Dopo una pausa durata due anni, Giorgieness presenterà il suo terzo album nel febbraio 2021. Intanto, la cantautrice ha fatto uscire tre singoli: Maledetta e Hollywoo, usciti la scorsa estate, e Successo, lo scorso 13 novembre. L'urgenza di raccontarsi è ancora fortissima, ma stavolta Giorgieness lo fa ampliando il proprio repertorio di influenze, aprendosi al pop e sfruttando al massimo le sue capacità vocali, limate anche durante il tour acustico in solitaria del 2019.
Nella sua scrittura troviamo una miriade di citazioni e di immagini tratte da letteratura, musica, cinema e serie tv. Come suggerisce Hollywoo, riferimento diretto allo show di Netflix Bojack Horseman, che strizza d'occhio anche a un cult anni '90, Buffy L'ammazzavampiri. Giorgieness nutre un particolare amore per l'incredibile show creato da Joss Wheadon e torna a guardarlo con regolare costanza, anche grazie al suo recente sbarco su Amazon Prime Video. Ho colto l'occasione per farle qualche domanda in proposito.
Di questi tempi siamo tutti in cerca di qualcosa che ci tenga a galla. Tu perchè hai scelto proprio Buffy?
Io sono il tipo di persona che quando si sente un po' smarrita deve tornare dai suoi amici, mettiamola così. E non potendolo fare fisicamente, dopo una lunga maratona di Sex & the City, ho ricominciato quella di Buffy. Per altro sono interiormente certa di essere stata io a convincere Amazon a renderla disponibile, perché a ogni occasione li taggavo per farla mettere... Detto questo, Buffy è una fiaba che diventa un romanzo che, poi, diventa un insegnamento di vita, in qualche modo. Soprattutto per una donna. È un po' come Harry Potter, ma ancora di più, perché davvero lei diventa adulta mentra va avanti la serie. In più, è una persona che non si è fatta fermare neanche dalla morte, ha dovuto accettare di essere andata in Paradiso per poi essere riportata all'Inferno dai suoi stessi amici. Quindi, ci sono degli insegnamenti incredibili e con il rewatch ho notato cose che non avevo mai visto prima.
Per esempio?
Intanto quanto Buffy sia ancora attuale, poi il fatto che ogni demone di cui si parla, soprattutto nelle prime stagioni più impostate sul teen drama, sia in realtà qualcosa di reale. Penso alle iene che sono bulli o ai sogni che nascondono le nostre paure più grandi o a Cordelia che perde la vista.
Quanto pesa in questo amore per Buffy il fattore nostalgia?
Di sicuro l'avvicinarsi ai trent'anni mi ha fatto capire che i sedici sono definitivamente finiti. Parlo spesso coi miei amici, anche più grandi, di quanto fosse bello un certo tipo di sentimento, che oggi a rifare le stesse cose non ritrovi mai. Guardare Buffy innesca qualcosa che mi serve anche per scrivere, mi fa provare delle sensazioni che provavo quando ero la ragazzina di quattordici anni sul letto col computer che faceva le grafiche per il forum di Buffy che gestiva. Sono cose strane, sono molto affezionata alla nostalgia e alla malinconia in generale, la provo con molta forza e sto tentando di esorcizzarla. Personalmente mi trovo molto bene nel continuare a sbattere il muso sulle cose finché non le ho metabolizzate, quindi me le vado un po' a cercare queste sensazioni, che nel disco nuovo sono super presenti.
Hai trasformato la nostalgia in produttività?
Non a caso il personaggio in cui mi ritrovo di più, oltre a Buffy, è Spike, perché lui sceglie di diventare buono, a differenza di quel noioso di Angel, che è anche un po' paraculo e non fa niente per cambiare la sua situazione, se ne va e basta. Invece Spike se ne va, si riprende l'anima e torna, dovendo fare i conti con tutte le cose che ha fatto nella sua vita. Questa cosa mi ricorda anche l'ultima stagione di Bojack Horseman.
Ecco, oltre a Buffy ci sono stati altri show/film/libri che ti hanno dato la stessa sensazione di comfort?
Sì, mi sono riletta Scar Tissue di Anthony Kiedis, che è un'altra delle cose che faccio quando devo ritrovare me stessa. Perché mi piacciono questi personaggi: un po' gli antieroi che poi devono diventare eroi per forza, tipo Kiedis che doveva portare per i capelli Frusciante in riabilitazione, quando già lui aveva bisogno di andarci. Anche Bojack mi ha ispirato molto, pensavo me lo bocciassero invece si sono tutti presi bene ed è uscito Hollywoo, che nel video ha anche quella ripresa famosa...
Quella dalle piscina dall'alto...
Esatto, e tra parentesi Hollywoo è un video che ci piacerebbe continuare con un'altra canzone. Perché non è un vero e proprio singolo, è più un'altra canzone del disco che è uscita per continuare la narrazione. Anche perché mi serviva proprio per Successo, che è uscito il 13 novembre, dato che parla più o meno della stessa cosa, in maniera molto diversa, ovviamente.
Il disco, invece, di cosa parlerà?
Non sono capace di scrivere album che, almeno nella mia testa, non siano concept. Fondamentalmente sarà un po' un album di foto di famiglia. Sarà l'album della mia crescita, in qualche modo. Il primo disco è stato la fine dell'adolescenza, il secondo è stato un affacciarsi all'età adulta, mentre questo disco sarà molto più consapevole. Sarà anche molto più lavorato perché ci sono passate più mani. È sempre stato uno dei miei sogni, quello di lavorare a un disco che passasse da più teste e partisse comunque dalla mia. La cosa più bella del mio team è proprio il profondo rispetto che hanno per le mie idee e questa cosa è veramente fondamentale.
Un approccio molto collaborativo!
Sì, è proprio un bel modo di lavorare. Io in studio ho sempre sentito la necessità di impormi, però avevo difficoltà a spiegarmi, perché sono una persona caotica di mio. Ho bisogno che qualcuno traduca i miei pensieri in musica, quando non riesco a farlo con le mani. Ho sempre ammesso di non essere una grande strumentista, e forse faccio anche pace col fatto che non mi interessa esserlo. La cosa che mi premeva era mettere a fuoco la voce. Infatti mi viene sempre più facile andare in studio e cantare. Sarà che ho lavorato tanto da casa, e registrando da sola ho imparato a gestire questo microfono che è molto diverso da quello del live, dove devi mettere solo l'anima. Qui posso ragionare di più anche l'interpretazione e non andare sempre a mille. Il mio superpotere è l'estensione, la potenza, quindi se lo uso sempre non è più un superpotere, come se Buffy usasse sempre l'ascia!
Una questione di dosaggio?
Sì. Rimanendo su Buffy, se tu non riesci a dosare il tuo potere (se per esempio scrivi sempre in maniera violenta senza fermarti a pensare), poi fai la fine di Willow nella sesta stagione.
Overdose.
Esatto.
In un momento in cui non ci si può incontrare, come hai collaborato col tuo team?
Abbiamo avuto una fortuna immensa per il primo singolo. All'inizio non sapevamo nulla, il virus c'era, ma non si capiva bene. L'ultima sessione precedente al lockdown l'abbiamo finita proprio il giorno prima dell'annuncio. Le voci, poi, ho dovuto registrarle come molti nell'armadio e mandarle in seguito.
Come hai gestito la necessità di registrare in un ambiente casalingo così diverso dal solito?
Ti dirò, intanto conosco a memoria ogni maglione del mio fidanzato, perché era la sua parte di armadio! Comunque, quella fase per me è stata addirittura meglio. Avendo lavorato così tanto in casa e avendo imparato a registrarmi da sola (anche se poi il vero editing è stato fatto da Marco Olivi e Tommaso Colliva), ho acquisito tanta confidenza. Tanto che ora, quando vado in studio so perfettamente cosa voglio sentire in cuffia e conosco delle cose tecniche che prima non sapevo. Ho avuto la tranquillità di cantare un pezzo difficile come Maledetta, perché vocalmente mi sono messa molto in gioco. Cantare piano dopo una vita che canti forte non è così immediato, sopratutto in studio.
Durante l'anno hai suonato dal vivo in una veste inedita: solo voce e chitarra. Senti la mancanza del classico concerto con la band?
Il mio unico rammarico è che sono abituata a esibirmi con una band, quindi non avrei mai pensato che un tour da sola sarebbe durato così tanto. Almeno ho messo un po' di soldi da parte, però quest'anno pensavo di fare un grande ritorno con band e questa situazione mi ha molto demoralizzata. Non sono Jimi Hendrix, con la chitarra posso fare il mio. Faccio finta molto bene di saperla suonare, però...
Fake it 'till you make it!
Esatto, è proprio uno dei miei mantra. Infatti verso la fine del tour ho iniziato ad avere degli ospiti sul palco che suonassero al posto mio. Questo mi ha fatto capire davvero quanto mi piaccia essere libera di cantare sul palco. Mi manca molto quella dimensione del live, il sostegno e il calore delle persone tramite internet non ti arriva, neanche con un milione di stream.
Il live in streaming online, o altre forme di performance, potrebbero riempire questo vuoto?
Durante il primo lockdown ho aderito alla campagna di KeepOn per sostenere i locali e ho fatto tante dirette, questa volta mi sono un attimo guardata dentro e mi son resa conto che non volevo più suonare io col chitarrino. Stiamo lavorando tanto agli arrangiamenti, quindi mi sembra anche di mortificare le canzoni. Adesso mi sono messa in gioco con una cosa che è molto più grande di me, perché io non sono la persona più puntuale del mondo.
Di cosa si tratta?
Ho iniziato un vlog che è partito l'11 novembre e mi ha molto responsabilizzata. Non sono una persona che ha bisogno di farsi fare le cose, però avere un riscontro dalle persone che ho attorno mi serve per caricarmi e continuare a lavorare. Pian piano vorrei ampliare il format e mi piacerebbe poi estrarre l'audio per metterlo magari su SoundCloud. Comunque mi permette di suonare le canzoni in un'altra veste, le faccio live ma può darsi che poi utilizzi anche delle basi per pezzi più complessi.
Successo è un pezzo bello carico e anche piuttosto critico verso delle dinamiche molto note del settore discografico, non è vero?
Certo, sembra una critica molto aspra, ma ho voluto mediare con il video, dove si capisce che in realtà c'è anche molta ironia. È prendere le cose ed esorcizzarle, perché anch'io vado ai concerti col pass, cioè non è una cosa che fanno solo gli altri. C'è sempre tanta autocritica in quello che faccio, partendo da Maledetta. Forse la canzone meno autocritica di quelle nuove è proprio Hollywoo. Successo mi è servita in un momento di frustrazione totale. E comunque qualsiasi musicista a un certo punto dell'anno o del mese o della settimana ti dirà che vuole mollare tutto. È proprio una cosa ciclica che proviamo tutti, anche perché siamo tutti persone ambiziose, nessuno fa musica per rimanere in camera sua. Io forse ho un ambizione ancora più alta, cioé fare qualcosa che possa rimanere nel tempo, anche solo per venti persone, ma che duri. Cerco sempre di scrivere usando delle parole non troppo circoscritte al 2020, o al 2010, non saprei scrivere in altro modo.
In maniera un bel po' controcorrente rispetto al trend di tanto indie italiano, che specialmente qualche anno fa era un tripudio di riferimenti contingenti, quelli che rischiano di diventare già vecchi il giorno dopo...
Sì, la corsa alla novità mi ha scancato, ho mollato il colpo e ho continuato a fare la mia piccola corsa a ostacoli. Non so dove mi porterà, ma mi va bene così.
Rispetto al contesto che hai fotografato con Successo, dove ti collochi? Ti senti un'outsider o sei ancora una parte dell'ingranaggio?
Mi sento nel bel mezzo della tempesta, nel senso che per fortuna ho attorno a me altri musicisti, altre realtà, altre band (anche quelle che hanno successo) che la vivono così, con entuasiasmo, ma con la sensazione di doversi costantemente difendere, perché le dinamiche sono un po' sempre le stesse a qualunque livello, quindi ci sta di sertirsi anche schiacciati dalle dinamiche della discografia. Banalmente, se sei una donna e vai a parlare con gli addetti ai lavori ti dicono "eh sai abbiamo già una donna nell'etichetta", ma hanno anche 57 uomini!
Siamo sempre lì?
Chiaro, è per questo che quando in Successo dico ti guardo le spalle tu scappa, non mi riferisco a me e un altro, a un fidanzato, mi riferisco a tutti noi.
Si torna a un approccio di grande collaborazione, nell'ambiente musicale in genere?
Certo, io credo davvero tanto nella collaborazione e tengo tantissimo alla mia squadra. Trovo sempre bello far notare che tutti i piccoli passi in avanti che fai li fai perché hai qualcuno che crede in te e che ti aiuta a farli.
In un modo o nell'altro, alla fine siamo tornate a Buffy!
Esattamente. Tu alla fine, nel tuo progetto musicale, sei la cacciatrice, ma devi avere il tuo Xander, la tua Willow, persino la tua Anya: servono tutte queste persone, perché prima o poi qualcuno dovrà salvare il mondo con i pastelli a cera, e in quel momento magari non sarai tu ad avere la forza e la lucidità per farlo.
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L'articolo Come sopravvivere al lockdown: Giorgieness racconta "Buffy l'ammazzavampiri" di Eva Cabras è apparso su Rockit.it il 2020-11-16 18:00:00
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