Guè Pequeno - Come smazzarsi Tanta Roba

Guè Pequeno non è solo un terzo dei Club Dogo. È da sempre attivo con collaborazioni con altri artisti, mixtape e altro ancora. Tanto da essere riuscito a creare una vera e propria carriera solista che ha raggiunto il culmine con l'album ufficiale d'esordio, "Il Ragazzo d'Oro", uscito a giugno e rimasto per mesi nelle posizioni alte delle chart musicali. Non del tutto soddisfatto, ha creato una propria etichetta, Tanta Roba, e in attesa di pubblicare l'album di Fedez, Guè continua a spopolare sul web con una serie infinita di video che mantengono vivo il suo disco solista. Enrico Piazza ha chiacchierato con lui per capire quali sono i segreti del Ragazzo d'Oro del rap



A distanza di qualche mese dall'uscita, come sta andando l'album?
Il discorso è un po' difficile, nel senso che ho pubblicato "Il Ragazzo d'Oro" senza un vero progetto o un'aspettativa concreta. Avevo un brand solista al di là dei Dogo, che esisteva già con i mixtape e le varie collaborazioni, e questo disco doveva essere una sorta di street album, pubblicato senza passare dall'etichetta del gruppo. Per una serie di circostanze è invece diventato un album vero e proprio con una distribuzione major. Anche se è uscito con Universal rimane comunque un lavoro con alle spalle una mentalità totalmente indipendente, ho curato tutto io dall'inizio alla fine - fatta ovviamente eccezioni per le questioni grafiche e manageriali che non mi competono - e ho puntato molto sugli street video per la promozione dei pezzi.

Subito dopo la pubblicazione dell'album è partito il progetto Tanta Roba. Come mai la prima uscita dell'etichetta non è stata proprio "Il Ragazzo d'Oro"?
Il fatto è che le cose sono successe veramente molto in fretta, il disco mi è esploso fra le mani aprendomi una carriera solista vera e propria che onestamente non riuscivo ancora a vedere in maniera definita.

Vuoi dire che Tanta Roba è una conseguenza del tuo album solista?
In parte sì, nel senso che il disco è entrato di prepotenza nelle chart e ha venduto parecchio. Parliamo di numeri da major, da progetti con budget, e invece si tratta di un lavoro che non ha avuto alcun tipo di supporto. In un certo senso ho assistito a un vero e proprio prodigio, e questa cosa mi ha parecchio rafforzato, mi ha dato sicurezza. Su questa scia ho anche fondato l'etichetta, che era una cosa che volevo fare da un po' di tempo. Tanta Roba è appena nata e sarà presto attiva, abbiamo un artista molto forte (Fedez, NdR) e un secondo in arrivo.

Prima parlavi della promozione in qualche modo "alternativa" de "Il Ragazzo d'Oro", fuori dai canali istituzionali e trainata da una quantità massiccia di video su YouTube. Anche Tanta Roba seguirà la stessa strada?
Mah, non parlerei più di canali alternativi, dato che ormai è una strada che stanno prendendo anche tutti i "vecchi" delle etichette e gli addetti ai lavori più vetusti e abituati alle cose canoniche. Le etichette più grosse sanno che la direzione è quella e si stanno adoperando. Il fatto è che in Italia la radio non esiste, almeno per quanto riguarda il mio genere. Eppure se fai un'indagine fra le fasce più giovani scopri che quasi tutti ormai ascoltano il rap. L'etichetta sorge quindi in un momento storico importante, in cui cerchiamo di riprenderci ciò che è nostro, non so se mi spiego.

Ma infatti intendevo "alternativi" nel senso che per il prodotto mainstream la strada principale è comunque ancora quella del video su MTV e del passaggio radiofonico.
Esatto, il problema è che in Italia vengono fatte delle scelte redazionali impopolari e contrarie rispetto al trend del resto del mondo. Ti faccio un esempio: quando a livello mondiale esplodeva la urban, MTV Italia proponeva prettamente indie rock e gruppi di dubbia provenienza. Con questo non voglio mancare di rispetto ad altri generi musicali, sono aperto a tutto, ma il fatto è che stiamo parlando di cose fuori mercato e tempo massimo. La radio, con tutto il bene che le voglio e l'orgoglio e la soddisfazione che posso provare quando passa un mio pezzo, non è ascoltata dai giovani italiani. Non voglio apparire come un ribelle contro il mainstream, ma oggettivamente gran parte delle radio preferisce passare tre singoli di Ligabue piuttosto che uno solo di un gruppo giovane che fa un genere più fresh. È questo il dramma: nessuno, almeno fra i più giovani, ascolta più quella roba là, ma paradossalmente rimane la più forte perché continua ad avere il sostegno dei media. Al di là dei Club Dogo, che sono già più popolari se mi consenti il termine, mi sono trovato a fare un tour da solista insieme a un giovane come Fedez, e parecchie date sono andate sold out. Questo dimostra che l'attenzione del pubblico c'è, e come me ci sono tanti altri colleghi e amici che hanno un seguito forte. Molti addetti ai lavori si sono accorti della situazione e stanno leccando il culo, ma dalla nostra rimane il vantaggio di avere la forza di fare le cose in prima persona, anche seguendo l'esempio dell'estero, dove ormai l'hip hop è in mano a etichette indipendenti gestite spesso e volentieri da artisti in grado di comprendere le esigenze di altri artisti. Poi è ovvio che una parte corporativa ci deve essere sempre, il servizio fornito da un'etichetta più grande è necessario per agire con un raggio più ampio. Rimane il fatto che il lato artistico parte da noi in maniera indipendente, con l'obiettivo di produrre materiale in grado di arrivare dove arrivano i "dischi veri".

Tu tra l'altro hai sempre avuto una certa propensione a lavorare per i fatti tuoi, dai mixtape alla linea di abbigliamento fino all'etichetta. Su che piano metti i progetti solisti rispetto a quello principale con i Dogo?
Ma sai, gira sempre tutto intorno al discorso che facevamo prima: siamo lontani dall'era in cui la discografia si poteva permettere di muoversi lentamente. Negli anni Novanta, gli artisti facevano un disco ogni tre anni. Oggi, con Internet, è tutto in continuo movimento, e c'è gente che per rimanere al passo pubblica anche uno o due pezzi al giorno.

Il solito concetto secondo cui devi lavorare il triplo per ottenere lo stesso risultato?
Secondo me devi lavorare, poi non so se proprio il triplo. Poi in realtà le cose procedono di pari passo, anche perché Club Dogo non è semplicemente un gruppo, ma è l'insieme di tre personalità forti che lavorano come collettivo e come singoli. Don Joe non è un frontman, ma è comunque un produttore molto richiesto, che lavora tanto e fa anche altre cose al di fuori dei Dogo. E Guè Pequeno fa i mixtape, i featuring e ora anche l'album e l'etichetta.

Da buon "Ragazzo d'Oro", appunto.
Mah, quello del "ragazzo d'oro" è onestamente un concetto abbastanza frivolo a cui non starei a dare tutto questo peso. Si tratta di una metafora calcistica, non è che stiamo parlando di Schopenhauer. Ho applicato senza umiltà il concetto al rap e ho voluto giocare sul fatto di essere il "golden boy" delle rime. Allo stesso tempo c'è anche un'altra valenza ironica, quella del bravo ragazzo.

Sempre citando l'album, nell'intro - "Dichiarazione" - chiudi con una frase abbastanza forte: "Odio un po' tutti compreso me stesso".
Il pezzo è ovviamente provocatorio, sono partito ispirandomi vagamente a "La 25ª Ora" di Spike Lee, e in particolare alla scena in cui c'è Edward Norton che dichiara di odiare un po' tutti. Ho anche preso spunto da "Hanno Tutti Ragione", il libro di Paolo Sorrentino, che inizia proprio in questo modo, con il protagonista che esprime il suo odio verso tutta una serie di categorie. Ovviamente ho personalizzato la formula, inserendo nel pezzo i destinatari del mio odio. Poi per non risultare troppo misantropo o provocatorio ho voluto chiudere con quella frase, per cercare di annullare tutto l'odio di prima, comprendendo anche me nelle categorie.

Suona provocatorio anche perché può essere inteso come una risposta ironica a tutti gli episodi di "haterismo" intorno ai Dogo.
Può essere che venga inteso anche in questa maniera, certo. Ma di fatto non è l'interpretazione più corretta, te lo assicuro. Non ci sono solamente riferimenti riguardanti l'industria discografica, l'hip hop, chi mi ama o chi mi odia. Ci sono anche quelli, ma il discorso è più universale, più da uomo che da cantante rap.

Progetti futuri?
Sostanzialmente ci sono tre progetti futuri; prima di tutto il mio tour solista, che proseguirà fino alla fine dell'anno solare e che avrà il suo picco il 4 dicembre ai Magazzini Generali di Milano. Poi c'è il disco di Fedez per Tanta Roba, che per scelta dell'artista uscirà in free download prima della fine dell'anno - probabilmente a fine novembre - e a cui seguirà nel 2012 un disco nei negozi. Anche il disco in uscita adesso, comunque, sarà disponibile in copia fisica in edizione limitata per i fan. Sempre per Tanta Roba abbiamo un altro artista fortissimo di cui però non possiamo ancora rivelare il nome, dato che siamo immersi in un incubo burocratico. L'obiettivo è comunque quello di lavorare in maniera molto "international", con un contenuto free ad anticipare il disco vero e proprio, che così può arrivare nei negozi con già una base. Lo dice il nome dell'etichetta: qualità e quantità. Ci crediamo molto, e gli artisti - anche se sono legati al brand - sono completamente liberi. Noi offriamo la consulenza, ma loro sanno già quello che vogliono e spesso non hanno nemmeno bisogno dei nostri consigli. Con i Dogo pubblicheremo invece un disco intorno alla primavera 2012. C'è molta aspettativa, e vedremo sicuramente di non deluderla.

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L'articolo Guè Pequeno - Come smazzarsi Tanta Roba di Enrico Piazza è apparso su Rockit.it il 2011-10-31 00:00:00

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