A tre anni da "Un meraviglioso declino", Colapesce torna con un nuovo album che è un'operazione a cuore aperto: testi in equilibrio tra intimismo e poesia accompagnati da una continua ricerca sonora. Si parla dell'egocentrismo tipico dei nostri anni, dei limiti del cantautorato italiano e di che fine abbia fatto la statuina che campeggia in copertina.
Sono passati tre anni da “Un meraviglioso declino”: sei stato impegnato in molti tour, ci sono state ristampe, hai cantato con Meg, hai cantato tutta “La Voce del Padrone” di Battiato… dove hai trovato il tempo per scrivere un altro disco?
“Un meraviglioso declino” è uscito tre anni fa esatti, sempre a febbraio. A parte i vari tour, mi sono un po’ ritirato in Sicilia a scrivere e a lavorare a leggere, ho cercato di trovare nuovi spunti. Il titolo “Egomostro” in realtà ce l’ho in tasca da tre anni; mi sembrava un titolo forte, cercavo una sorta di neologismo, e questo mi sembra perfetto per descrivere il momento storico che stiamo passando, questa voglia eccessiva di approvazione. Questa sete di consenso che c’è tra la nostra generazione. Probabilmente c’è sempre stata, ma i social l’hanno amplificata.
Immagino sia anche una forma di autocritica, visto che al centro della copertina hai messo una statuetta che ha le tue fattezze
Certo, parte tutto da lì. Però ho visto che tra i miei amici questo neologismo alla fine è diventato di uso comune, ha avuto un certo successo. Ma la cosa parte da me, assolutamente, dalle mie vicende personali. Con i primi micro-successi ho avuto difficoltà a gestire l’ego, e la cosa un po’ ha sbandato i miei rapporti personali. Un lavoro nuovo un po’ ti porta a cambiare, fare i tour da studente è diverso.
All’uscita di “Un meraviglioso declino” raccontavi di come ti interessasse parlare dei tre anni successivi alla laurea; ora siamo arrivati al lavoro, mi sembra di capire.
Sì. I testi sono abbastanza unitari, “Egomostro” è una sorta di concept album che gira attorno a me e ai miei rapporti privati (che tali resteranno). Parte tutto dal titolo, praticamente. Tutti i testi sono stati sviluppati tenendo presenta la costante dell’egomostro, e da lì ho scritto più di 30 brani, ne sono rimasti fuori tanti. Mi ero prefisso di uscire con un disco di massimo dieci tracce.
Potevi anche lasciarti andare, il 2015 è l’anno dei dischi doppi.
No no, non mi piace. Io sono per l’autocensura. Pesante. Poi sono lentissimo, quindi per limare i testi ho dovuto fare delle scelte radicali, delle scelte sia a livello sonoro che strettamente legate alla produzione sonora, sacrificando nel processo anche dei pezzi probabilmente più fruibili.
È abbastanza evidente che tu ti stia sempre più allontanando dalla classica forma canzone. I pezzi di “Egomostro” sono in qualche modo “difficili”, ad un primo impatto non sono proprio immediati.
È un’evoluzione naturale, fa parte di una ricerca verso alcune sonorità. Rispetto al Declino qui c’è molta più elettronica per esempio.
Tutte quelle tastiere super anni ’80 da dove vengono?
Se n’è occupato Mario Conte, che ha prodotto il disco assieme a me, ed è molto ferrato sull’elettronica in generale. Ma se ci fai caso l'elettronica è molto di matrice organica e non è attaccata sui brani a caso. L’idea era quella del Battisti di fine anni ‘70, quei dischi in cui i suoni non erano ancora pienamente anni ’80, come “Una giornata uggiosa”, per esempio. Abbiamo fatto ricerca sui dischi di quel periodo, anche ascoltando molto i Matia Bazar, che utilizzavano delle trombe finte, dei sax finti o dei synth particolari, ai Talking Heads. In ogni caso tutti i suoni del disco sono suonati con degli strumenti, non c’è nemmeno un computer di mezzo. Rispetto al Declino, “Egomostro” ha dei suoni più esotici.
In che senso?
Il Declino era marcatamente filo-americano, in un certo senso. In “Egomostro” c’è una ricerca più “mediterranea”, ma ovviamente non nella direzione della pizzica e dei tamburelli. Dal punto di vista testuale “Egomostro” invece lo sento più mio. Meno citazioni. Il Declino era pienissimo di riferimenti, anche se mai espliciti, a libri o film. “Egomostro” invece è un disco più intimo.
Il disco è aperto e chiuso da un intro e un outro che si chiamano “Entra pure” e “Vai pure”.
Inizialmente era un’unica traccia che poi ho tagliato in due, ed era perfetta così. In realtà è uno dei pochi passaggi dell’album in cui delle citazioni in effetti ci sono: “con un leggero malessere riconquistiamo la bellezza” la frase che chiude il disco, è tratta da una bellissima opera di Harold Pinter. È per questo che sono lentissimo a scrivere; ogni parola è messa al suo posto con degli equilibri sottili. Anche la frase che canto in apertura, “dentro la bocca dell’io, estraggo il dente crolla la mia integrità”, descrive pienamente tutto quello che accade dentro il percorso di “Egomostro”, che davvero può considerarsi una sorta di concept, in questo senso.
Dai testi mi sembra di capire che, dopo tanto tempo, tu sia riuscito a trovare un equilibrio, a capire qual è la cosa giusta da fare al momento giusto, e a fregartene, ad andare avanti leggero. Solo che mentre lo dici hai ancora le ferite fresche e non puoi raccontarlo col sorriso sulle labbra. Una sorta di racconto della vittoria, ma sofferente.
Smaschero una certa situazione, con tutti i pro e i contro. Il disco parla male di me, tutto il tempo.
Hai davvero questo gran caratteraccio?
Una merda, ma sto migliorando.
”Egomostro” è un disco triste?
In realtà secondo me no. Dal punto di vista sonoro rispetto al precedente è anche molto più allegro. Dal punto di vista testuale, più che tristezza c’è autocoscienza di alcune cose. Nella titletrack canto “sono stanco di sentire la parola cambiamento, le mie due certezze se le sfiori vado in crisi” . Mi scopro molto, sono cose scomode da dire, non è una frase figa da dire in un disco. Però secondo me spesso nella musica italiana d’autore questa verità manca. C’è un po’ la tendenza all’autocelebrazione e si evita di mettere in evidenza cose scomode. Nei testi di moltissimi colleghi spesso mi arrivano degli elementi troppo artefatti. Questo mio disco invece è stato creato con l’intento opposto: è pieno di cose scomode, cose che uno di solito preferirebbe non dire.
Forse la percezione che sia un disco un po’ “pesante” viene da questo: dentro ci sono verità molto importanti e intime.
Sì è verissimo. Non sono cose tristi, sono cose vere. Mentre scrivevo tenevo presente questa cosa dell’ego da smontare, una sorta di auto-cura, di terapia, cercavo di guarire da questa situazione. Sono felicissimo di aver scritto questo disco, ho acquisito una leggerezza calviniana che non avevo e che non ho per natura. Mi sono tolto un peso, è come se avessi estirpato un piccolo cancro.
I tuoi testi sono sempre molto molto curati, tra i migliori in Italia. Nel precedente disco dicevi di aver avuto l’influenza benefica di Bufalino e Pavese.
A livello inconscio forse le influenze letterarie sono rimaste, a livello diretto no. Una citazione di Bufalino c’è, in effetti, è vero. È il verso in cui canto di “quei due tondini d’ebano” che profumano di cera, in “Sottocoperta.”
Come costruisci un testo?
Non c’è una dinamica precisa, a volte scrivo partendo da suggestioni musicali, a volte accade l’esatto opposto, non ho una tecnica assodata. Alla fine spesso mi ritrovo con il triplo delle strofe, quindi devo fare un’opera di selezione. È difficile, perché poi il senso generale deve quadrare. Sto molto attento alla metrica, non è sempre semplice trovare l’incastro giusto, l’esatto equilibrio tra la parte semantica e quella musicale. È un lavoro lunghissimo, a volte passano mesi prima che trovi le giuste quadrature.
Uno dei versi che mi ha colpito di più è stato "stavolta non consulto più nessuno, amare basta, e lo faccio a testa alta". Credo sia anche uno dei versi chiave per capire il disco.
È uno dei versi più intimi e delicati del disco, sono felice che tu l'abbia notato. È il verso che distrugge l'egomostro. Non serve l'analista, l'ipnosi regressiva, non serve l'io al centro di un rapporto, basta un "onesto noi". Amare basta e lo faccio a testa alta, senza paure, con l'hashtag #nofilter. Sembra una banalità ma è un'affermazione fortissima. Spesso i rapporti, soprattutto alla lunga, diventano micro-discariche delle proprie paure, insicurezza, dei rapporti ipocondri che si ammalano di nulla, come canto in "Passami il pane". Tratto questo tema nel fumetto che sto realizzando con Alessandro Baronciani (uscirà a Maggio per Bao Publishing) "La Distanza", intesa sia come distanza geografica che distanza emotiva.
Dal punto di vista musicale invece, nel disco ci sono alcuni suoni nuovi rispetto al passato
Sì, e sono molto molto contento perché tutti i musicisti con i quali ho lavorato sono stati felicissimi di collaborare a questo disco, non hanno partecipato “a chiamata”, non era un lavoro come un altro; ci hanno messo dell’entusiasmo in fase di registrazione. Se manca questo il disco non ha quella certa magia. Ho un orecchio molto critico, molte volte ascolto certi dischi e sento una sensazione di freddo, di ghiaccio. Questa volta invece secondo me è andata benissimo. È stato molto faticoso e molto più dispendioso rispetto al precedente disco, ma credo che la differenza nella produzione si senta molto. Dal punto di vista esecutivo il disco l’ho prodotto io, e non è stato semplice, però per avere una certa libertà era l’unico modo. Ho avuto anche diverse proposte da strutture grosse, ma alla fine ho preferito gestire tutto da solo con la vecchia squadra (Emiliano Colasanti e Giacomo Fiorenza), per non avere alcun tipo di vincolo, né artistico né esecutivo.
Nell’intervista pubblicata ieri, il tuo amico Alessandro Raina si dispiaceva del fatto che i musicisti della sua generazione in realtà non si sono mai preoccupati di studiare, di migliorarsi, di fare una vera gavetta e arrivare preparati, sia a livello vocale e strumentale. Tu che ne pensi?
Alessandro è uno dei miei più cari amici, capita spesso che ci confrontiamo e non solo sulla musica, anche su altro: dalle ragazze all'attualità. È una persona molto acuta, anche se a volte lo prenderei a testate. Litighiamo ogni tanto ma ci vogliamo bene. Sulla musica andiamo d'accordo su un sacco di cose ma su altre abbiamo visioni diametralmente opposte.
Rispetto le sue avventure nel mondo della musica mainstream, ma la storia della musica è fatta anche di istintività e a mio avviso non servono regole o manuali per scrivere la canzone pop perfetta. Prendi "Com'è profondo il mare": è entrata nell'immaginario di cinque generazioni e non ha un ritornello. Eppure per qualcuno quel tipo di scrittura nasce e muore sbagliata. Pop è "L'essenziale" di Mengoni, ma anche “Hostiles” di Damon Albarn, non esiste una via giusta e una via sbagliata. Basta seguire le proprie inclinazioni, e non ci posso fare nulla se a Lorenzo Fragola preferisco Cesare Basile. Per me la musica non è solo questione di numeri o di tecnica, puoi essere il migliore cantante del mondo, ma se non mi emozioni per me vali zero. De Gregori, che Alessandro cita spesso come esempio, è tutto tranne che un virtuoso. Non è uno che è andato a scuola, ma ha costruito la sua di scuola, mattone per mattone, spesso violando anche le regole della buona composizione.
X Factor invece è un karaoke brutto. Hanno le stesse produzioni da 20 anni, gli stessi suoni da 20 anni. Questo fatto che arrivano i mega produttori, registrano anche con cantanti bravi e poi magari ci mettono l’autotune – non lo so, è un modo di fare musica vecchio, passato e ridicolo.
Io sono un istintivo, non voglio diventare un cantante bravissimo e un autore di ritornelli killer, io voglio fare musica pop. Ma il pop che piace a me.
Prima invece parlavi dei cantautori italiani, di come i loro testi siano spesso freddi e artificiali
Non è una critica, ci sono molti cantautori bravi in Italia. Quello che penso è che si osi poco, o che comunque molte volte si rimanga al cliché del cantautore “tutto ordinato”. Niente fuori posto, molto rassicurante, anche dal punto di vista testuale.
In cosa consiste per te il cliché del cantautore?
Il discorso che faceva Alessandro, a me interessa di più sul punto di vista testuale e musicale. Dal punto di vista della produzione in Italia non si osa. Ancora facciamo i dischi di cantautorato come si facevano negli anni ’70. Mi sembra ridicolo continuare a insistere con una forma vecchia e archiviata. Dobbiamo puntare a metterci in gioco, da tutti i punti di vista. Poi se il cantautore è stonato, a me non frega niente. Ci sono un sacco di artisti che in Italia hanno funzionato pur non avendo grandissime doti vocali. Prendi Brondi, è arrivato e col primo disco e ha fotografato una generazione; stessa cosa Niccolò dei Cani.
Se guardi però alla nuova ondata dei cantautori degli ultimi anni, molti hanno avuto un certo successo proprio perché riproponevano suoni e stili alla vecchia maniera
La partenza è stata buona, il problema è che secondo me ci si è persi per strada. Non puoi riproporre gli stessi dischi per 10 anni. Per come sono fatto, mi devo mettere continuamente in gioco. Ma non per dimostrare qualcosa agli altri, lo faccio per me stesso. Se avessi perso un certo stimolo e mi fossi fermato a una forma che funziona, che poteva essere quella di “Fiori di Lana”, sarebbe stato inutile. Preferisco fare il postino, a quel punto.
In quali aspetti pensi che la tua musica sia cambiata di più, da “Fiori di Lana” a oggi?
Non è stato un cambiamento forzato, è stato graduale. Io la musica la vivo come una ricerca personale, sia dal punto di vista sonoro che musicale. Prendi la struttura di “Il Reale”, per esempio: la melodia della strofa e quella del ritornello sono identiche, cambia solo l’aspetto armonico. L’ascoltatore ha la sensazione che ci sia un’apertura, ma in realtà non è vero. Possono sembrare delle stronzate, ma fanno parte di una mia ricerca che passa anche attraverso l’ascolto di tanti dischi. Il disco di Damon Albarn, il disco solista di Mark Hollis, il cantante dei Talk Talk, che ho ascoltato molto e dal quale ho imparato tantissimo. “Egomostro” secondo me è un disco particolarmente riuscito, perché l’ho scritto interamente da solo ma poi è stato sviluppato in sala assieme agli altri musicisti, una cosa fondamentale, perché fa da collante. In molti dischi italiani si sente la mancanza di questo, manca una dinamica di fondo, è tutto compresso, glaciale. Per questo “Egomostro” è un disco che ha un forte impatto live, quando lo suoneremo dal vivo sarà molto simile alla versione su disco.
Nel disco precedente, come pure nel brano che hai proposto a Sanremo lo scorso anno, c’è una certa componente sociale. Parlavi della crisi della sinistra, della disoccupazione, della rivolta dei forconi. Ora tutte queste cose sono sparite: indifferenza per combattere il disgusto?
Il disco è tutto proiettato all’interno, fatta eccezione per “Maledetti Italiani” che proprio per questo abbiamo fatto uscire molto in anticipo. La disillusione c’è, e genera distacco dalla politica, che è una cosa bruttissima. “Maledetti italiani” parla proprio di questo aspetto qui, anche se in realtà non parlo mai di politica in maniera esplicita, mi interessa evidenziare certi aspetti ridicoli che si trovano sia a destra che a sinistra.
La copertina di “Egomostro” mi ha sorpreso tantissimo, non immaginavo potessi spingerti così lontano da quello che è il tuo stile. Metterti al centro come un pupazzo, con questo sfondo fuxia, acceso e volgare.
Tutto deriva dal titolo, ovviamente. Come hai potuto notare non è qualcosa che rientra nella mia estetica naturale, ma il gioco era proprio quello: svelare l’egomostro, farsi una statua e mettersi su un piedistallo. È la massima rappresentazione dell’ego malato, quindi ci voleva questa copertina forte. Il concept è venuto fuori insieme ad Alfredo Maddaluno che suona con me, ha curato tutto l'artwork. Lui è un grafico, mi ha proposto questa idea e anche se all’inizio ero un po’ titubante (ho fatto altre prove anche coinvolgendo artisti molto bravi), alla fine mi attraeva il fatto che fosse perfetta per il titolo. È stata la scelta migliore. La statuina mia madre poi l’ha messa in una teca, a casa. È bruttissima.
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L'articolo Colapesce - Come uccidere l'egomostro dentro di sé, e uscirne illesi di Nur Al Habash è apparso su Rockit.it il 2015-01-30 13:37:00
COMMENTI (14)
Tu prova; se non io, magari qualcun altro con la volonta e l'intelligenza per comprendere lo trovi.
Quando vuoi, se vuoi.
Sì tantissimo tempo. La risposta c'è. Ma non sono sicura ci sia la volontà di capirla. Poi te la posto.
meglio tardi che mai. Ma in ogni caso, non mi hai risposto; eppure, tempo per pensarci ne hai avuto:-)
Ok allora ti porgo le mie più sentite lusinghe.
Come prima cosa, io non ho assolutamente detto che è "inaccettabile"(dimmi dove lo hai letto o "tradotto") criticare qualcosa o qualcuno dato che la mia era una critica, e sarebbe decisamente un controsenso dire che io posso e gli altri no.Quindi, io ritengo molto piu signorile,tra colleghi, non spiuttanarsi a vicenda in maniera cosi infantile, utilizzando xfactor come scusa(ti sei persa il battibecco tra raina e colapesce al quale il mio commento era prevalentemente rivolto; battibecco eliminato dal moderatore poco prima del mio post).Poi. se ti senti colpita dal mio non apprezzare la critica senza argomentazioni(parlavo di quanto detto da colapesce;non ti conosco) forse è perchè ti senti parte della categoria, ma non ti ci ho messo certo io. Ribadisco che una critica, quando è costruttiva, è auspicabile, altrimenti meglio non farla. Come vedi spesso qui ed ovunque, non sono in molti a pensarla come me ,e benissimo cosi. Secondo:io non ho mai detto di essere ne pro ne contro, anzi, è proprio il dover dividere in pro o contro un giudizio su xfactor che trovo superficiale. Rispettare il prossimo aiuta a far si che il prossimo rispetti te. Di conseguenza, per me, analizzare è molto meglio che criticare, soprattutto se non si circostanzia a dovere.POi, se a te ti accontenta uno che dice"a me fa schifo,punto" buon per te; Io, credo sia mio diritto, esprimo dissenso, ma non per chi critica, per la critica in se.Poi, secondo il tuo ragionamento, nessuno sputa sul lavoro degli altri e si amano tutti(so che non puoi leggerli, ma i post rimossi in questa discussione dimostrano il contrario).Non me lo auspicherei nemmeno dato che un po di sana competizione è anche utile, ma proprio non ci siamo nemmeno vicini. A te piace cosi a me no.amen.Riguardo a quelli che non capiscono di musica, io li identifico da come si esprimono, e non dal fatto che lo facciano( sono gli argomenti che spesso portano che li qualificano come tali, e non io come giudice supremo). Mi allineo con quello che dice Raina perchè si avvicina a quello che ho visto io di x factor, e la sua intervista mi ha fatto conoscere un punto di vista "interno" che ho percepito vedendo il programma(un approfondimento). Come dici tu, io non so suonare nemmeno il tamburello, e tutto sono tranne che uno che "conosce"(da qui il termine "profano" che ti ha tanto offesa) il processo tecnico-creativo che si affronta per fare musica(da qui il termine "esperto"). Quindi, la mia superficialità ha una causa perdonabile, quella di Colapesce no(opinione personalissima).
Dividere la musica in alta o bassa non sono stato io a farlo, ma Colapesce nella sua intervista("x factor è un karaoke brutto" è inteso in maniera dispregiativa, a voler fare tale distinzione, e non solo per l'aggettivo "brutto"), quindi io ho solo detto esattamente quello che stai dicendo tu: la musica è musica, e fare delle distinzioni tra la pausini e degregori(per esempio) è una stupidaggine(vedo che siamo daccordo,ma forse no).
Riguardo all'autoironia, mi sembra che sia un problema diffuso(tu ne sei la dimostrazione) nell'ambiente musicale e non, dove tizio sputtana caio perchè ha venduto tre copie piu di lui etc. Io lo trovo un gioco stupido e meschino che avvelena un ambiente (quello italiano) che ha, invece, delle eccellenze che andrebbero riconosciute da tutti, in primis dagli autori.
Sulle "certezze" che mi imputi, mi sa che tu ne hai molte piu di me, e me ne hai mostrate un bel po(prima su tutte che la tua attribuzione del mio pensiero "dietro" le mie parole è "certamente" quello giusto, qualunque cosa io possa dirti).Io, per contro, ascolto con attenzione perchè capire per me è importante. Potrei anche avere capito male, lo metto in conto, ma fallo pure tu.
Per cui, quando dico“sono interessato a capire un fenomeno a fondo ancor prima di giudicarlo in un modo o nell'altro. Una volta compreso, il giudizio diventa del tutto soggettivo e, per me, irrilevante.” non sto affatto dicendo(qui ha dato il massimo): "È come dire non me ne frega un cazzo di niente che riguardi quest’argomento (in tal caso) per quello che ho appena scritto: guardi il talent, ascolti chi canta, questo non ti porta a prendere una posizione? E prendere una posizione significa giudicare e già parlarne significa averlo osservato, analizzato con giudizio annesso. Il modo in cui uno poi ne parla mi fornisce già un orientamento sul giudizio di valore in merito. Sia esso positivo, sia esso negativo, implicito o esplicito." Volevo dire che i giudizi personali non circostanziati(mi piace, non mi piace etc) non li trovo molto interessanti, mentre quelli circostanziati mi posso dare un punto di vista diverso dal mio che mi aiuta a completare la mia opinione . Nello specifico, la cronaca dell'esperienza di Raina a xfactor mi da qualche elemento per approfondire un idea che mi sono fatto, mentre Il commento di Colapesce è un parere personale su un qualcosa che lui disprezza(a ragion veduta magari, ma avrei preferito me la spiegasse un po meglio).
Poi fai tutta una serie di considerazioni su cosa intendessi dire dicendo questo o quello costruendo un teorema per il quale, in quattro pensieri che ho espresso, c'era un sottotesto di pagine e pagine(in confronto a te ho il dono della sintesi, ma non esageriamo).Mi apostrofi sempre con "quelli che" come se ci avessi inquadrati tutti, il "branco" dei difensivisti snob e presuntuosi che non accettano che si critichi;tra i due sei piu tu che non accetti le idee degli altri, tanto da stravolgerle a tuo piacimento per "dimostrare" che, lo abbia capito o no, hai ragione tu. Dire che io ho portato al'estremo il positivo dei talent è a dir poco una forzatura(ah gia, siccome critico una critica ai talent, di riflesso li considero la salvezza della musica) ma se serve per farti dormire meglio ben venga.Tra i due, chi cerca un dialogo sono io, tu sei piu esperta in monologhi. Ti ho chiesto piu volte di dirmi cosa trovi di negativo in xfactor per poter confrontare i nostri due punti di vista in maniera serena, magari per scoprire che in fondo non sono cosi distanti, ma sono ancora qui che aspetto. Invece di "rileggere" cio che dico io a tuo piacimento, prova a dire qualcosa che non sia la risposta ad una mia "presunta" provocazione.ti chiedo: mi dici quali sono le ragioni che ti portano a vedere negativamente x factor? Mi sembra che sia molto piu interessato io alle tue opinioni, piuttosto che tu alle mie(ti sei fatta una "opinione"tua, a tuo uso e consumo).Non sottintendere che non mi interessi(presuntuoso e pieno di me come sono) per non rispondere.
Se ti va io sono qui.Lusingami ancora un po, ci tengo.
Ti ho lusingato? Perdonami, non era mia intenzione davvero.
Questo è uno stupido braccio di ferro. Ma visto che insisti, portiamo avanti il cazzeggio . Gli aggiustamenti in corsa (tuoi) per me sono solo conferme.
Evidentemente è un problema di comunicabiltà tra sé e sé prima ancora che tra sé e l’altro.
Intanto una traduzione è riportare con un “linguaggio” diverso (il mio)ciò che si è letto in questo caso, mantenendone il senso. Quindi forse involontariamente mi hai detto che ho capito bene (?!)
Volevi dire che ho tradotto male?!
Fino a quando uno continuerà a notare soltanto che esprimere un giudizio negativo su qualcosa significa sparare a zero sul lavoro di qualcuno e quindi cosa inaccettabile (ti rimando alla citazione che ho fatto nel secondo commento), chiaro che il problema sarà sempre esprimere proprio un giudizio negativo a prescindere dalle motivazioni. Come se un piatto venuto male facesse di un cuoco quotato un cuoco di merda. Nel caso dei talent si parte dalle stesse basi (sia quelle dei “pro” sia quelle dei “contro”) di conoscenza del fenomeno , ho detto basi. Secondo questo ragionamento il tuo e di tutti quelli a favore ,c’è un’unica conclusione ammissibile : cioè quella dei “pro”. I professionisti che in teoria di musica capiscono giusto? non possono azzardare un giudizio negativo perché, stando al tuo discorso, in virtù della fatica profusa dai colleghi e soprattutto visto il loro “prestigio” non è possibile produrre qualcosa di scarso valore e quindi impossibile esprimersi negativamente. E qua già non vedo via d’uscita a parte l’unica possibile. Beh, però come dici tu “ognuno è libero di dire la sua”. Cioè di prendere la propria strada? Che sarebbe quella “imposta” da questi ragionamenti? Un po’ come quello che dice :” fai come ti pare,basta che fai come dico io”. Poi fai riferimento a quelli che di musica non capiscono niente e quindi per questo è il caso che non si esprimano (da qui io mi sono chiesta chi sarebbero gli “esperti” secondo i contestatori)e che per questo di sicuro non sono titolati a sufficienza per poter emettere una “sentenza”. Ma a questo punto mi chiedo: non sono titolati a sufficienza per emettere una sentenza NEGATIVA? Solo negativa? Quelli che invece dimostrano di apprezzare sono titolati per forza di cose già solo perché apprezzano?Quelli come te, “senza pedigree” rientrano nella categoria di quelli che capiscono tutto di musica? No, vista la specifica. E allora secondo il tuo discorso come fai ad allinearti alla stessa idea di musica che avrebbe Raina? Tra l’altro senza approfondirne le motivazioni (cosa che si contesta e che contesti tu stesso a quelli che si esprimono negativamente). O magari apprezzano/apprezzi per motivazioni che esulano totalmente dal discorso musica? (Quindi sempre seguendo il tuo ragionamento nemmeno ti saresti dovuto azzardare a dirlo o anche solo a pensarlo). Ma questa è un’obiezione che nessuno oserebbe mai fare a queste persone, chissà perché. E qui la mia contestazione a questa motivazione (“non capiscono niente di musica”)direi troppo sbilanciata da una parte. La tarantella soggettività/oggettività si tira “in ballo” a seconda della convenienza.
“Credo che il modo di porsi che ha Raina sia sicuramente più vicino al mio modo di vedere la musica, ovvero un qualcosa che va sperimentato in tutte le sue forme, alte o basse che le si definiscano”
Dividere le “forme” di musica in alte e basse come hai fatto tu cosa significa? Che quelle che propongono i reduci dai talent sono “forme basse”? Mi stai dicendo che hai individuato e distinto la musica di ALTA qualità da quella di BASSA qualità? Senza avere il pedigree? Fammi capire hai osato abbaiare senza pedigree? E distinguere la musica come hai fatto tu non significa sottolineare l’atteggiamento SNOB di chi prende le distanze dai talent perché ammira solo ciò che proviene da ambienti più elevati?! Specificando che non ho ben colto se per te è proprio il genere POP per intero a dover essere considerato come “spazzatura” (“la forma bassa”) o solo un certo POP, tipo quello dei ragazzi talent.
“Poi, ognuno ha il diritto di pensarla diversamente, e Colapesce lo esercita in maniera chiarissima e benissimo cosi. – “l'assoluta mancanza di autoironia che crea "egomostri" improbabili (non è il caso di Colapesce,per chiarirci)”
”.
Cioè dire:” Colapesce ha detto la sua,si è espresso, lo ha fatto in modo chiaro, BENISSIMO così, ciò che ha detto per come lo ha detto non lo etichetta come “egomostro improbabile” privo di autoironia come invece lo sarebbero (?!) quelli che criticano negativamente, stando a quello che hai scritto tu.
‘’ lo sport di sparare sul lavoro degli altri è arte antica ed ha anche troppi praticanti senza il bisogno che ci si mettano pure i professionisti. Trovo che si faccia più bella figura a non parlare proprio, piuttosto che parlare male in maniera superficiale”.
Lo salvi dalla categoria di quelli privi di autoironia (che tu riconosci essere una motivazione CERTA? per cui si oserebbe non apprezzare talent ed “egofigli”) che tu definisci egomostri improbabili ( individuando nell’EGOCENTRISMO, roba da psicanalisi è questa qua in effetti - un’altra motivazione CERTA? per la quale si oserebbe non apprezzare ho già detto cosa e chi – no perché se tale non è qui si rischia di leggerci dei giudizi sommari/superficiali e di comodo non meno superficiali e sommari di quelli che si imputano ai detrattori –) e lo inserisci direttamente in quella dei superficiali?!
Qual è il problema vero allora? Il giudizio di valore NEGATIVO? Sarebbe quel “brutto”(volendo fare riferimento a quello che ha detto Colapesce ma estendendo il discorso anche agli altri che la pensano come lui) lì che non si accetta? Questo renderebbe superficiale per forza il giudizio stesso? La volontà di dire ciò che bello non è ma come conseguenza di un’osservazione diretta, prendere una posizione anche netta, nuda e cruda in tal senso è sintomo di superficialità? O devo riscontrare anche in questa l’ennesima motivazione CERTA? che si tira fuori per rigettare a priori certi giudizi? Perché questo risulta. Il giudizio di valore non è mai staccato dall’osservazione e dall’analisi che stanno a monte di un fenomeno. Perché a questo punto anche quelli che tanto li difendono dovrebbero essere “accusati” di superficialità, visto che loro, tanto quanto i detrattori hanno a disposizione gli stessi elementi per poter arrivare ad un giudizio (quelli sufficienti e necessari). L’analisi di un qualsiasi fenomeno non è mai totalmente asettica, né tanto meno si può pretendere- e dico io- si deve pretendere che l’approccio sia distaccato. Per cui dire come dici “sono interessato a capire un fenomeno a fondo ancor prima di giudicarlo in un modo o nell'altro. Una volta compreso, il giudizio diventa del tutto soggettivo e, per me, irrilevante.” È come dire non me ne frega un cazzo di niente che riguardi quest’argomento (in tal caso) per quello che ho appena scritto: guardi il talent, ascolti chi canta, questo non ti porta a prendere una posizione? E prendere una posizione significa giudicare e già parlarne significa averlo osservato, analizzato con giudizio annesso. Il modo in cui uno poi ne parla mi fornisce già un orientamento sul giudizio di valore in merito. Sia esso positivo, sia esso negativo, implicito o esplicito. A meno che il tuo non sia un invito all’acriticità e allora dei dogmi manco si discute. Appunto, s’accettano e basta.
“Sentire Colapesce criticare xfactor senza "argomentazioni" diverse dal "a me fa cagare quel karaoke brutto brutto" ,l'ho trovato superficiale”.
. Quindi, nel caso di Colapesce nello specifico, come fai a dare per scontato che a quel “brutto” lui ci sia arrivato senza aver osservato e analizzato prima?! Oppure, capire il fenomeno per te significa fare la lista “della spesa”, cioè ti serve che qualcuno ti spieghi quali sono i meccanismi all’interno del programma perché non l’hai mai visto, qualcuno che ti illumini o perché pensi come tanti altri che non si può capire perché non lo si vive dall’interno? Capirlo a cosa sarebbe finalizzato? A prendere una posizione penso. O pensi che lui si sia espresso senza averlo visto? Ma se qualcuno mi spiega per filo e per segno quello che succede dietro le quinte, in che modo questo dovrebbe/potrebbe farmi capire più di quanto già uno non possa capire guardandolo e ascoltando? O mi serve per cambiare idea?! E qui discuto il fatto che gli “interni” in quanto tali pensano di avere una freccia in più al loro arco, l’obiettività/oggettività che agli esterni in quanto tali manca. I risultati sono alla portata di chiunque voglia “guardarli” e “ascoltarli” e sono più che sufficienti per CAPIRE.
“criticare xfactor per criticare raina(per la serie"volemose bene") (cit.)
La critica a X factor è di conseguenza una critica assoluta all’artista Raina? Sul suo valore effettivo? O sul valore effettivo di quelli che ci lavorano? (E non sto considerando i ragazzi selezionati). O potrebbe essere un modo per dire : sì ci lavora gente di un certo livello che però non viene messa nelle condizioni di lavorare al meglio visto che vengono privilegiate altre esigenze? La critica potrebbe essere su questo aspetto : hai accettato il compromesso e quelle sono le conseguenze. Non penso che questo vada a discapito del “volemose bene”. Famo a capisse. Il valore dell’artista non è in discussione. Non penso che (Ripeto ci sarebbe da dire ma evito).
Ricapitolando quello che hai scritto: I professionisti, quelli che capiscono di musica, si esprimono negativamente tanto per sparare a zero sul lavoro dei colleghi (per sport?) e quindi non sono da prendere sul serio:
Perché sono “egomostri improbabili”
Perché sono privi di autoironia
Perché sono superficiali (nonostante ripeto le basi sufficienti e necessarie su cui riflettere siano le stesse a disposizione di chi è a favore e allora se le basi sono le stesse perché quelli che si esprimono positivamente non vengono tacciati di superficialità? Al karaoke brutto, gli altri oppongono semplicemente il karaoke bello, le classifiche e le vendite. O è il mercato, o è il profitto a smentire chi si concentra su altro per farsi un’idea precisa della situazione?)
Perché sono snob (solo le forme ALTE di musica per partito preso).
(Questo è difensivismo!)
Poi
Quelli che non capiscono niente di musica, proprio perché incompetenti non esperti non possono esprimersi almeno negativamente… E tutto questo in elenco l’hai scritto tu… il risultato è che bisogna esprimersi per forza positivamente perché in negativo come potrai notare non è proprio possibile. E questo dimostra quello che contestavo io : si arriva a conclusioni diverse ma quella dei difensori è sempre la “migliore”.C’è sempre una motivazione pronta sia che si capisca di musica sia che non se ne capisca un cazzo.
La mia non è una traduzione errata (dovevi aggiungere) ma purtroppo una riproduzione fedele. Tra l’altro riprendendo quello che hai scritto tu per riflettere su ciò che dicono anche gli altri, approfondendo un attimino (le terze persone plurali significano qualcosa). Alla categoria/corrente ti sei iscritto da solo. A me interessa sottolinearla per l’assurdità di certe motivazioni. Le partite ai giardinetti le lascio ai giardinetti. Il fanatismo non mi è proprio e anzi lo rilevo in tutti quelli che portano alle estreme conseguenze in positivo una realtà come quella dei talent e “talenti”, tutti quelli per cui vale la regola del tutto è concesso annullando di fatto qualsiasi obiezione pure sacrosanta. Con questa cazzo di paura di dire ANCHE NO! C’è gente che pensa a ‘sto mondo. La stessa gente che pensa:NO, non va bene tutto quanto. Cazzo.
“P.s: non ti soffermi su quello che dice Raina ma lo fai per quello che dico io? cosi mi lusinghi :-)”
Tanto è uguale no?
Quello che ho scritto io lo so, ma tua traduzione di quel periodo è:"si va avanti con la superficialità delle argomentazioni che fa il paio con lo snobismo, dato per certo, di chi ripudia per partito preso, dicono, tutto ciò che è mainstream o vistosamente poppeggiante tanto per darsi un tono. Quando non ci si accorge che i difensivisti, quelli titolati, gli espertoni, se proprio bisogna metterla sul piano della loro idea di competenza, si ritrovano a scontrarsi con i dissidenti e diffidenti altrettanto esperti e che li osteggiano argomentantando esattamente allo stesso modo dei cosiddetti profani. Ah, beh ma loro lo fanno con cognizione di causa. Gli altri si allineano passivamente e basta." potrei continuare a fare copia incolla delle tue "traduzioni" con significati reconditi che mi attribuisci(se secondo te il mio periodo significava cio che tu hai capito, mi sa che abbiamo dei problemi di comiunicabilità) , solo per dimostrarti che leggi una cosa e ne capisci un altra.Tu dici che volevi criticare chi critica chi critica i talent dando per scontato(in maniera superficiale e snobistica) che la mia fosse una critica superficiale e snobistica a chi critica i talent. Insomma, hai gia fatto le squadre per una partita ai giardinetti. Io non difendo i talent, ma la possibilita che esistano senza che ci siano orde di fanatici pro o contro (scusa,ma la tu arringa ne è in odore). Sentire Colapesce(uno che di musica ci vive e, quindi, al contrario di chi come me la musica la ascolta soltanto, conosce le difficolta di pre-produzione,produzione e distribuzione che sta dietro anche ad una sola "canzoncina") criticare xfactor per criticare raina(per la serie"volemose bene") senza "argomentazioni" diverse dal "a me fa cagare quel karaoke brutto brutto" ,l'ho trovato superficiale tanto quanto tutti quelli che criticano i talent senza averli nemmeno visti(non sarai tu, ma sono tanti,checchè tu ne dica). Come dici tu:"sono posizioni diverse", ma una non è necessariamente migliore dell'altra.Non ti dico che non capisci un cazzo perchè la pensi diversamente da me, o che sei la solita snob che spara a zero su tutto per fare il bastian cuntrari.Cio non significa che di persone cosi non ne esistano moltissime(citi la politica, che ne è la dimostrazione ) e chiudersi a riccio sul difensivismo non aiuta a far luce sulle cose.Invidio la tua assolutezza sulla visione dei talent, io non ce l'ho;quindi, lo guardo con curiosita e apprezzo chi ne parla in maniera non scontata( al contrario di come stiamo facendo noi) perchè mi aiuta a capirne gli aspetti, da profano(non sottintendo con falsa modestia che, al contrario, ne capisco piu degli altri, tranquilla) quale sono; al contrario di chi ne parla male senza motivazioni che lasciano il tempo che trovano. La cosa che ancora non mi è chiara, è quali siano le colpe che imputi ad x faxtor. Di sicuro non saranno ne superficiali ne snobistiche, quindi sarei interessato a sentirle. Molto di piu delle tue invettive contro una corrente alla quale mi hai iscritto e della quale poco mi importa.Parliamo di musica, invece che di scontri tra le correnti che ne derivano. In fondo, è quello che mi sarei aspettato da Colapesce.
P.s: non ti soffermi su quello che dice Raina ma lo fai per quello che dico io? cosi mi lusinghi :-)
Vabbè errore m'ha doppiato un periodo.
Maxavo - Ti cito testualmente :” ...Va da sé che lo sport di sparare sul lavoro degli altri è arte antica ed ha anche troppi praticanti tra coloro che di musica ne capiscono poco e niente, senza il bisogno che ci si mettano pure i professionisti, che dovrebbero conoscere la fatica che sta dietro a qualsiasi produzione, casalinga o mainstream che sia” -
‘’ Trovo che si faccia più bella figura a non parlare proprio, piuttosto che parlare male in maniera superficiale.”
L’hai scritto tu oppure ho letto e riportato io una cosa per un’altra?
Per cui la psicanalisi è rimasta sui lettini degli strizza-neuroni. Le mie non sono libere associazioni e nemmeno c'entra la dietrologia, visto che ho preso paro paro quello che mi stava “davanti”… agli occhi e non dietro alle tue parole.
E su quelle ho fatto le mie considerazioni a parole mie non reinterpretando le tue ma riflettendoci su. Oppure riflettere su un aspetto specifico della faccenda (la critica alla critica di chi critica negativamente) è vietato?
- Tutto questo per dire niente di diverso da quello che ho detto e niente di diverso dall’unica cosa che volevo far notare scrivendo quello che ho scritto) e cioè: tutti quelli che provano ad esprimersi negativamente sui talent e talenti, che siano professionisti o non, vengono zittiti con le solite argomentazioni , quelle che hai riportato tu ad esempio e che tirano fuori praticamente tutti i difensori con le varie aggiunte: “ ah parlano così perché di sicuro sono snob; loro non possono sapere perché non ci lavorano/non ci hanno mai lavorato; ne parlano in modo superficiale; sparano a zero sul lavoro altrui; non capiscono niente di musica.” E deve essere così per forza. In questo sta l’integralismo casomai.
- Questo significa rigettare qualsiasi istanza negativa A PRIORI e A PRESCINDERE da quanto uno sia in grado di approfondire il suo proprio punto di vista. Perché il problema sta proprio in quel punto di vista ( cioè già nel fatto di non gradire, che spinge a non considerare sufficientemente valida nessuna spiegazione, mai) e si controbatte sparando le uniche possibili motivazioni, cioè quelle che ho elencato prima.
- Senza considerare che a certe critiche negative magari ci si può arrivare dopo un’osservazione libera da pregiudizi, snobismo e tutto il resto. Sono solo conclusioni diverse. “… la conseguenza naturale di chi ha cercato di aprire la mente e le orecchie ad una critica onesta ed oggettiva. Tanto onesta ed oggettiva quanto pensano sia la loro (cioè di quelli che difendono).” (autocite) (Quanto) PENSANO, sottolineo. Visto che chi li difende (e chi ci lavora anche magari) PENSA di essere “oggettivo”.
- Ti ri-cito:” credo che il modo di porsi che ha Raina sia sicuramente più vicino al mio modo di vedere la musica, ovvero un qualcosa che va sperimentato in tutte le sue forme, alte o basse che le si definiscano”. Muovere una critica negativa in questo caso non significa dire che in questo mondo c’è posto per una “sola forma di musica” ma che in questo mondo sarebbe il caso di fare le dovute distinzioni e dare a ciascuna “forma di musica” il proprio posto e soprattutto il giusto spazio. Quindi criticare = ridimensionare.
- Ci terrei poi a dire che non sempre vivere certe esperienze dall’interno significa necessariamente essere più obiettivi, anzi. Proprio perché c’è un coinvolgimento personale, c’è in gioco il proprio lavoro, ci sono interessi da difendere, il proprio punto di vista potrebbe essere viziato da queste cose.
- Come pure non vuol dire che avere apparentemente più elementi a disposizione su cui riflettere, in quanto “interni”, non consenta agli “esterni” di recepire sufficientemente tutto quello che serve per farsi un quadro completo della situazione. Nel caso dei talent, ciò che arriva al pubblico è il risultato di ciò che succede dietro le quinte. E il pubblico quel risultato lo vede e lo può giudicare. La musica da acquistare dei talenti o presunti tali è anch’essa il risultato di ciò che c’è dietro. E quel risultato la gente che compra, lo ascolta e lo può giudicare.
- Ho letto l’intervista a Raina non mi soffermo su quello che ha detto perché sarebbe troppo lunga da spiegare.
- Ti ri-cito 2: “se non ti interessa perché perdi tempo a parlarne male?” Innanzitutto,questo lo scrivi considerando l’ipotesi che non l’abbia visto o dandolo per scontato? (E qui ritorniamo a quello che volevo sottolineare col messaggio precedente). Innanzituto di solito si presume uno parli di qualcosa che in qualche modo ha catturato la propria attenzione. Sia nel bene che nel male. E che l’interesse di ciascuno per una vicenda o un qualsiasi fenomeno non è detto che debba essere spostato su ciò che piace e basta. Es. La politica fa schifo (vista la gestione) ma questo non mi impedisce di seguirla. Certi fenomeni si osservano pure per affinare la propria idea del “bene”e del “male”.
- Ma nel caso specifico, non mi pare di aver riportato il mio giudizio sui talent ma su chi giudica chi li giudica negativamente e di questo volevo parlare. Poi, chiaro che di solito si presume uno parli di qualcosa che in qualche modo ha catturato la propria attenzione. Sia nel bene che nel male. E che l’interesse di ciascuno per una vicenda o un qualsiasi fenomeno non è detto che debba essere spostato su ciò che piace e basta. Es. La politica fa schifo (vista la gestione) ma questo non mi impedisce di seguirla. Certi fenomeni si osservano pure per affinare la propria idea del “bene”e del “male”.
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I talent li ho visti. Amici per qualche anno, X Factor, un paio di edizioni a metà. Quest’anno l’ho seguito per intero e mi sono fatta unì’idea ancora più precisa ma non entro nel merito perché pure qui ci sarebbe troppo da dire. Questo messaggio rientra di più nella categoria “spiegone” di cui parlavi tu. Ma era necessario a quanto pare.
si, è ufficiale:quello è rosa.cosi come i tuoi fiori sono blu;-)