Avrebbero potuto fare tutt’altro: un disco commerciale con cui mettere in campo tutte le energie pop possibili per fare il salto definitivo e spaccare dappertutto, con Sanremo appena alle spalle, la conseguente esplosione di ascolti e il terreno pronto con tutto quello che serve nel 2021 ad attirare un comodo successo. Invece, Francesca aka California e Fausto aka Edipo, in due parole i Coma_Cose, hanno fatto un disco lontano un miglio dall’essere scontato.
Il pop aleggia su Nostralgia – prodotto dai Mamakass – in una traccia su sei. O meglio, La canzone dei Lupi è forse la più addomesticata del disco (tanto per riprendere i versi al ritornello "Lo so, ora non ci credi, ma tutto si addomestica / Tranne i lupi e noi"): un canto libero su un beat soft, ma deciso. Per il resto, a parte la sanremese Fiamme negli occhi(che mi teletrasporta indietro, alla tenerezza della coppia sul palco dell’Ariston), c’è ancora parecchio, parecchio underground.
C’è Mille Tempeste, il pezzo dalle atmosfere dark e a tratti psichedeliche; quello rock-alternative/grunge con le chitarrone anni Novantasei; l’elettronica e i sintetizzatori del monologo dedicato alle cattedrali del divertimento: un omaggio alle Discoteche abbandonate e a tutti i luoghi della musica. Poi, la toccante ballata finale di Zombie al Carrefour, interpretata in solo al pianoforte da California: con Nostralgia i Coma_Cose hanno buttato sul fuoco tutta la benzina necessaria ad accendere anime diverse, che non si erano mai viste prima, così centrate.
E hanno abbandonato il rap: tante facce diverse rispetto al cantautorato 3.0 (nato dall’incontro fra rap, patrimonio musicale del vecchio cantautorato italiano e cultura underground della nuova Europa), che avevamo ascoltato in Hype Aura e in Due, l’ultimo ep prodotto insieme a Stabber.
Un pizzico di Milano in meno e più universalità. Meno incastri, giochi di parole e Tetris di lettere, che sì erano (e sono ancora) la caratteristica della coppia, ma solo a furia di ascolti riuscivi totalmente ad apprezzare. E dopo averli ingurgitati a memoria, finivi per innamorartene.
Traccia indelebile della scrittura e della apparente leggerezza della musica dei Coma_Cose, in Nostralgia quei giochi di parole sono diventati frasi fatte, ma fatte bene, che parlano d’amore per sé stessi e per gli altri, e diventano pillole di verità condivise.
Il perdono e la nostalgia sono le fondamenta su cui si costruiscono i brani di questo disco: un’installazione sonora cresciuta nel corso di un anno anomalo, "l’occasione per fermarsi un attimo, scavare a fondo nei ricordi e nelle emozioni del passato per fissarle nel presente: guardarsi indietro e guardarsi dentro, con una nuova consapevolezza", dicono.
"È un disco che racconta il presente ricercandolo nel passato. Breve, ma molto concentrato, scava nel profondo dell'animo e analizza il sentimento della nostalgia senza compromessi, il fuoco che arde dall'infanzia, la crescita personale e l'accettazione di sé stessi come il primo passo per cercare il proprio posto nel futuro", così i Coma_Cose spiegano Nostralgia, il nuovo album in uscita per Asian Fake/Sony Music.
Ma Nostralgia di cosa?
Fausto: Nostralgia di cosa è una domanda grossa. Intanto, sta per la "nostra nostalgia": un modo ancora più intimo per descrivere lo stato d’animo che permea tutto il lavoro. Nel disco, forse, la nostalgia non prende nemmeno troppa posizione rispetto al passato o al presente, ma si lega a un altro tema fondamentale: il perdono e l’auto-perdono, per mettere un punto e andare avanti. O guardare indietro.
Perdonare chi e che cosa?
California: I propri errori, i difetti, le cose che non ci hanno fatto sentire adatti. Tutto quello che non è andato come speravamo. Ciò che abbiamo sempre autoaccusato come delle mancanze o come qualcosa che ci ha impedito di raggiungere dei risultati.
Fausto: Poi, arriva una fase più matura della vita in cui ti fermi e capisci che anche quegli errori, quelle imperfezioni, quelle insicurezze ti hanno fatto da benzina. E quindi ti accetti, ti perdoni, e ti rafforzi.
In Outro (skit), California invia un vocale a Fausto: "Vorrei sapere se hai trovato il titolo del disco", gli chiedi. Come è andata a finire?
California: Che l’ha trovato Fausto, per fortuna! È nato per ultimo: terminate le canzoni avevamo già la sensazione di quale fosse il racconto dietro l’intero lavoro. Nostralgia è arrivato abbastanza naturalmente e velocemente. Una rarità, perché di solito trovare il titolo del disco è un processo molto lungo.
Fausto: Era una parola che avevo via da anni, l’avevo usata in una canzone che avevo scritto come autore. L'avevo messa nel cassetto della memoria ed era rimasta lì, senza trovare l’occasione giusta per uscire. Finché Francesca mi ha inviato quel messaggio. Allora l’ho tirata fuori.
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In Discoteche abbandonate, monologo dedicato alle cattedrali del divertimento, parlate di un "Berlusconismo interstellare / […] / Che si lascia indietro solo le macerie". Che analisi sociale avete fatto con questo brano?
Fausto: Abbiamo analizzato un certo mondo del divertimento, quello che ha segnato la decade ‘95-2005, ma ha continuato con i suoi strascichi fino agli anni ’10, finché non è stato distrutto perché è cambiato il costume. E l’imprenditoria, con la sua voglia d’americanismo, è entrata troppo a gamba tesa. Si sono pagate le conseguenze tanti anni dopo: quando quell’impero, quel modo di concepire il divertimento, si è sgretolato.
E cosa c’entra il perdono? Subito dopo dite: "Quindi perdono tutto oggi / Io mi perdono tutto oggi".
Fausto: Significa che bisogna perdonare anche quella cosa lì e guardare al presente. Bisogna perdonare gli errori che sono stati fatti e che ognuno ha fatto in quegli anni.
Quali sono gli errori che voi avete perdonato con più fatica?
Francesca: Impossibile dirti i nostri, ne abbiamo una sfilza talmente lunga! Io mi sento addosso troppi errori. È una vita di errori.
"Il tempo fa un errore / E questo errore è perdonare tutto". Perdonare è fondamentale, ma si rischia di diventare disillusi?
Fausto: Per fortuna il tempo ti porta a perdonare anche le cose brutte, che andrebbero tuttora penalizzate e viste come qualcosa di negativo, da cui imparare per non rifare gli stessi sbagli. Quando passano gli anni, la mente fa lo strano scherzo di ricordarti le cose belle e indurti a perdonare. Menomale che sia così, significa anche crescere. Ma bisogna stare attenti a non diventare disillusi, è vero, ed è qui il grande tema del disco (affrontato anche ai tempi di "Che schifo avere 20 anni").
California: Perdonare è essenziale e per certi versi naturale. Ma, anche se il rischio è forte, imponiamoci di non diventare dei "vecchi disillusi", arrabbiati e nostalgici. Prendiamo dal passato, rimpiangiamo quello che era bello, ma anche quello che era brutto, e andiamo avanti. Mettiamo il punto per mettere un’altra marcia.
Con Sanremo alle spalle, avreste potuto fare un salto nel commerciale e, invece, il disco è una novità con cui sperimentate moltissimo. Che salto avete fatto con questo disco?
California: A proposito di sbagli, forse non aver saltato nel commerciale, come dici tu, sarà un errore che un giorno dovremo perdonarci? – Ridono, ndr –.
Fausto: Chissà, ma a parte gli scherzi, quello che abbiamo fatto con Nostralgia è stato un cambiamento rispetto a quello che facevamo prima. A livello di sound e di scrittura: abbiamo abbandonato il rap e un certo tipo di produzioni per andare a scavare un po’ più indietro e cercare di scrivere e cantare su un sound più nostalgico, con chitarre e riferimenti molto vintage.
Bel cambiamento per due apripista del genere come voi: noi possiamo più chiamarvi "coppia urban"?
Fausto: Noi insieme ad altri gruppi, forse, siamo stati quelli che hanno dettato l’urban come codice stilistico. Quel crossover tra rap, cantautorato e altro. È vero, ma è anche vero che si parla di 4-5 anni fa, ormai. La nostra produzione di quegli anni non siamo più in grado di ripeterla e francamente quando sentiamo la coda lunga di tutto quel genere lì ci sanguinano le orecchie. Quando senti quei quattro suoni, quelle quattro immagini didascaliche percorse da artisti lontanissimi dal nostro background, allora capisci che è davvero finita. Noi che siamo curiosi, stiamo cercando di portarci verso altri terreni musicali.
Che idea avete della musica pop e delle hit?
Fausto: Le mettiamo assolutamente al pari di tutto il resto. Certo, fare le hit credo sia la cosa più noiosa per un’artista. Poi, se succede, bellissimo. Noi, però, non riusciamo a ricercare una cosa del genere perché ci annoiamo ancor prima di iniziare, solo al pensiero. Questo disco l’abbiamo pubblicato con tanta trasparenza. Non è una presa di posizione, è un atto di onestà e sincerità intellettuale. Questo avevamo e questo abbiamo pubblicato.
California: Per fare certe cose ci vuole anche un certo tipo di musica, non so come dire. Noi mettiamo sempre la penna davanti a tutto, mentre la "canzone commerciale" segue altre dinamiche, che sono entusiasmanti sotto certi aspetti, soprattutto musicali o di autore. Ma a livello di sensibilità interiore (visto anche l’anno che abbiamo vissuto), non abbiamo respirato gli input o le scintille giuste per scrivere un "disco up" o che fosse molto energico, vitale, con le casse dritte. Da questo punto di vista è un atto di coerenza, ma non una presa di posizione.
Però fa effetto ascoltare un disco così dopo Sanremo. Sarà perché il Festival è stato "una deviazione di percorso" per i Coma_Cose?
Fausto: Assolutamente. Abbiamo partecipato al Festival in modo un po’ rocambolesco: ci è stato chiesto di partecipare, avevamo una canzone adatta, l’abbiamo proposta, ma comunque siamo rimasti in stand-by perché la canzone non convinceva. Ci era stato chiesto di seguire il corollario, quindi di presentare più brani, ad esempio. Noi abbiamo risposto: "No. Abbiamo questa canzone, se la suoniamo sul palco dell’Ariston siamo felicissimi, altrimenti 'amici come prima e ci rivedremo altrove'".
California: Non abbiamo ricercato Sanremo in modo spasmodico, per poi costruire a posteriori un’operazione discografica. È stata un’occasione e un evento bellissimo, che ci sta portando tanta fortuna, ma che non sposta il nostro asse creativo.
Sicuramente chi vi ascoltava anche prima si accorgerà che i Coma_Cosa sono cambiati e che hanno scritto un disco inaspettato.
California: A noi piace sbaragliare le carte e fare sempre qualcosa di diverso. Abbiamo sempre cercato di sperimentare tutti i generi, tra cui il pop, ma non ci piace fare una cosa sola, mai. Non saremo un disco solamente commerciale come non faremo un disco esclusivamente sperimentale e pazzo: ci piace dare tanti colori ai nostri dischi. È sempre stato così per adesso, e al momento siamo molto felici del nostro percorso.
Da quanto tempo era pronto Nostralgia?
California: Abbiamo finito il master proprio il giorno prima di partire per Sanremo. Per questo è stato un tour the force devastante arrivare al Festival, e per necessità e naturalezza non potevamo uscire subito dopo. Come dicevamo, Sanremo non era nei piani e anche Fiamme negli occhi sarebbe stato semplicemente il singolo del nuovo disco.
Fausto: Il Festival ovviamente ci ha mangiato tanto lavoro, e siamo andati un po’ lunghi con i tempi, ma non c’era una grossa strategia dietro. Considerando, poi, che l’esposizione di un brano molto forte rischia di cannibalizzare tutto il disco (e visto che il nostro è un disco piccolino da consumare forse anche da soli, con le cuffiette), a posteriori ti direi meglio così: che sia passata la bomba di Sanremo e che questo lavoro abbia una seconda vita, e il momento che merita.
In La Canzone dei Lupi: "Tutto si addomestica / Tranne noi e i lupi". Ma quando si sta insieme e si cresce per forza, un pochino, si smussano gli angoli. Quali siete riusciti ad addolcire in questi anni, con l'aiuto dell'altro?
Fausto: Sicuramente Francesca mi ha reso più impulsivo. Io di natura sono molto molto razionale e pragmatico. Penso 100 mila a volte alle cose, le guardo e le riguarda. Lei, che è più punk di me, mi ha dato una bella scossa da questo punto di vista.
California: Per me l’esatto opposto. Io sono una kamikaze in tutto e Fausto mi ha insegnato a fermarmi un attimo prima, a non essere così attratta dal provare qualsiasi cosa, ed evitare di buttarmi. Perché poi, ovviamente, molto spesso mi schianto.
Come pensate di promuovere il disco in questi pandemici? Videoclip? Streaming?
Fausto: Ci sono delle buone sensazioni: all’orizzonte si stanno un po’ rischiarando le nuvole. Dove ci sarà possibilità noi ci saremo, con tutte le norme che verranno richieste al pubblico e a noi. Ci saremo perché c’è bisogno di musica, c’è bisogno di arte e di nutrire le menti dopo quest’anno e mezzo di ibernazione.
California: Le persone sono linfa vitale. Faremo qualcosa con lo streaming, ma siamo anche un po’ stanchi di questo mezzo "artificiale" e spingeremo l’acceleratore sui live. Siamo in attesa di conferme ed entro pochi giorni annunceremo già qualche data.
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L'articolo Coma_Cose: “Ci siamo perdonati tutto quanto” di Claudia Mazziotta è apparso su Rockit.it il 2021-04-16 14:15:00
COMMENTI (2)
Bravi! Un disco davvero diverso e inaspettato!
ADORO .