito", "hai spaccato", "grande", "mi hai fatto morire dalle risate". È bello, vengo rispettato, faccio le cose alla Clementino. È bello sentirsi dire una frase del genere.
Nel disco tutti i featuring sono giovani o giovanissimi: Enzo Dong, J Lord, Geolier... Come mai nessuno dei già grandi?
Sono zio Clemente, praticamente. Inutile scegliere i feat a tavolino, per me è stato naturale immaginare chi stesse bene su ogni pezzo. Ci sono moltissimi giovani rapper veramente bravi oggi, ma sono i grandi rapper come te che hanno contribuito a riportare il rap alle stelle e a un livello tecnico e stilistico veramente alto. Molti veterani del rap stanno spaccando di nuovo, non solo per la qualità – che c'è sempre stata –, c'è più attenzione verso i dischi di Fabri Fibra, Marracash, Salmo, Noyz Narcos, Clementino; si sta dando importanza a chi in questa musica ci sta con tutti e due i piedi dentro, e non a chi magari oggi prova a fare un pezzo rap tanto perché è figo.
In che senso?
Agli artisti più giovani spesso interessa più Instagram, Tik Tok, l'apparenza, ma l'apparenza serve solo a nascondere il fatto che magari non sai rappare.. (ride, ndr). Comunque è vero! Io magari vedo che ne so una foto perfetta, fatta a New York, tatuaggi, orecchino, la macchinona e poi schiacci play e sembra di sentire me quando avevo 13 anni e non riuscivo a fare la rime e dicevo sempre le stesse cose. Quindi, chi è bravo andrà avanti, perché ci sono molti ragazzi giovani che sono fortissimi a rappare, da Milano fino alla Sicilia e bisogna alzare le mani: io all'età di Geolier non rappavo come lui, vuol dire che c'è della genialità. Però alcuni altri veramente...
"Pace a tutti voi, canto 'O sole mio", dici in Desaparecido. Ma tu la sapevi che la canzone napoletana più famosa nel mondo è stata scritta a Odessa?
E io questo ritornello l'ho scritto a Los Angeles, nel 2020. Oggi è diventato più attuale più che mai, inconsciamente m'era uscita già allora una rima pazzesca.
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L'articolo Clementino: "Vuoi apparire solo se non sai rappare" di Carlotta Fiandaca è apparso su Rockit.it il 2022-05-02 12:00:00
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